Attualità

LA STORIA. In Madagascar la speranza dei bimbi ha le braccia forti e il cuore di Rosario

Laura Malandrino venerdì 6 dicembre 2013
Presenza costante, discreta e autorevole per tutti i giovani abitanti di Ambalakilonga, che in lingua malgascia significa «il villaggio dei ragazzi»: 30 minori orfani ed ex ragazzi di strada che vivono nella casa, 100 adolescenti che frequentano i corsi della scuola di formazione professionale, 30 bambini dei corsi di educazione di base e 30 ragazze dei corsi di artigianato, tutto nell’ambito del progetto di Educatori senza frontiere (Esf) in Madagascar.Lui è Rosario Volpi, 34 anni, originario di Calatafimi, in provincia di Trapani, da sei impegnato con l’associazione di volontariato internazionale della fondazione Exodus e volontario dell’anno 2013, che domani sarà insignito del Premio del volontariato internazionale Focsiv con l’adesione del Presidente della Repubblica e sua medaglia di rappresentanza. Uno che vive il Madagascar con la grinta e la competenza di chi ci abita da sempre ma con la grande umiltà dell’ultimo arrivato.Per Rosario essere volontario internazionale significa innanzitutto essere disponibile ad accogliere gli altri. «Disponibilità è una parola che ho imparato innanzitutto nella mia famiglia e in parrocchia quando ero ragazzino. Mi piace – dice – perché fa capire come il volontariato non sia un mestiere ma la decisione di condividere il proprio tempo, i propri talenti e competenze professionali con qualcuno che ne ha bisogno per sostenerlo in un momento di difficoltà, senza aspettarsi niente in cambio».Il Madagascar, dove Rosario svolge oggi il suo servizio, ha iniziato a risentire pesantemente della crisi a partire dal 2009, anno in cui si è aperta anche la lunga crisi politica che ha determinato la chiusura di molte aziende, il crollo del turismo e la partenza dal Paese di diverse organizzazioni umanitarie internazionali. Un quadro difficile complicato ulteriormente da una lunga serie di calamità naturali che in questi anni si sono abbattute sull’isola rossa. In questo Paese così martoriato, Ambalakilonga – con la sua casa, la scuola, il centro sportivo, il dispensario utile anche agli abitanti dei villaggi vicini – rappresenta una alternativa per tanti adolescenti da cui ricominciare a vivere. «Non mi aspetto di salvare nessuno – dice Rosario – ma credo nella grande forza dell’amore, che permette di non sentirsi mai soli e dà il coraggio per lottare ogni giorno della vita».