La proposta. Il volontariato ora si candida. «Sia patrimonio dell'Unesco»
La candidatura del volontariato come patrimonio culturale immateriale Unesco non è soltanto la richiesta di un riconoscimento formale dell’impegno gratuito di milioni di persone. Si tratta piuttosto di accreditare una volta per tutte la solidarietà attiva come principio irrinunciabile e fondante di ogni democrazia moderna. E se per lungo tempo si è faticato a far comprendere l’importanza delle reti di prossimità, la pandemia dovrebbe aver reso evidente a tutti quanto invece non se ne possa fare a meno. Ieri al Senato la presentazione alla stampa della candidatura, su iniziativa del senatore Antonio De Poli, questore a Palazzo Madama: «L’idea era già stata annunciata al termine della cerimonia che ha nominato Padova capitale europea del volontariato – ha chiarito il senatore Udc – ma in molti hanno lavorato per questo negli ultimi due anni e si tratta di uno sforzo al quale abbiamo contribuito tutti assieme».
Come ha ricordato Riccardo Bonacina, fondatore di Vita, è stato lo stesso capo dello Stato, Sergio Mattarella, a sottolinea- re l’errore di chi tende a derubricare l’intero settore come impegno ascrivibile ai tempi residuali della vita. Quando invece costituisce una dimensione fondamentale della vita sociale. D’altronde, ha evidenziato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, «è stata la Corte costituzionale, con una sentenza del 2020, a rimarcare come gli enti che si occupano di volontariato siano soggetti rivolti a perseguire il bene comune e a svolgere attività di interesse generale ». E questo certamente non vale soltanto per il nostro Paese, che pure eccelle nel Terzo settore, ma anche per chiunque abbia a cuore giustizia sociale e carità: «Da domani inizierà un cammino europeo assieme a tutti gli organismi che si occupano di volontariato – ha annunciato Emanuele Alecci, presidente di Padova capitale europea del volontariato –. Questo per fare in modo che la candidatura abbia maggior consistenza e che l’Europa tutta si appoggi su basi di giustizia».
Ma perché il volontariato è così necessario? La realtà, come messo in luce da Francesco Rocca, presidente di Croce Rossa Italiana, è che gli oltre sei milioni di persone che prestano servizio gratuito in Italia sui territori sono in grado di raggiungere «tutti coloro che anche le migliori leggi non riescono a toccare nei loro bisogni più profondi», come la pandemia ha dimostrato. Il lavoro di sostegno alla candidatura richiederà almeno un anno e si avvarrà anche dell’appoggio dell’Anpas: «Sosterremo l’iniziativa perché il settore – ha spiegato il virologo e presidente Anpas Fabrizio Pregliasco – ottenga il riconoscimento Unesco e venga favorita una più completa conoscenza del Terzo settore da parte delle istituzioni».
Va però ricordato che il volontariato non è solo solidarietà e prossimità sociale. Ma anche cultura e identità. Solo attraverso le ProLoco, come ha ricordato il presidente nazionale Unpli, Antonino La Spina, operano «600mila volontari in 6mila località per un totale di 25 milioni di ore donate». Per questo, ha spiegato, «abbiamo accolto con grande entusiasmo la proposta ». Senza contare il fondamentale contributo all’integrazione: «Il nostro lavoro è anche e soprattutto inclusivo – ha detto Paola Capoleva, presidente del Csv Lazio –. Molti immigrati sono diventati a loro volta volontari e il loro esempio incide profondamente nella coscienza di tutti». Tra i componenti del Comitato promotore che ha portato avanti l’iniziativa, oltre al presidente del Fai, Andrea Carandini, e dell’associazione Luciano Tavazza, Giuseppe Lumia (presente ieri mattina in Senato), ci sono anche i direttori del Corriere della Sera, Luciano Fontana, e di Avvenire, Marco Tarquinio. Forte sostegno è arrivato anche dal vicepresidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, che ha descritto i volontari come portatori dei «principi essenziali per la convivenza e la collaborazione delle tante diversità che dovranno vivere insieme nel mondo che ci aspetta».