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TARANTO. Ilva, 2.500 posti a rischio Il governo corre ai ripari

mercoledì 12 dicembre 2012

L'Ilva è "autorizzata" alla produzione e "alla commercializzazione dei prodotti ivi compresi quelli realizzati antecedentemente all'entrata in vigore del presente decreto legge". Questo il testo dell'emendamento che il governo presenta al dl salva-Taranto. Il ministro Corrado Clini ha detto che in questo modo si dà "coerenza" all'attività produttiva e alla commercializzazione. Nel testo dell'emendamento (art.3, comma 3, del decreto) si legge che: "A decorrere dall'entrata in vigore del presente decreto, la società Ilva spa di Taranto è immessa nel possesso dei beni dell'impresa ed è in ogni caso autorizzata, nei limiti consentiti dal provvedimento di cui al comma 1, alla prosecuzione dell'attività produttiva nello stabilimento ed alla commercializzazione dei prodotti ivi compresi quelli realizzati antecedentemente all'entrata in vigore del presente decreto legge per un periodo di 36 mesi, ferma restando l'applicazione di tutte le disposizioni contenute nel presente decreto legge​.LA NOTA DELL'AZIENDAL'Ilva di Taranto annuncia in una nota che "da ora e a cascata per le prossime settimane circa 1.400 dipendenti, appartenenti prevalentemente alle aree della laminazione a freddo, tubifici e servizi correlati, rimarranno senza lavoro". La decisione è legata al 'no' del gip al dissequestro dei prodotti giacenti sulle banchine. L'Ilva annuncia che, in conseguenza del "no" del gip di Taranto al dissequestro dei prodotti, "si fermeranno a catena gli impianti di Novi Ligure, Genova Racconigi e Salerno, dell'Hellenic Steel di Salonicco, della Tunisacier di Tunisi e di diversi stabilimenti presenti in Francia".L'Ilva "ricorrerà al Tribunale del Riesame" contro il mancato dissequestro dei prodotti finiti e semilavorati giacenti sulle banchine dell'area portuale. Lo annuncia l'azienda in una nota.Il gip del tribunale di Taranto ha respinto l'istanza dell'Ilva di reimmissione nel possesso dei prodotti finiti e semilavorati sequestrati il 26 novembre scorso. L'istanza era stata presentata una settimana fa dall'Ilva alla procura sulla base del decreto legge varato il 3 dicembre. La merce, pari a 1.700.000 tonnellate circa, ha un valore di un miliardo di euro ed è in giacenza sulle banchine dell'area portuale dell'Ilva: i prodotti stavano per essere commercializzati quando è arrivato il decreto di sequestro del gip Todisco. Sull'istanza dell'Ilva la procura ha dato parere negativo, trasmettendo poi la richiesta dell'azienda al gip. Per la procura, ai prodotti Ilva non si può applicare il decreto legge del 3 dicembre dal momento che la legge non ha effetto retroattivo. "L'attività con la relativa produzione avvenuta prima dell'emanazione del decreto - ha scritto la Procura - non é soggetta alle regole ivi contenute". A quanto si è saputo per ora, l'argomentazione del gip si articola su un'analoga motivazione.