Immigrati. Cnel: sì a regolarizzazione per salute pubblica, agricoltura e famiglie
Una badante straniera accompagna un anziano
Il persistere della pandemia deve spingere il governo a «varare una misura di emersione a favore dei cittadini stranieri soggiornanti in Italia ma privi di un titolo di soggiorno valido». In primo luogo per tutelare la salute loro e di conseguenza l'igiene pubblica, ma anche per dotare il settore agricolo della manodopera necessaria, visto il blocco degli stagionali. E come nelle passate regolarizzazioni, a beneficiarne sarebbero anche quel gran numero di immigrati - in gran parte donne europee - del settore domestico e assistenziale alle dipendenze delle famiglie italiane. È la richiesta del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (Cnel), organo di rilievo costituzionale con funzione consultiva, che stamattina ha approvato un ordine del giorno indirizzato a governo e Parlamento che tiene conto sia dell'emergenza sanitaria che delle richieste delle organizzazioni imprenditorialali e dei sindacati confederali. Una regolarizzazione come ha già fatto il governo del Portogallo.
L’odg - approvato all’unanimità dall’Organismo nazionale di coordinamento delle politiche di integrazione degli stranieri nella seduta del 14 aprile - parte dalla constatazione che sul territorio nazionale vivono molte migliaia d’immigrati in condizione giuridica incerta e irregolare. «Le stime più diffuse propongono una cifra di circa 600.000 persone», sostiene il Cnel citando dati della Fondazione ISMU. Chi sono? «In parte si tratta di richiedenti asilo denegati, il cui numero è in aumento per effetto delle restrizioni legislative in materia di asilo», spiega Maurizio Ambrosini, membro del Cnel e docente di Sociologia dei processi migratori all'Università di Milano. Un effetto dei cosiddetti “decreti sicurezza” del 2018 voluti dall'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini.
Poi ci sono persone entrate regolarmente in Italia, ma rimaste sul territorio oltre la scadenza dei termini del soggiorno loro consentito, i cosiddetti over stayers. Il Cnel ricorda che «da molti paesi europei ed anche extra-europei (oltre 50) è possibile entrare in Italia senza obbligo di visto per soggiorni turistici di durata inferiore ai 90 giorni». Le persone arrivate in Italia via mare dunque costituiscono un'assoluta minoranza. Il Cnel ricorda poi un dato emerso dalle leggi di regolarizzazione del 2002 e 2009 (governi Berlusconi) e 2012 (governo Monti): la maggioranza degli stranieri regolarizzati - per lo più donne spesso europee - lavorava nel settore domestico-assistenziale, alle dipendenze di famiglie italiane.
Perché oggi una legge per l'emersione degli stranieri irregolari? Per il Cnel i motivi sono «anzitutto di natura igienico-sanitaria. La lotta contro la diffusione della pandemia da COVID-19 risulta intralciata dalla difficoltà di raggiungere e monitorare una popolazione che per definizione si trova ai margini della società, non ha diritto di accedere a gran parte dei servizi pubblici, tende a evitare di entrare in contatto con le istituzioni dello Stato. La possibilità di ricevere cure mediche per i soggiornanti irregolari è ristretta per legge alle sole cure “necessarie e urgenti”». Il rischio è di ricoveri troppo tardivi e di persistenza della diffusione del contagio.
La regolarizzazione, già adottata dal governo portoghese, è sollecitata - ricorda il Cnel - dai sindacati confederali. L'alternativa sollecitata da alcune forze politiche - ovvero controlli a tappeto, detenzioni amministrative ed espulsioni di massa - per il Cnel «si scontra con numerose e già note difficoltà: scarsa dotazione di posti nei Centri deputati al trattenimento, mancanza di accordi con molti paesi di provenienza e scarsa collaborazione dei medesimi, elevati costi delle espulsioni per via aerea, impossibilità o quasi di effettuare controlli nelle abitazioni private». Tant'è che le espulsioni effettivamente messe in atto «sono state in tutto 6.514 nel 2017 (ministro dell'Interno Minniti, Pd) e 6.820 nel 2018 (Salvini, Lega)», secondo dati Idos 2019. E oggi, sottolinea il Cnel, «manca del tutto la possibilità di organizzare voli di rimpatrio a seguito della chiusura delle frontiere e della sospensione dei collegamenti aerei».
Il Consiglio poi previene l'obiezione di un possibile pull factor, cioè di un fattore di attrazione creato da una annunciata regolarizzazione: «Il potenziale effetto attrattivo di una misura di emersione nei confronti di altri cittadini stranieri provenienti da paesi terzi, risulta nella fase attuale molto ridotto. Il principale canale d’ingresso - ribadisce il Cnel - non è il mare, ma i valichi aeroportuali e stradali, come confermano i dati sulla provenienza degli immigrati residenti (poco più del 20% è di origine africana, ma prevalentemente nord-africana, mentre meno del 10% proviene dalla regione sub-sahariana)». La richiesta al governo sottolinea che all’irregolarità del soggiorno spesso si accompagna la precarietà delle condizioni alloggiative. Quindi l’odg sollecita, «insieme alla regolarizzazione, la predisposizione di soluzioni abitative idonee a garantire l’accoglienza temporanea delle persone che ne abbiano necessità».
Assieme alla tutela dell’igiene pubblica, il Cnel si fa portavoce di una richiesta delle organizzazioni del settore agricolo, cioè «il reperimento della manodopera necessaria per le imminenti stagioni di raccolta». I circa 18.000 ingressi per lavoro stagionale consentiti dai decreti-flussi degli scorsi anni saranno infatti quest’anno «con ogni probabilità impossibili, o quanto meno tardivi, e che le ipotesi di reclutamento di manodopera stagionale in altri paesi dell’UE sono a loro volta ostacolate dai vincoli alla mobilità transfrontaliera».
La stessa mobilità interna al nostro paese di lavoratori rimasti disoccupati, nazionali e stranieri, si scontra con vincoli come la segmentazione del mercato del lavoro, il radicamento territoriale delle persone e dei nuclei familiari, i divieti alla mobilità dati dalla pandemia. Così il Cnel, raccogliendo le istanze delle organizzazioni di categoria, chiede un provvedimento di regolarizzazione che allargherebbe il bacino dell’offerta di lavoro disponibile e presumibilmente interessata alle opportunità di lavoro agricolo stagionale. Il permesso di soggiorno è il primo e indispensabile requisito per l’accesso a un contratto di lavoro regolare, alle tutele normative e previdenziali. Non ultimo, «favorirebbe infine l’allestimento di iniziative idonee per la tutela delle condizioni abitative e igienico-sanitarie dei lavoratori agricoli».
Senza una normativa per l'emersione, conclude il Cnel, «appare elevato quest’anno il rischio non solo di carenza di manodopera, ma anche di impiego di manodopera in condizione di soggiorno irregolare, ancora più esposta ad abusi e sfruttamento e ancora meno tutelata sotto il profilo sanitario. Per questo complesso di ragioni, si caldeggia una rapida approvazione e immediata attuazione della misura di emersione».