"Preferisco ancora una volta leggere nei dati dell'astensionismo così come in quelli del voto effettivo, la volontà dei tarantini di non voler contrapporre la salute al lavoro, ma di ricercare una soluzione che possa difenderli entrambi". Lo dice l'arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro, commentando gli esiti del referendum di domenica scorsa a Taranto pro o contro la chiusura parziale o totale dell'Ilva.Per l'arcivescovo , "progettualità, tensione al bene comune e metodo salveranno Taranto. Partiamo dal concreto, prescindendo da qualsiasi posizione ideologica o foriera di divisione. Il primo passo - dice ancora monsignor Santoro - è quello che l'azienda applichi senza indugi e con massima scrupolosità l'Aia perché questa legge sia davvero rispettata. Auspico che ci sia una nuova stagione di sviluppo per la Puglia e per Taranto senza fossilizzarci sulla grande impresa. Smettiamo di essere l'uno contro l'altro. Il problema non può essere risolto ignorando uno dei due elementi della questione, in questo caso il lavoro, ma cercando percorsi condivisi. Da questa situazione drammatica è possibile uscire trasformando quella che è una calamità in opportunità di riscatto del bene comune attraverso una concertazione positiva tra istituzioni e società civile".Ieri monsignor Santoro a Roma ha incontrato papa Francesco nell'udienza generale del mercoledì. "Dopo essersi amichevolmente salutati - informa una nota stampa - l'arcivescovo ha subito chiesto al Papa "Santità preghi per la mia diocesi. Ci troviamo in un grave e ingiusto conflitto fra salute e lavoro. Diamo una speranza a questa bellissima città". Il Papa, informa la nota, "ha subito risposto:Prego per voi e vi benedico tutti".