L’11 novembre 2012, con una marea di 149 centimetri (la quinta di sempre), il Mose avrebbe contenuto l’acqua in laguna a 95 centimetri. E i 143 centimetri del 12 febbraio scorso i veneziani non li avrebbero neppure visti, se ci fossero state le dighe mobili: l’acqua si sarebbe fermata a quota 89.
Ancora tre anni di attesa e nel 2016 la paura dell’alta marea resterà nella memoria dei veneziani. Così, almeno, assicurano gli esperti del consorzio Venezia Nuova, che sta realizzando l’imponente sistema di salvaguardia della città, voluto strenuamente da una parte della città, osteggiato con determinazione dagli altri.
Ma ci siamo. Nei prossimi giorni, non appena si consoliderà il bel tempo, sarà calata in acqua la prima delle 21 paratoie alla bocca di porto di Lido Nord. I cassoni ci sono già. Dovranno contenere e far ruotare lastre d’acciaio lunghe 18 metri e mezzo, larghe 20 e spesse 3. È la prima di 78 pontoni, le dighe appunto, che saranno piazzate anche davanti ad altre tre bocche di porto: Lido Sud, Malamocco e Chioggia. Fine dei lavori il 2016. Costo dell’opera, 5.493 milioni di euro. Ben 4 mila gli addetti: ovvero la più grande opera pubblica in corso nel nostro Paese. Siamo a tre quarti dell’opera. E a sentire il consorzio, gli effetti positivi di questo sistema di protezione si avranno a Venezia e Chioggia già con una marea a quota 90 centimetri, quando le dighe cominceranno ad alzarsi. Lido Nord, dunque, rappresenta la prima tappa. In mezzo alla bocca di porto è stata piazzata un’isola artificiale: è da qui che la prima paratoia, costruita come le altre a Monfalcone e perfezionata a Marghera, verrà agganciata al cassone cementato al fondale.
Seguiranno altre tre paratoie. Durante l’estate saranno messe in funzione per verificare il loro esercizio, attraverso con le cosiddette “prove in bianco”. A ottobre, si materializzerà il varo - con il grande ascensore di Malamocco (brevetto Syncrolift della Rolls Royce) - dei cassoni che saranno posizionati nella trincea sul fondale dell’altra bocca di porto, quella di Lido Sud. Questo significa che entrambe le barriere potranno funzionare dal prossimo anno (probabilmente inoltrato). Da sole, ovviamente, non saranno sufficienti a bloccare le punte massime di marea. Bisognerà aspettare il completamento dell’infrastruttura. Ed ecco che, contemporaneamente, troveranno collocazione i cassoni delle altre due barriere, quelle di Malamocco e Chioggia.
All’Arsenale di Venezia, intanto, è già attivo in un edificio messo in sicurezza, il Centro di controllo per la gestione del Mose. «Sono certo che alla fine del 2016 l’acqua alta sarà eliminata da Venezia – assicura il presidente del consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati –. O, meglio, resterà solo piazza San Marco che, nelle sue zone più basse, potrà essere ancora allagata, almeno fino a quando non realizzeremo il sistema di smaltimento delle acque». Il costo? Sarà di 5 milardi e mezzo. La cifra disponibile è di 3.659 milioni. La recente legge di stabilità ne ha stanziati 1.095, il Cipe 180. Fatti i conti, resta un residuo di 559 milioni che serviranno per l’inserimento architettonico e paesaggistico del Mose, per interventi di recupero ambientale concordati con l’Ue e per completare il centro di gestione e manutenzione all’Arsenale. Dove, però, non si sa ancora chi opererà nella gestione del sistema, che si prevede già molto costosa: il consorzio che sta provvedendo alla costruzione o chi altro? L’importante è sapere che quando ci saranno le condizioni per una marea di 110 centimetri, le paratoie verranno attivate già a partire dai 65 centimetri. In 30 minuti le dighe saranno verticali e l’acqua in laguna dovrebbe rimanere fra gli 80 e 90 centimetri. In recenti occasioni è salita anche a quota 140. A meno che si riempia d’acqua proveniente dall’entroterra, in caso di piogge intense ed ininterrotte. Per la difesa ordinaria dall’acqua alta, Venezia ha potuto contare, in questi anni, sui fondi della legge speciale (spesso arrivati con ritardo). La legge obiettivo, invece, ha messo a disposizione nel frattempo 7,836 miliardi di euro. Di questi, 2,8 miliardi sono andati al consorzio per opere extra Mose, 1,9 miliardi alla Regione, 2,3 miliardi ai Comuni e 624 milioni ad altri enti.