Dal Senato un forte segnale di unità nazionale contro la mafia. All’interno del contrastato pacchetto sicurezza, i senatori del Pd, dell’Udc e dell’Idv hanno infatti votato a favore, insieme alla maggioranza, dell’emendamento che inasprisce il famoso articolo 41 bis sulla detenzione dei boss mafiosi. Ma il ddl sicurezza in discussione nell’aula di Palazzo Madama ha avuto ieri una vita molto travagliata: per ben tre volte il governo e la maggioranza sono usciti battuti dall’aula su emendamenti importanti presentati dal Pd in materia di permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari, e tempi di permanenza nei centri di accoglienza per immigrati. È insomma passata, grazie anche ai franchi tiratori, una versione soft dei provvedimenti contro gli irregolari, che l’opposizione ha subito letto come «un’insofferenza da parte del Pdl delle asprezze e dei diktat della Lega». In particolare il tempo di permanenza massimo nei Cpt degli immigrati irregolari rimane fissato in 60 giorni; il governo aveva proposto 18 mesi. Cancellate anche le norme che prevedevano una permanenza di 5 anni ininterrotti in Italia dei familiari per ottenere il ricongiungimento e quella che inseriva la violazione del diritto d’autore tra i reati che prevedevano la revoca del permesso di soggiorno. Dopo la triplice batosta, il presidente del gruppo del Pdl Maurizio Gasparri ha convocato un incontro con i suoi senatori, chiedendo loro di fare il proprio dovere fino in fondo. Irritati i commenti leghisti: «Sono tornati – ha detto il sottosegretario Castelli – i franchi tiratori della Dc: erano almeno sette». Nella seduta di ieri è passato anche, a larga maggioranza ma con molte perplessità, un emendamento leghista che – sulla scorta dei recenti fatti di cronaca – nega gli arresti domiciliari, nella fase delle indagini, ai sospettati di aver commesso i stupri e violenze sessuali; via libera ampio e convinto, in- vece, al gratuito patrocinio per le vittime di violenza. Respinti invece dalla maggioranza l’introduzione del reato di tortura («Un offesa alle forze dell’ordine», è stata la risposta del Pdl) chiesto dai radicali e il gratuito patrocinio per le vittime sul lavoro, presentato dal Pd. Il voto bipartisan sul 41 bis è stato salutato con soddisfazione dal ministro della Giustizia Angelino Alfano («Il Parlamento ha dato oggi una formidabile prova di compattezza in materia di lotta alla mafia») e dal presidente del Senato Renato Schifani («È un forte segnale di grande maturità di tutti quei partiti cui sta a cuore il contrasto alla criminalità») ma non ha avvicinato le posizioni tra maggioranza e opposizioni sull’insieme del pacchetto sicurezza. Il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro ha chiarito a questo proposito: «Noi abbiamo davvero un giudizio negativo di questo disegno di legge sulla sicurezza che nell’impianto è sbagliato e contiene misure inaccettabili». Non così per il 41 bis: «Sull’inasprimento del carcere per i mafiosi sono state accettate – ha spiegato Finocchiaro – molte delle nostre proposte. L’efficienza della lotta alla criminalità organizzata deve rimanere sempre una priorità ». Sull’emendamento leghista che nega gli arresti domiciliari ai sospettati di stupro, il Pd ha votato a favore, non senza qualche perplessità: «Preferivamo una norma ad hoc». Astenuta l’Udc. Il capogruppo Gianpiero D’Alia ha spiegato: «Non si prevede la stessa misura anche per l’omicidio, la rapina aggravata e la strage. Si finisce così per creare uno zibaldone demagogico di norme, regolato in base ai fatti di cronaca e non in un contesto equo e sistematico».