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Albania. Sbarco e controlli per gli 8 migranti della Libra: cosa succederà stavolta?

Antonio Maria Mira mercoledì 6 novembre 2024

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Nave Libra sbarcherà venerdì mattina, tra le 7 e le 8, nel porto di Shengjin in Albania gli otto migranti bengalesi e egiziani “selezionati” in mare a sud di Lampedusa. In realtà, secondo alcuni testimoni, il pattugliatore della Marina militare sarebbe già in zona dalla mattina di giovedì. Ma non si è visto. Anche se altri testimoni assicurano che si trovi a 12 miglia dalla costa. Comunque dopo lo sbarco sarà effettuato un nuovo screening, oltre a quello effettuato a bordo. Tre settimane fa, in occasione dell’arrivo dei primi 16 migranti, proprio con questi nuovi accertamenti si scoprì che due erano minorenni e due malati: vennero immediatamente portati in Italia. Dopo lo screening gli otto dovranno affrontare la Commissione territoriale per la richiesta d’asilo. Poi interverrà il Tribunale di Roma che per i 12 precedenti decise per la “liberazione” e il ritorno in Italia. In assenza di comunicazioni ufficiali, il deputato Riccardo Magi di +Europa ha avanzato ai ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture e dei Trasporti e al Comando Generale della Guardia Costiera, un’istanza formale di accesso agli atti amministrativi relativamente alle due operazioni.

Intanto malgrado le condizioni meteomarine stiano peggiorando continuano gli sbarchi a Lampedusa e i salvataggi delle Ong. Due sbarchi sull’isola per un totale di 75 persone. Durante la notte, la motovedetta Cp307 della Guardia costiera ha soccorso un barchino con 50 migranti, tra gambiani, ivoriani, malesi, nigeriani, partiti da Sfax in Tunisia. Tra loro dieci donne e quattro bambini. A Cala Pisana sono stati invece intercettati dai militari della Guardia di finanza 25 siriani e sudanesi giunti con un gommone partito da Ras Agedir in Libia. I migranti hanno detto di voler raggiungere la Germania, l’Olanda e la Norvegia. Concluso anche lo sbarco a Pozzallo dalla nave Ong Sea Eye 5 con a bordo 78 migranti, tra cui 14 minori. L’imbarcazione aveva effettuato tre salvataggi per un totale di 110 persone e aveva chiesto, per il sovraccarico che rendeva pericolosa la navigazione, di potere sbarcare a Lampedusa ma non è stato consentito. Ed è stata indicata prima Ortona e poi Pozzallo. Nell’isola sono sbarcate, dopo trasbordo, 32 persone e un uomo che aveva una sovrainfezione batterica agli arti inferiori e aveva bisogno di assistenza medica. Le altre 78 persone hanno proseguito fino a Pozzallo. Vengono in particolare dalla Tunisia ma anche da Siria, Pakistan, Egitto e Afghanistan.

Ben più lungo il viaggio che dovrà fare la Ocean Viking della Ong Sos Mediterranee con a bordo 185 persone, soccorse in più interventi, alla quale è stato assegnato Genova come porto di sbarco. Intanto si sta chiarendo come sia stato possibile lo sbarco di più di 2mila persone, a fronte dei soli 8 poi portati in Albania. E ricompaiono, come altre volte, le “navi madri”. Tre presunti scafisti sono stati sottoposti a fermo dalla procura di Agrigento, per aver procurato l’ingresso illegale in Italia di 24 tunisini, fra cui 3 minori e una donna. I tre, anche loro tunisini, hanno trasportato sul peschereccio “Sidi Bohlal Ma605” i migranti e il 2 novembre giunti in prossimità delle acque italiane, non lontano da Lampedusa, hanno trasbordato il gruppo su un barchino di ferro al traino, che fino a quel momento era rimasto vuoto. Subito dopo il trasbordo, il peschereccio ha invertito la rotta dirigendosi verso le coste tunisine.

Un aereo dell’agenzia europea Frontex ha ripreso quanto era avvenuto, così le motovedette di Guardia costiera e Guardia di finanza hanno potuto soccorrere i migranti e bloccare il peschereccio. La successiva attività di indagine condotta da Polizia, Finanza e Guardia di finanza ha permesso di accertare l’assenza a bordo di pescatori e con le reti completamente asciutte. I migranti per la traversata cominciata da Sfax avrebbero pagato 2.500 dinari tunisini, più del doppio del prezzo consueto di 1.000-1.200 dinari. Una cifra giustificata dalla maggiore sicurezza rispetto alla traversata fatta su un natante partito direttamente dalla costa tunisina. Già nel 2023 vi erano stati più fermi di pescatori tunisini convertitisi in trafficanti. Ma in questi giorni oltre alla maggiore sicurezza, i trafficanti con l’uso delle “navi madri” provano e riescono ad evitare di essere intercettati in acque internazionali da dove potrebbero finire in Albania. Strategia vincente, visto il numero degli sbarcati a Lampedusa, molti dei quali provenienti proprio dai cosiddetti “Paesi sicuri”, soprattutto Bangladesh, Egitto, Tunisia e Marocco. Evidentemente il peschereccio bloccato non è l’unico ad aver operato in questi giorni, lontano dall’area dove si trovava nave Libra, che, infatti, alla fine è riuscita a “caricare” solo 8 migranti.