Attualità

L'omicidio. Ancona, il "biglietto-confessione" dell'omicida

lunedì 9 novembre 2015
"Confesso l'omicidio di Fabio Giacconi e Roberta Pierini". In un foglio, sequestrato dai carabinieri nella camera del diciottenne Antonio Tagliata, il ragazzo aveva annunciato che avrebbe ucciso i genitori della fidanzata sedicenne che ostacolavano la loro relazione. Prende sempre più la forma di un delitto premeditato quello consumato il 7 novembre in via Crivelli ad Ancona. In precedenza erano state trovate alcune lettere scritte al padre, alla madre e ai fratelli, in cui il giovane si scusava per ciò che avrebbe fatto: frasi interpretate dai familiari come propositi suicidi, tanto da spingerli a rivolgersi ai carabinieri.  Il ragazzo, difeso dall'avvocato Luca Bartolini, ha spiegato agli inquirenti che in realtà non voleva uccidere i Giacconi, che pensava invece sarebbe morto lui e avrebbe lasciato una confessione scritta per proteggere il padre, che ha un passato di pesanti guai con la giustizia, da ipotetiche indagini. Nell'interrogatorio reso fra sabato e domenica Tagliata ha ribadito che voleva un chiarimento con i genitori della fidanzata. Una versione dei fatti che, però, ora si fa sempre più debole, soprattutto se legata al pesante munizionamento - due caricatori, un terzo inserito, altri proiettili in un contenitore per un totale di 86 pallottole - per la pistola dalla matricola abrasa che aveva con sé. Dopo il fermo il ragazzo aveva subito ammesso di aver sparato, ma non avrebbe chiarito dove si è procurato l'arma.  Resta comunque oscuro il profilo psicologico dei due protagonisti della vicenda e di un rapporto simbiotico. I ragazzi sono stati fermati per le medesime accuse: omicidio volontario, tentato omicidio e porto abusivo d'arma da fuoco. Domani ci saranno le udienze di convalida e il medico legale Marco Valsecchi eseguirà l'autopsia su Roberta Pierini, freddata in casa da due colpi (a un braccio e alla nuca). Il padre della sedicenne, Fabio Giacconi, 49 anni, maresciallo dell'Aereonautica, è stato raggiunto da cinque colpi, uno alla nuca, ed è in coma. Le sue condizioni neurologiche - riferisce il bollettino degli Ospedali Riuniti - sono "stabili nella loro gravità", è "in coma, sedato farmacologicamente" e "sono comparse problematiche di carattere generale che compromettono ulteriormente la prognosi a breve termine. La prognosi resta riservata".Dopo aver sparato, Antonio avrebbe intimato alla fidanzata: "vieni con me, tanto a te non succede nulla" e lei sostiene di averlo seguito per paura. Le rispettive famiglie si stringono attorno ai due ragazzi, dipingendone ritratti contrastanti: Antonio è un ragazzo "buono", è stato "plagiato" dalla fidanzata, sostiene il padre, sfiorato anche da un'inchiesta per omicidio ad Ancona: "La porta di casa l'ha aperta lei, c'è stata una colluttazione e lei ha detto sparagli...", la sua ricostruzione. La ragazza - ora nel centro di prima accoglienza per minori del capoluogo, senza giornali, tv e Internet - dice di essere rimasta "impietrita" quando ha visto Antonio estrarre l'arma: la difesa la descrive come una persona fragile, immatura, sotto choc. "Cosa devo fare? Dove devo andare? Chi penserà a me? e la scuola...", ha chiesto all'avvocato Paolo Sfrappini che l'ha incontrata oggi, trovandola "provata". Gli zii si sono resi disponibili come tutori (alla nomina provvederà il giudice tutelare): "credono e sperano che abbia raccontato la verità e, nonostante la gravità dei fatti, pensano che debba essere protetta" dice l'avv. Marco Pacchiarotti.La sedicenne ha chiesto notizie del padre, sa solo che è in terapia intensiva. Da quattro mesi aveva una relazione con Antonio: le cose sembravano andare per il meglio. Per venti giorni, i due erano andati a vivere a casa di lui, e il padre di Antonio ha mostrato una 'scrittura' in cui le due famiglie consentivano la coabitazione. Poi le cose si erano fatte sempre più difficili per i fidanzati, i genitori della giovane si opponevano alla storia.