Allarme tumori a Taranto, ora i dati del ministero della Salute confermano che di ambiente si muore più qui che altrove. Rispetto alla provincia, rivelano i dati comunicati ieri dal ministro Balduzzi a Taranto e contenuti nel progetto "Sentieri" curato dall’Istituto superiore di Sanità e dall’Oms - aggiornato al 2003/2009 - il sito di Taranto con Statte ha un eccesso del 30% in più di tumori per gli uomini e del 20% per le donne. Per quanto riguarda i tumori in età pediatrica, per "Sentieri" ci sono incrementi significativi per tutte le cause nel primo anni di vita e per alcune condizioni morbose di origine perinatale. Tuttavia lo studio non conferma l’eccesso di mortalità analizzato nel periodo 1995-2002. I dati sono infatti in via di validazione, ma l’allarme resta. Anche se per l’azienda, che rinvia le valutazioni a una lettura attenta del rapporto, si tratta di «una fotografia che rappresenta un passato legato agli ultimi trent’anni e non certo al presente. Intanto, dopo mesi di polemiche e ipotesi e di estremismi di vario segno, si parte da una certezza scientifica che rende giustizia a una situazione spesso trascurata. E scorrendo i dati si arriva inevitabilmente all’Ilva. Anzitutto le vie respiratorie: a Taranto si registra un’incidenza del 50% in più di tumori maligni al polmone, del 100% per il mesotelioma pleurico per gli uomini. Senza contare il dato superiore al 30% rispetto al resto della provincia del tumore alla vescica, della testa e del collo, del 40% per i tumori al fegato e del 90% per il melanoma cutaneo. Secondo i tecnici del ministero che hanno redatto lo studio può essere un problema dei lavoratori del mega impianto siderurgico. Poi ci sono le donne, coloro che probabilmente abitano nelle vicinanze delle ciminiere e del parco minerario all’aperto e che respirano la polvere rossa quando l’Ilva è sottovento. E qui l’incidenza del cancro alla mammella supera del 24% il resto del territorio, al corpo dell’utero arriva l’80%, non risparmia polmoni (+48%) e stomaco (+100%). Per quanto riguarda «la mortalità il rapporto registra un incremento per gli uomini del 14% per tutti i tumori; +14% per le malattie circolatorie, +17% per quelle respiratorie, +33% per i tumori polmonari, fino al picco del +419% - 419! - per i mesoteliomi pleurici. Per le donne invece cresce del 13% la mortalità per tutti i tumori, +4% per le malattie circolatorie, +30% per i tumori polmonari, +211% per il mesotelioma pleurico. Due le sostanze inquinanti responsabili di questa situazione. Anzitutto le polveri sottili che calano sul Tamburi. Se il Pm10 tarantino dato dall’inquinamento atmosferico risulta infatti nella norma, nelle aree che circondano l’Altoforno, la cokeria e l’agglomerazione il vento porta il benzopirene, idrocarburo classificato come cancerogeno dall’Organizzazione mondiale della sanità. «Lo stabilimento siderurgico - si legge nel rapporto - è il maggior emettitore nell’area per oltre il 99% ed è quindi il potenziale responsabile degli effetti sanitari correlabili al benzopirene». È questa la differenza tra il quartiere Tamburi, a più alta incidenza di tumori con una concentrazione di 1,8 contro il limite tollerato per legge di 1,3)e le altre città italiane. La zona di Tamburi non è più a rischio diossina, anche per i lavori di bonifica effettuai nel frattempo dall’azienda. Ma il rapporto richiama l’attenzione sui rischi per i depositi di diossine al suolo che possono entrare nella catena alimentare costituendo un rischio potenziale.Il ministro della Salute, Renato Balduzzi ha infatti annunciato che farà eseguire studi di biomonitoraggio sugli allevatori della provincia di Taranto per rilevare l’andamento delle esposizioni ad elementi inquinanti dell’area industriale. I risultati di una indagine preliminare su 45 allevatori condotta dopo prelievi di sangue eseguiti dalla Asl di Taranto nel periodo novembre-dicembre 2010 segnalano infatti livelli di diossine e benzopirene nel sangue degli allevatori di masserie nel raggio di 15 chilometri dal polo industriale «sono consistentemente più elevati di quelli osservati a distanze maggiori». Ora, al netto delle polemiche tra ambientalisti, magistratura azienda, politici, sindacati e lavoratori, la via è quella della bonifica e della messa in sicurezza del sito che è contenuta nell’Aia, l’autorizzazione ambientale che si basa su questi dati. Dati che certificano l’esistente e indicano la strada a chi vuole che non si debba più scegliere tra salute e lavoro.
