Assisi. «Noi in marcia perché la pace non si arrende»
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I bambini delle scuole, i sindaci con le fasce tricolore, le associazioni con i cartelli, i cittadini coi figli sulle spalle. Questa Marcia per la pace, in edizione straordinaria (e ridotta) da Santa Maria degli Angeli stavolta ad Assisi, raccoglie ancora una volta le tante espressioni di istituzioni locali e di popolo che non riescono a restare indifferenti di fronte ai massacri in Ucraina e Medio Oriente. Se la politica e la diplomazia balbettano, lasciando parlare solo le armi, la società civile, organizzata e non, torna alla città di San Francesco per dire la sua e pretendere ascolto. E le variegate anime del mondo pacifista rinserrano le fila, pronte nei prossimi mesi a condividere agende e iniziative. Verso la nuova Perugia Assisi, il tradizionale appuntamento biennale, che da domani sarà l’obiettivo da realizzare il 12 ottobre 2025.
Chiuso in mattinata l’ampio confronto alla Domus Pacis con europarlamentari, politici nazionali e rappresentanti di associazioni e ong, l’appuntamento è davanti a Santa Maria degli Angeli, in piazza della Porziuncola, per affrontare insieme i cinque chilometri in salita che portano ad Assisi. Ad aprire un corteo di alcune migliaia di persone (tremila per gli organizzatori) , subito dietro allo striscione “Prima la pace”, una risposta agli egoismi sovranisti, ci sono 500 tra bambini e insegnanti in rappresentanza della Rete delle scuole per la pace. Dal Piemonte, dalla Puglia, dall’Emilia Romagna, dalla Toscana e dell’Umbria.
Come quelli della Direzione didattica Aldo Moro II circolo di Gubbio: ci sono i bambini della scuola dell’infanzia e della primaria, dai 3 agli 11 anni, i genitori, i docenti, il personale Ata e la dirigente Maria Gioia Pierotti: «Abbiamo aderito l’anno scorso alla Rete e ai suoi progetti educativi – spiega mentre cammina - perché nelle scuole ci sono i cittadini di domani. E, di questi tempi, ritengo fondamentale educarli alla pace, che poi significa educarli al bene, all’onestà, al dialogo. Ed è a Gubbio che San Francesco è riuscito a fare pace anche col lupo». Il coinvolgimento delle scuole, nell’intento dei promotori della Marcia, punta a risvegliare nei giovani l’immaginazione, i sogni, le utopie, contro la rassegnazione e il senso di impotenza che attanaglia buona parte dell’opinione pubblica. L’obiettivo ambizioso è quello di creare nuove costruttrici e nuovi costruttori di pace.
E la marcia stavolta non si conclude su alla Rocca di Assisi, ma nella Piazza del Comune. Un modo per passare idealmente il testimone alle comunità locali. Sono decine e decine i sindaci con le fasce tricolori. Saranno i territori infatti ad animare le prossime mobilitazioni. Sull’agenda degli organizzatori ben prima del 12 ottobre 2025 ci sono segnate altre date. Quella del 1° marzo 2025, Giornata della cura delle persone e dell’ambiente, che vedrà iniziative diffuse in tutta Italia, con le scuole che andranno a trovare i volontari che ogni giorno lavorano per le persone fragili e gli angoli di natura a rischio. E di nuovo, per gli 80 anni della Liberazione dal nazifascismo, la settimana dal 25 aprile al 9 maggio sarà costellata di iniziative nelle città e nelle scuole. Un lungo cammino verso per a Marcia della pace del 12 ottobre, che sarà introdotta il 9 ottobre dall’assemblea dell’“Onu dei popoli”. I promotori lavorano per un’edizione dai grandi numeri. I tempi lo impongono.
La Marcia della pace è anche l’occasione, per le grandi realtà dell’associazionismo impegnate per la pace, il disarmo, i diritti, di fare quadrato. Tra gli altri ci sono il presidente delle Acli, Emiliano Manfredonia, quello dell’Arci Walter Massa, Alfio Nicotra dell’Associazione Ong Italiane, Sergio Bassoli di Rete italiana pace e disarmo, Luciano Scalettari presidente di ResQ, il comboniano fratel Antonio Soffientini del comitato promotore Arena di pace e Fondazione Nigrizia, il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo. «È emersa da tutti – ragiona Sergio Bassoli della Ripd - la forte volontà di fare assieme un nuovo passo avanti nell’impegno contro la guerra, su piattaforme e iniziative comuni. Il momento è particolarmente grave».
«Il coraggio della pace è anche il titolo del nostro prossimo convegno di novembre – dice Mafredonia delle Acli – perché ci vuole coraggio oggi a parlare di questi temi, a lottare contro l’indifferenza. Siamo ormai assuefatti alla logica bellica e ci sentiamo impotenti, demandando le decisioni a qualcun altro. Così Putin e Netanyahu hanno già vinto. All’Europa e alla diplomazia chiediamo un sussulto di dignità».
Padre Marco Moroni, custode del Sacro Convento, saluta tutti con le parole di San Francesco d’Assisi: «Il Signore vi dia la pace». E ricorda per chi segue il Vangelo che «la giustizia deve essere purificata nelle acque del perdono», che «la pace non può coniugarsi con la vittoria», e che «non si costruisce la pace se si dice “America first” o “Prima gli italiani”. Il cristiano deve dire “prima l’altro”. Perché la pace si fa insieme. E con questi presupposti non si potrà dare spazio all’aumento delle spese per le armi e alla risposta militare, ma solo alla diplomazia e al dialogo».