Immigrazione. Amnesty International: coi "decreti sicurezza" 80 mila irregolari in più
Alla fine del 2020 per colpa dei decreti sicurezza in Italia ci saranno circa 80 mila irregolari in più. Stranieri in condizione di irregolarità, fragilità, emarginazione. Inespellibili di fatto, per mancanza di fondi sufficienti e assenza di accordi coi paesi di origine. Anche non volendo considerare questi ostacoli, per "rimandarli a casa loro" sarebbero necessari 90 anni. Eccoli i risultati dei cosiddetti Decreti sicurezza, voluti dall'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini e convertiti in legge la 113/2018 dalla maggioranza gialloverde che sosteneva il governo Conte 1. È il dato più eclatante che emerge dalla ricerca I sommersi dell'accoglienza, sottotitolata «Conseguenze del decreto legge 113/2018 sul sistema di accoglienza italiano», che Amnesty International Italia ha elaborato nei mesi scorsi e presentato questa mattina a Roma. «Servono radicali modifiche ai decreti sicurezza - è la richiesta di Amnesty - se non l'abrogazione». «Entro il 2020 il numero di migranti irregolari presenti in Italia potrebbe superare quota 670mila. Un numero più che doppio - si legge nella ricerca - rispetto ad appena cinque anni fa, quando i migranti irregolari stimati erano meno di 300mila».
I Decreti sicurezza hanno prodotto tagli tra il 25% e il 39% dei fondi destinati ai bandi per i Centri di accoglienza straordinaria, riduzione delle ore e del personale tra il 30% e il 70%, (niente più psicologi, meno assistenti sociali e mediatori culturali). E poi la cancellazione del permesso di protezione umanitaria, il divieto di accesso al sistema Sprar ai richiedenti protezione internazionale. Una drastica riorganizzazione del sistema d'accoglienza, voluto - nelle intenzioni dichiarate - a aumentare la sicurezza. Il risultato reale invece è un pericoloso processo di "infragilimento" - così lo definiscono i ricercatori di Amnesty - dei richiedenti asilo e rifugiati, con un aumento notevole del numero degli irregolari, invisibili e senza diritti, spinti inevitabilmente nei circuiti del lavoro nero, dello sfruttamento schiavile, della prostituzione, della manovalanza criminale
La ricerca è stata condotta con un'analisi la normativa in materia introdotta dal governo Conte 1, i capitolati d'appalto, le inchieste giudiziarie recenti sullo sfruttamento lavorativo, più 25 interviste a beneficiari di protezione. «I decreti sicurezza hanno peggiorato il sistema di accoglienza in Italia - afferma la ricerca - e stanno generando ghettizzazione e povertà, sia economica sia sociale. Una situazione da non sottovalutare perché sta provocando l’aumento di vittime dello sfruttamento lavorativo e delle attività criminali, come dimostrano i processi aperti».
Oggi infatti, sostiene l'organizzazione per i diritti umani, «chi chiede asilo e i beneficiari, esclusi dal sistema di accoglienza, sono esposti a emarginazione sociale con un alto rischio di finire nelle maglie della criminalità. Le nuove misure che escludono i richiedenti asilo dal sistema dell’accoglienza e l’abolizione della protezione umanitaria, oltre a complicare i processi di inclusione, privano molte persone di uno status legale favorendo di fatto la creazione di un contesto in cui diminuiscono le tutele e aumenta il rischio di marginalità sociale ed economica».
«Gli effetti del Decreto legislativo 113/2018 - spiega il sociologo Marco Omizzolo presentando lo studio - si sono diffusi su ambiti diversi dell’accoglienza e dunque sulla vita complessiva dei migranti in Italia e in particolare dei richiedenti asilo portando a una progressiva marginalizzazione e precarizzazione del loro quotidiano nel paese». Si tratta in sostanza di «un preoccupante processo di sterilizzazione del diritto di asilo operato per via governativa, nemmeno parlamentare».