Attualità

INTERVISTA. «In dieci anni la metà delle parrocchie italiane potrebbe avere impianti nuovi e al passo coi tempi»

Mimmo Muolo domenica 6 marzo 2011
La parola oratorio è entrata molto presto nella vita di Andrea Cardinaletti. Dieci anni o poco più, era il 1967. Un pallone e un campo di calcio, come per tantissimi bambini. Solo che quel campo di calcio nella parrocchia San Sebastiano di Jesi doveva essere un po’ "speciale", se negli anni successivi da lì (e più precisamente dalla società Aurora Calcio Jesi, che lo usava) sarebbero usciti campioni come Roberto Mancini e Luca Marchegiani. In fondo anche adesso che Cardinaletti ha 53 anni e dal 2007 presiede l’Istituto per il Credito Sportivo la parola oratorio continua a restare ben salda nella sua esperienza di manager. Perché, una volta messi da parte gli scarpini che a suo tempo (anni 1978-79) lo hanno portato a giocare anche nel Milan, accanto a gente come Franco Baresi e Fulvio Collovati, e una volta avviata la carriera professionale che lo ha condotto al vertice dell’unica banca pubblica italiana, l’ex ragazzo di oratorio si è voltato indietro, non certo per nostalgia, ma per cercare di costruire un futuro diverso per i tanti oratori italiani.Presidente, quanto ha contato la sua esperienza personale nell’iniziativa lanciata dall’Istituto per il Credito Sportivo?Sicuramente tantissimo. Ma non è solo questo. Il nostro Paese ha bisogno di investire sui giovani. E quindi penso che rivisitare e ammodernare il sistema oratoriale sia una grande opportunità per il nostro futuro. Sono infatti sotto gli occhi di tutti i valori sociali, oltre che spirituali, generati nel tempo da queste strutture. Senza dimenticare che la maggior parte dei nostri campioni (nel calcio come in altre discipline) hanno iniziato proprio nell’oratorio.Basterà costruire nuovi impianti o ristrutturare quelli esistenti?L’idea è quella di promuovere nuovi luoghi educativi, del resto in linea con il progetto che la Cei si è data in questo decennio dedicato proprio all’educazione. Il Credito Sportivo, perciò, oltre a mettere a disposizione le sue potenzialità, offrirà il proprio contributo affinché accanto al progetto tecnico, vi sia un vero e proprio progetto educativo. Anzi, questo progetto educativo sarà conditio sine qua non per accedere al finanziamento. In sostanza vogliamo riprendere una grande tradizione e cercare di attualizzarla, anche in base alle esigenze di oggi. Faccio un esempio: se negli anni ’70 ci si poteva "accontentare" di un campo di calcio, oggi sarebbe meglio pensare a impianti sportivi polivalenti.In concreto come si dovrà operare?L’accordo è già operativo. E le diocesi potranno firmare con il nostro Istituto accordi di convenzione, assicurando così il coordinamento degli interventi sul territorio. Chi è interessato alla proposta si può rivolgere al Credito Sportivo e attraverso il nostro sito internet (www.creditosportivo.it) individuare il referente per la sua zona. Il nostro incaricato lo aiuterà non solo a fare la pratica per il finanziamento, ma lo accompagnerà in tutta la procedura con una sorta di tutoraggio. Troppe iniziative si perdono per l’incapacità di superare gli scogli burocratici. La nostra infatti è una campagna per lo sviluppo e va attuata con una forte partnership.Quali vantaggi comporterà questo accordo per parrocchie e diocesi?Il vantaggio sarà un tasso molto agevolato e adattato alle diverse situazioni, anche in base al fine particolarmente nobile di chi richiede il finanziamento. Noi siamo in grado di proporre per queste operazioni dei tassi agevolati grazie ad un contributo in conto interessi che rappresenta il premio da riconoscere alla redditività sociale dell’investimento. Ma la cosa straordinaria è che per il nostro ruolo pubblico e per la nostra posizione di equità sociale a Don Roberto che vuole costruire un oratorio vogliamo e possiamo riservare lo stesso trattamento che dedichiamo alla Juventus per la costruzione del nuovo stadio che ci onoriamo di aver finanziato. Quali obiettivi vi ponete?In Italia c’è un potenziale enorme in questo settore. Le diocesi sono 225, le parrocchie più di 25mila. Calcolando che si potrebbero finanziare sette o ottocento interventi all’anno l’obiettivo del decennio potrebbe essere che più della metà delle parrocchie italiane rivisitino in termini di ammodernamento e di attualizzazione il proprio impianto sportivo. Per noi l’ideale sarebbe quello di poter sostenere progetti polifunzionali per poter praticare non solo diversi sport, ma anche attività culturali diverse dallo sport.Quando partirà il progetto?Nel mese di marzo ci sarà una grande iniziativa su scala nazionale, in maniera che già nell’anno in corso si possano realizzare i primi interventi. Naturalmente verranno coinvolti gli enti di promozione e il Centro Sportivo Italiano (Csi), considerando che le strutture andranno gestite.