Attualità

CLANDESTINI. Nuovo appello dell'Unhcr: «Stop ai respingimenti»

venerdì 15 maggio 2009
L'Unhcr ha avvertito che "dal punto di vista del diritto internazionale, l'Italia è responsabile per le conseguenze del respingimento" dei migranti, tra i quali vi sono persone "bisognose di protezione". In un incontro al Viminale con il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il Rappresentante in Italia dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Laurens Jolles, ha ribadito che "la nuova politica inaugurata dal governo si pone in contrasto con il principio del non respingimento sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951, che trova applicazione anche in acque internazionali". "Questo fondamentale principio", ha sottolineato l'Unhcr in un comunicato - non conosce limitazione geografica ed è contenuto anche nella normativa europea e nell'ordinamento giuridico italiano". Nel corso dell'incontro che l'Unhcr ha descritto come "costruttivo", Jolles ha confermato che fra coloro che sono stati rinviati in Libia vi sono persone bisognose di protezione. L'Unhcr ha quindi reiterato la richiesta al governo affinchè riammetta queste persone sul proprio territorio. Il Rappresentante dell'Unhcr ha rivolto quindi un appello al governo affinché i respingimenti siano sospesi. In merito alla possibilità di vagliare in Libia le domande di asilo, il rappresentante dell'Onu ha spiegato che "non vi sono al momento le condizioni necessarie" per svolgere tale attività. L'Unhcr ha ricordato che più del 70 per cento delle 31.200 domande d'asilo presentate nel 2008 in Italia provengono da persone sbarcate sulle coste meridionali del Paese. Il 75% dei 36.000 migranti sbarcati sulle coste italiane nel 2008 - più di due su tre - ha presentato domanda d'asilo, sul posto o successivamente, mentre il tasso di riconoscimento di una qualche forma di protezione (status di rifugiato o protezione sussidiaria/umanitaria) delle persone arrivate via mare è stato di circa il 50 per cento. Nel 2008, la maggior parte delle persone arrivate via mare che ha ottenuto protezione internazionale proviene da Somalia, Eritrea, Iraq, Afghanistan e Costa d'Avorio.