BALDUZZI RASSICURA LE FAMIGLIEIl cuore del quartiere Tamburi sono via Archimede e via Machiavelli, strade nate mezzo secolo fa all’ombra delle ciminiere dell’Ilva di Taranto dove la percentuale dei tumorii è più elevata. E qui, prima di partire, si ferma il ministro della Salute, Renato Balduzzi. Guarda le case intonacate di rosso perché non si veda la polvere di carbone accumulata nel parco minerario a pochi metri, che quando soffia il vento colora i balconi. Balduzzi ha appena incontrato nell’auditorium gremito della parrocchia di S.Francesco de Geronimo famiglie e volontari della Caritas e delle associazioni sanitarie. Un incontro non facile, lo sapeva, con persone da anni a contatto con i malati e i bisognosi, nonostante i ritardi e i silenzi della politica. Ma voleva ascoltarle.«I tarantini hanno ragione - commenta Balduzzi -sono 40 anni che non diamo loro attenzione». E nella sala parrocchiale, accanto all’arcivescovo Filippo Santoro, arrivato in questa città da nove mesi e che si sta adoperando a far da ponte per favorire il dialogo tra popolo e istituzioni, si sottopone a un autentico fuoco di fila. C’è la volontaria dell’Avo, l’associazione dei volontari ospedalieri, che ricorda come gli assistiti nell’ultimo anno siano cresciuti del 6% e chi lamenta la distanza tra Taranto e i servizi di oncologia in regione. Balduzzi assicura alle famiglie e ai volontari "Salute per Taranto"«un programma ambizioso di assistenza sanitaria in una situazione difficile. Qui manca tutto come mi dite? Occorre allora che con Regione e Asl abbia un incontro di chiarimento e riflessione. Non è accettabile che in realtà come Taranto e Statte dove c’è maggiore emergenza sanitaria non possa esserci uno standard qualitativo di risposta alto». L’arcivescovo Santoro sottolinea la sofferenza dei bambini e chiede particolare cura. Qualcuno tra il pubblico ricorda che manca in città un reparto di oncologia pediatrica. Balduzzi è d’accordo: «Partirà un progetto per Taranto che terrà monitorata la situazione e si occuperà di prevenzione. Aumenteremo i controlli sulle donne in gravidanza e sui cordoni ombelicali per rilevare problemi della primissima infanzia e quelli che compaiono più avanti». Don Nino Borsci è il parroco di S.Francesco e dirige la Caritas. Sul suo tavolo arrivano e richieste d’aiuto dei genitori che chiedono aiuto per pagare il biglietto di andata e ritorno per portare i bambini a curarsi al Gaslini di Genova o al Gemelli di Roma. «Ma oltre alla salute c’è il problema del lavoro - spiega - nella mia parrocchia ci sono i pescatori di cozze che hanno perso il lavoro. E poi ricevo ogni settimana da tutta la città richieste di aiuto per pagare affitti e utenze da persone dell’Ilva in cassa integrazione o da lavoratori dell’indotto che hanno perso il posto. Senza contare che alle giovani coppie che lavorano all’Ilva le banche non concedono più il mutuo. Chiediamo che venga coperto il parco minerario e sparisca la polvere di carbone. Il resto può venire bonificato gradualmente salvando il lavoro». Riflessione che vede concordi arcivescovo e ministro della Salute. Per il quale, comunque, i dati sui mitili tarantini non sono allarmanti: «La mia prima preoccupazione è la salute, ma accanto alla tutela dell’ambiente c’è quella dell’occupazione. E poi se si ferma l’Ilva, rischiano di chiudere Genova e Novi Ligure». «Non ho elementi per pensare che l’Ilva non voglia accettare le prescrizioni dell’Aia. Vanno rispettate perché sono votate a salvaguardare salute e posti di lavoro. Aggiorneremo il monitoraggio anche dentro l’Ilva ogni anno per vincolare l’autorizzazione ambientale a questi dati». Monitoraggio che costa un milione e che è disposto a finanziare se non verranno trovati i fondi. Padre Nicola Preziuso, cappellano dell’Ilva e responsabile della pastorale del lavoro, chiede di ragionare sullo spostamento dei minerali dentro gl immensi crateri delle cave di calcare. «Sono soddisfatto dell’incontro. Ma più di ogni altra cosa temo che il silenzio ripiombi sull’Ilva e Taranto. La magistratura prosegue la sua opera e io ho completa fiducia, ma il suo compito è estirpare i bubboni. Ci resta poco tempo per costruire».