Attualità

IMMIGRAZIONE. Tratta di esseri umani: decine di arresti in tutta Italia

mercoledì 6 luglio 2011
Maxi operazione contro il traffico di esseri umani in varie regioni italiane. Quaranta i provvedimenti restrittivi in diversi centri della Lombardia, dell'Emilia Romagna, della Puglia, dell'Abruzzo, del Lazio e della Calabria. Si tratta soprattutto di persone di nazionalità afgana, pachistana, indiana, iraniana e turca ritenute responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento aggravato dell'immigrazione clandestina e di aver esposto i migranti a costante pericolo di vita in relazione alle modalità di realizzazione del disegno criminoso. Un'organizzazione tutta straniera, «che non ha alcun addentellato con quelle criminali italiane», con cellule praticamente in tutta la penisola. L'operazione Ropax è stata possibile anche grazie «all'ampio uso di intercettazioni ambientali», ha sottolineato il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso nel corso di una conferenza stampa con i procuratori antimafia di Lecce, Cataldo Motta, e di Bologna, Roberto Alfonso. Grasso ha inoltre messo in evidenza che «per la prima volta è stato contestato un reato di nuova competenza delle direzioni distrettuali antimafia, quello di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina previsto dal sesto comma dell'articolo 416 del codice penale».«L'input iniziale all'inchiesta - ha ricordato il procuratore nazionale - è arrivato, nel maggio dello scorso anno, dalla scoperta di un container, arrivato a bordo di una motonave nel porto di Ravenna: all'interno erano nascosti 61 adulti e quattro bambini, ma la presenza nel container di servizi igienici e prese d'aria ha convinto gli investigatori che dietro il viaggio ci fosse un'organizzazione ben strutturata. Le successive indagini, in collegamento tra varie Dda, hanno consentito di risalire ai vertici, grazie anche alla collaborazione delle polizie greca e turca». «Di grande importanza - ha riconosciuto Grasso - anche le intercettazioni, sebbene si sia trattato di un lavoro particolarmente impegnativo viste le lingue usate dagli appartenenti all'organizzazione, tutti stranieri».Le indagini, coordinate dalla Direzione nazionale antimafia con le procure di Bologna e Lecce, hanno riguardato soprattutto gli sbarchi di clandestini sulle coste adriatiche. E ne sono emerse due distinte e principali rotte verso il nostro Paese, una che parte dalla Turchia, attraverso la Grecia, con sbarchi soprattutto in Calabria, Puglia e Sicilia, e l'altra che parte dall'Egitto. Una volta che i migranti arrivavano in Italia, un organizzato gruppo di africani li faceva transitare verso mete europee come Germania, Svezia, Danimarca, Belgio, Francia.L'articolata  inchiesta ha consentito di individuare l'attività di più cellule (operanti in particolare a Roma, Milano, Cremona, Bologna, Bergamo, Brescia, Teramo, Ascoli Piceno e Bari), emanazione diretta di una più ampia filiera criminale con vertici operativi in Grecia e in Turchia. Il flusso di migranti irregolari, in particolare pachistani, iracheni e afgani, è stato realizzato attraverso viaggi di piccole imbarcazioni verso le nostre coste meridionali o tramite navi di linea, con destinazione i porti italiani dell'Adriatico. Il costo del viaggio era compreso tra i mille e i 2mila euro a persona e il pagamento avveniva attraverso uffici di money transfer, i cosiddetti "Sarafi".  In sostanza, queste strutture nei vari Paesi del Medio Oriente da cui provenivano gli immigrati ricevevano il denaro fornendo un codice. Il versamento dei soldi all'organizzazione veniva effettuato solo a sbarco effettuato, comunicando al componente dell'organizzazione che operava in Italia il numero di codice.