«A me i furti di pallet costano dai 55mila ai 75mila euro all’anno. E la mia non è certo l’impresa di trasporti a cui va peggio». Massimo Bagnoli guida un’azienda con quaranta tir nelle due basi operative di Bologna e Cesena. Un fatturato da 5milioni di euro annui per poter distribuire, tra l’altro, gli alimenti per l’infanzia di una delle case più note. Da alcuni anni l’imprenditore romagnolo è a capo della Fiap, la battagliera federazione delle imprese di trasporto, che è riuscita a dare la sveglia al Parlamento, dove si stanno discutendo norme a tutela delle imprese sane.
Come funziona il sistema delle pedane fantasma?È un metodo molto semplice per lavare il denaro sporco. I magazzini che ricettano i pallets abitualmente ne fanno grandi scorte, così da poter soddisfare le richieste di quei trasportatori che ne hanno bisogno e ai quali i bancali vengono venduti con regolare fattura e a prezzi stracciati. Non di rado accade che quella stessa azienda di trasporti subirà un nuovo furto di pedane e che debba ricomprarle da chi poi alimenta quello stesso mercato illegale.
In che modo vengono rubati i pallet?Avviene tutto alla luce del sole. Mediamente un tir contiene 60 pedane. Quando il carico viene consegnato alla grande distribuzione, le cooperative di facchinaggio si occupano dello scarico merci, sollevando così i grandi marchi del commercio da ogni responsabilità. Regolarmente accade che i nostri autisti ricevano un buono cartaceo per ritirare le pedane vuote nel corso delle consegne successive. Ogni volta però, ne manca qualcuna, e così vengono emessi altri buoni-ritiro. Tanto, alla fine, i conti non tornano mai.
C’è, a vostro avviso, una responsabilità diretta o indiretta della grande distribuzione?I grandi marchi del commercio potrebbero non sapere, ma il condizionale è d’obbligo. Perché appalti per carico e gestione magazzini affidati a cooperative di facchinaggio e logistica al costo di 11 euro l’ora (praticamente al di sotto dei minimi contributivi) sono insostenibili per chiunque. I manager della grande distribuzione possono facilmente intuire che i lavoratori di queste coop devono arrotondare in altro modo per arrivare alla fine del mese.
E voi non denunciate?Mica possiamo andare tutte le volte dai carabinieri per dire che mancano 10 pedane del valore di poche decine di euro. Questo naturalmente la criminalità lo sa bene. Ma moltiplicando tanti piccoli ammanchi per i milioni di tir che sono sulle strade si arriva al grande business. Nel complesso possiamo denunciare il fenomeno. I Carabinieri di Forlì, su nostre indicazioni, hanno effettuato appostamenti per tre settimane nei pressi di magazzini adibiti al ritiro di bancali. Ebbene, è stato scoperto che ogni giorno centinaia di pedane venivano consegnate ai ricettatori i quali pagavano in contanti. I “fornitori” erano sempre le medesime persone. Segno che si tratta di una attività organizzata.
Chi c’è dietro a questo giro?La nostra esperienza e le inchieste in corso ci dicono che, tutte le volte, saltano fuori ricettatori campani, siciliani, pugliesi. A chi essi siano collegati è facile intuirlo. È gente che opera a passo felpato e rischia poco. Una volta chiuso un magazzino, se ne riapre un altro. Del resto il sistema conviene a molti.