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Immigrazione. CivicoZero, un "porto sicuro" per i minori stranieri non accompagnati

Luca Liverani venerdì 4 febbraio 2022

Arrivano da soli, senza genitori. In tasca il sogno di un progetto migratorio, personale e per la famiglia in patria. Attraversano pericoli, sofferenze, abusi. Adolescenti costretti a vivere come adulti. Entrano in Italia dove la legge li tutela, impedendone l’espulsione. Ma cominciano un percorso tortuoso e in salita. Dietro ogni curva, i rischi di sfruttamento e devianza. E allora il CivicoZero in via dei Bruzi 10 a San Lorenzo, vivace quartiere romano tra La Sapienza e Termini, è un’oasi. Un’isola sicura in un mare pericoloso.

Ogni giorno questo spazioso centro diurno di Save The Children per i cosiddetti "msna", minori stranieri non accompagnati, è frequentato da decine di ragazzi. Che trovano aiuto materiale, legale e soprattutto percorsi di accompagnamento e inserimento. Affidato ad una cooperativa sociale di una ventina di operatori, CivicoZero è nato nel 2009 al pianterreno di una palazzina. Lo hanno seguito nel 2014 il CivicoZero di Milano alla Stazione Centrale, nel 2015 a Torino a Porta Palazzo, nel 2018 a Catania. Quattro centri che nel 2021 hanno coinvolto quasi 2.400 minori stranieri soli.

foto Francesco Alesi per Save The Children

CivicoZero di Roma l’anno scorso ha accompagnato 1.008 minori, "agganciati" anche da un’unità di strada di operatori che li cercano nei luoghi di aggregazione: Colosseo, Termini, Centocelle. Prima della pandemia erano oltre cinquanta le presenze quotidiane, oggi ridotte a trenta. Nel 2017, all’epoca del grande flusso di eritrei in transito, ci fu un picco di oltre cento ragazzi.

Quasi tutti maschi (50 in un anno le ragazze), sotto i 16 anni il 44%, vengono da 50 paesi diversi: soprattutto Egitto, Tunisia, Albania, Bangladesh, ma anche Somalia, Guinea, Eritrea, Gambia, Mali, Sudan, Senegal, Costa D'Avorio, Afghanistan e Pakistan. La legge Zampa, la 47 del 2017, vieta il respingimento dei migranti minori non accompagnati, che hanno diritto al permesso di soggiorno. Ma solo fino alla maggiore età, quando va convertito in un normale permesso per lavoro, con esito non scontato, tra difficoltà burocratiche e incognite sul futuro che angosciano i ragazzi.

foto Francesca Leonardi per Save The Children

A via dei Bruzi questi giovanissimi immigrati trovano vestiti e cibo, ma soprattutto consulenze legali e psicologiche, mediatori culturali, corsi di italiano, avviamento al lavoro, aiuto scolastico, sensibilizzazione ai rischi del Covid, dello sfruttamento, lavorativo e sessuale. Ma trovano anche laboratori di arte, di fotografia, di rap. O la possibilità di uscite culturali. CivicoZero da un anno è anche il centro di aggregazione giovanile, gratuito, del II municipio. E l’incontro tra minori stranieri e italiani è positivo per entrambi.

Attività apparentemente leggere, ma importanti per togliere dalla strada questi adolescenti stranieri senza famiglia, per farli socializzare. «Ma riescono anche a elaborare il loro vissuto, spesso drammatico - spiega Rodolfo Messaroli, psicologo e direttore scientifico del centro - e a riappropriarsi di una dimensione adolescenziale che viene repressa mettendo a rischio lo sviluppo equilibrato della personalità. Possono godere della bellezza, dell’effimero, della gratuità, di sprazzi di benessere. Tutte dimensioni importanti».

foto Daniele Balducci per Save The Children

Lo testimonia il ragazzo afgano che, al Museo di arte orientale, stupito vede un reperto archeologico della sua città, Ghazni: al ritorno scrive di getto una lettera di scuse all’Afghanistan.: «Dovevo fare migliaia di chilometri per essere orgoglioso del mio paese, che mi aveva sempre maltrattato e avevo considerato solo come una terra di sangue e lacrime». O quel giovane eritreo, passato per i lager libici: uscito dal Maxxi ha scritto: «Non ho capito nulla di quelle opere d’arte moderna, ma muovermi negli spazi del museo mi ha ricreato l’anima».

O il giovane ivoriano che, con la macchinetta usa e getta avuta in regalo al CivicoZero, ha cominciato a fotografare gli angoli della Stazione Termini in cui ha vissuto per mesi, esorcizzandone il carico ansiogeno. Una borsa di studio gli permetterà di frequentare un’accademia di fotografia. Oggi Mohamed Keita, 29 anni, è un noto fotografo che ha esposto le sue foto alla biennale di Venezia e a Londra. E si divide tra il corso di foto a CivicoZero e la scuola di foto in Mali per ragazzi di strada.