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Dopo la tragedia del Barcone. Immigrati, l'Italia punta a un accordo Libia-Onu

giovedì 3 luglio 2014
Mentre proseguono le indagini sul barcone della vergogna, su cui hanno trovato la morte 45 africani, il governo spinge per un'intesa tra Libia e Nazioni unite per affrontare il problema della migrazione di massa in atto da Siria, Eritrea ed altri Paesi subsahariani. Altri due presunti scafisti del "peschereccio della morte" di Pozzallo, sono stati fermati dalla polizia giudiziaria su provvedimento della Procura di Ragusa. Sono due senegalesi. Ieri erano stati già fermati un altro senegalese e un giovane del Gambia. Tutti e quattro sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di morte come causa di un altro delitto. L'equipaggio avrebbe ricevuto 15mila euro dai trafficanti per il viaggio. Intanto si apre il fronte libico. "Il nuovo governo libico potrebbe favorire un'intesa tra quel Paese e l'Onu. Si potrebbe chiedere alla Libia di fare richiesta all'Unhcr di intervenire ad evitare tragedie ulteriori, magari aprire campi umanitari sotto il controllo dell'Onu". Lo propone il ministro della Difesa Roberta Pinotti in una intervista. Sull'immigrazione "puntiamo, come ribadito dal premier, ad un'evoluzione della politica europea in materia, ma anche ad un diverso rapporto con la Libia". Sul piano europeo, continua Pinotti, "c'è bisogno di più fondi comunitari in tema di immigrazione, anche per trasformare Frontex". Quanto ai rapporti con Tripoli, sottolinea come il nuovo governo rappresenti un passaggio importante: "c'è chi insiste a chiedere che gli immigrati vadano fermati prima della partenza, mandando aiuti. Ma, senza un interlocutore stabile in Libia, questa possibilità era nulla. Ora si aprono spiragli. Abbiamo da tempo un piano per rendere praticabile la collaborazione". Ed esclude che la possibilità di un maggiore coinvolgimento internazionale metta fine all'esperienza di Mare nostrum: "continuerà, per il momento. Le politiche nel medio periodo coinvolgeranno Europa e Libia. Ora, finalmente, l'Europa ci ascolta". "Il tema dei rifugiati è tema di tutta l'Europa". Il ministro annuncia anche iniziative per l'emergenza sbarchi in Italia: oltre allo studio di un fondo di 130 milioni, "è in atto uno screening sulle caserme, per verificare la possibilità di utilizzarne qualcuna come centro di accoglienza". La questione dell'operazione Mare Nostrum viene affrontata in un'altra intervista anche dall'ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, capo di stato maggiore della Difesa. "Siamo lì - afferma - a sorvegliare il mare in una situazione di crisi internazionale: ci sono rischi non solo di una massiccia immigrazione clandestina, ma anche di infiltrazioni terroristiche". E alla domanda se l'Italia rischi l'arrivo di terroristi di Al Qaeda risponde: "l'intelligence non ha riscontrato ancora evidenze chiare. Ma alcuni indicatori confermano contatti tra scafisti e terroristi". Mare Nostrum, continua l'ammiraglio, "è un'operazione militare e umanitaria". "Il 60-70 per cento di coloro che tentano di raggiungere le nostre coste sono uomini donne e bambini che sfuggono alle guerre". Sottolinea come l'aumento degli sbarchi sia "dovuto alle crisi che stanno emergendo da tutte le parti. In Siria la situazione si è aggravata, e in Iraq sono avanzate le forze fondamentaliste". Anche Binelli Mantelli chiede un maggior coinvolgimento di Bruxelles: "l'Europa deve capire che le coste siciliane non sono il porto dell'Italia, ma di tutto il continente". "Non è più solo una questione di controllo delle frontiere: è una questione di dimensioni ben più ampie. C'è il problema dei rifugiati", "lo si deve risolvere sulle coste di partenza, non su quelle di arrivo. Ma per la Libia occorre un interlocutore istituzionale certo". "Credo che di una questione del genere dovrebbero occuparsi in tanti. Anche l'Onu".