Attualità

Nuova influenza. Il virologo: facile vincere la malattia

Giovanna Sciacchitano domenica 19 luglio 2009
Dall’11 giugno per la nuova influenza è pandemia, ma non bisogna preoccuparsi perché non si tratta di un virus particolarmente “cattivo”. «È come una normale influenza che comporta tre giorni di febbre, malessere, mal di gola e naso chiuso e dalla quale si guarisce curandosi e usando il buon senso – spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano –. L’allarme lanciato dal viceministro alla Salute Ferruccio Fazio riguarda soprattutto le conseguenze sociali ed economiche che potrebbe avere un contagio di vaste proporzioni. Per quanto riguarda la gravità, non bisogna dimenticare che lo scorso anno 5mila persone sono morte per la normale influenza stagionale»Per il momento i contagi in Italia sono stati contenuti. Come mai?C’è stato uno sforzo notevole a livello di controlli, inoltre siamo un Paese meno aperto alle rotte internazionali rispetto all’Inghilterra. Ma nel pieno dell’estate, con la velocità di trasmissione della malattia, possiamo aspettarci circa 20mila casi. Se per assurdo gli organismi sanitari non dovessero intervenire in futuro potrebbero ammalarsi anche 13 milioni di persone».Come si trasmette il virus?«Come per le normali influenze, per via aerea, con le goccioline della tosse e gli starnuti. Evitare, se possibile, i luoghi affollati e lavarsi spesso le mani con un detergente sono buone norme per ridurre le possibilità di contagio». Quest’autunno saranno disponibili due vaccini?«Da metà settembre dovrebbe essere proposto quello dell’influenza stagionale, l’ “australiana”, e in parallelo, probabilmente in ottobre, quello per la nuova influenza».Chi dovrà cautelarsi contro la nuova influenza?«Chi lavora nei servizi essenziali e i soggetti giovani a rischio (per esempio, con problemi cardiaci o respiratori cronici o i diabetici). In generale, l’obiettivo è quello di vaccinare il 30-40% della popolazione».Per curarsi si ricorrerà agli antivirali?«Saranno usati per i casi più gravi. Bisogna ricordare che questi farmaci non sono essenziali per la guarigione ed occorre farvi ricorso con giudizio per evitare che, come accade con gli antibiotici, acquisiscano resistenze».