Attualità

LAVORO E SALUTE. Taranto, protestano i lavoratori dell'Ilva

mercoledì 25 luglio 2012
​Un’improvvisa disoccupazione di massa “sarebbe irreparabile”. Per questo motivo l’arcivescovo di Taranto, Filippo Santoro ha invitato “tutti coloro che, in questi momenti, devono prendere decisioni importanti” ad agire “con senso di responsabilità nella direzione del bene comune”. Sono giorni convulsi a Taranto: da un lato la tutela della salute dei lavoratori dell’Ilva e di tutti gli abitanti della città, dall’altro il rischio che migliaia di persone restino senza lavoro. Nel capoluogo ionico da giorni circolano voci di un imminente sequestro degli impianti che potrebbe essere disposto dalla magistratura a seguito dei risultati delle perizie sull'inquinamento ambientale. Il 30 marzo scorso, in occasione della chiusura dell'incidente probatorio legato all'inchiesta a carico dei vertici dell'Ilva per disastro ambientale, 8.000 operai e impiegati del Siderurgico manifestarono per le strade della città con un sit-in conclusivo sotto la sede del Comune. In città c'è grande attesa per le decisioni della magistratura che potrebbe disporre il sequestro degli impianti dell'area a caldo, in seguito all'esito delle perizie sull'inquinamento disposte nell'ambito dell'inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici dell'azienda. "Saluto con favore l'accelerarsi dell'azione politica di questi giorni e il coinvolgimento del governo che risponde alla necessità, anche da me più volte sollecitata, di far assumere il ‘caso Taranto’ come questione nazionale -ha commentato monsignor Santoro-. Per giungere alla tanto auspicata ambientalizzazione della fabbrica, alla conciliazione tra il diritto al lavoro e quello alla salute, sarà necessaria la disponibilità al sacrificio di tutte le parti in causa, accogliendo ragionevolmente tutte le decisioni che saranno assunte. Sosteniamo altresì, il diritto al lavoro, che oltre ad essere garantito dalla nostra Costituzione, è fonte non solo di sostentamento ma, soprattutto, di dignità per ogni uomo".Oggi i lavoratori dell’Ilva hanno incrociato le braccia per due ore. Lo sciopero è stato indetto dai sindacati Fim, Fiom e Uilm e ha interessato anche la statale 106 e la statale 7 “Appia” che sono state occupate dai 5mila lavoratori dell’Ilva che avevano aderito alla manifestazione. Resta invece il presidio permanente di una rappresentanza di sindacalisti ed operai sul cavalcavia davanti alla direzione dello stabilimento. "Quella di oggi è solo la prima iniziativa, ma ne seguiranno delle altre molto più pesanti nei prossimi giorni perché i lavoratori non reggono più questa situazione i cui viene messo in discussione il loro futuro occupazionale", ha detto Mimmo Panarelli, segretario territoriale della Fim Cisl di Taranto.Il timore dei sindacalisti e dei lavoratori è che non sia possibile effettuare lo stop dell’area “a caldo” dell’Ilva. “È impossibile –taglia corto Panarelli-  Chi sostiene che è possibile fermare l'area a caldo dello stabilimento e che può esistere solo l'area a freddo non sa quello che dice. Questo è uno stabilimento a ciclo integrale: se si chiude l'area a caldo deve chiudere l'intero sito. E sarà la morte di Taranto". Nessuna novità, intanto, dal fronte giudiziario. Si continua a dare per imminente il sequestro da parte della magistratura, che ha indagato i vertici societari e aziendali dell'Ilva del reato di disastro ambientale colposo e doloso, ma il provvedimento del gip Patrizia Todisco non c'è ancora, né sino a stamattina risultava essere stato depositato. Per domani infine è convocato a Roma il nuovo vertice fra i ministeri dell'Ambiente, della Coesione territoriale e dello Sviluppo economico insieme alla Regione Puglia, ai parlamentari della regione, alle istituzioni di Taranto per mettere a punto il piano di bonifica dell'area di Taranto. All'incontro, che ha già avuto un primo momento giovedì scorso, parteciperanno anche sindacati e Confindustria.