Caso Ilaria Alpi. Omicidio Alpi, assolto l'unico accusato
Il somalo Hashi Omar Hassan non ha ucciso Ilaria Alpi e il suo operatore Miran Hrovatin. Al termine del processo di revisione, la Corte d’appello di Perugia lo ha assolto dall’accusa di omicidio che lo ha costretto a passare 16 anni in carcere, nonostante avesse continuato a proclamarsi innocente. I giudici, finalmente, gli hanno creduto. Il caso era stato riaperto un anno fa da Chi l’ha visto: il “supertestimone” Gelle, rintracciato a Londra, aveva ammesso di essersi inventato tutto e di essere stato pagato “dagli italiani” per indicare un capro espiatorio. Durante la lettura della sentenza, Hassan era in aula insieme alla madre di Ilaria Alpi, Luciana, che ha sempre sostenuto la sua estraneità al duplice delitto. La donna si è detta "contenta" per Hashi Omar Hassan "che dopo quasi 16 anni di carcere è riuscito ad avere la libertà" ma "è molto amareggiata e depressa" per la figlia. "Perché è come se lei e Miran Hrovatin fossero morti per il caldo che faceva aMogadiscio" ha detto al termine dell'assoluzione dell’udienza.
>>> Armi, rifiuti e servizi nelle carte desecretate
La verità su ciò che avvenne a Mogadiscio il 20 marzo 1994 resta dunque tutta da scrivere. Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono uccisi a sangue freddo da uomini armati, mentre stavano conducendo una delicata inchiesta sul traffico d’armi e di rifiuti tossici tra Italia e Somalia. Le indagini della magistratura e della Commissione parlamentare d’inchiesta hanno trovato elementi concreti che portano a pensare che il movente sia da ricercare proprio in quegli oscuri ambienti: la giornalista del Tg3 e il suo operatore potrebbero essere stati fermati prima di poter rivelare quanto avevano scoperto. Gli autori del delitto, però, non sono mai stati trovati. E tantomeno i mandanti. Ora il caso è completamente riaperto: qualche indicazione potrebbe arrivare dall’enorme mole di documenti desecretati per volere della presidente della Camera Laura Boldrini. In quelle carte ci sono testimonianze inquietanti su quanto avveniva negli anni ’80 e ’90: dietro le quinte della Prima Repubblica si muovevano faccendieri, elementi dei servizi segreti, malavitosi e criminali assortiti che tiravano le fila di giganteschi traffici illeciti, compresi quelli riguardanti scorie radioattive. Ilaria Alpi, con le sue inchieste, aveva alzato il tappeto. E sotto aveva trovato parecchio sporco.