La Chiesa romena esprime «sdegno e mortificazione» per i crimini compiuti da suoi concittadini. Sentimenti, sottolinea il presidente dei vescovi monsignor Robu, che animano tutti i romeni onesti in Italia. Parole apprezzate dal ministro degli Esteri Franco Frattini, che ieri ha incontrato il suo omologo di Bucarest, Cristian Diaconescu, per un difficile dialogo sulla sicurezza. Incontro che è servito alla Farnesina a ribadire l’accoglienza dell’Italia per gli immigrati onesti, ma il rigore per i delinquenti, che dovrebbero scontare la pena a casa loro. L’arcivescovo di Bucarest Ioan Robu, presidente della Conferenza episcopale romena, in una lettera al presidente della Cei Angelo Bagnasco condanna dunque «tutti i crimini e altri generi di infrazioni perpetrati in Italia» da alcuni connazionali. «Tutto il male fatto da loro – scrive il presule – ci mortifica e ci riempie di sdegno». «Sono convinto – sottolinea l’arcivescovo Robu – che questi sono i sentimenti di tutti i romeni, anche di quelli che lavorano in Italia rispettando se stessi e i loro fratelli italiani». Il presidente dei vescovi romeni ringrazia quindi la Chiesa italiana per «la buona e fraterna accoglienza» che ha «sempre dimostrato alle comunità romene, mettendo a disposizione chiese e spazi per un’adeguata pastorale», così come per le ripetute prese di posizione «a favore degli immigrati nello spirito di solidarietà e carità fraterna». Una presa di posizione che Franco Frattini sottolinea in modo particolarmente positivo, apprezzando la sensibilità della Chiesa romena che dimostra di avere centrato il problema. Il suo «grazie» il titolare della Farnesina lo esprime pubblicamente, alla conferenza stampa in serata che segue l’incontro col suo collega romeno Cristian Diaconescu. Dopo giorni di puntualizzazioni al di qua e al di là dei Balcani, è il giorno in cui si cerca il chiarimento. Ma il dialogo resta difficile. Frattini chiede di rivedere gli accordi tra i due Paesi. Servono più poliziotti romeni per collaborare con l’Italia nella repressione del crimine, dice, visti gli ottimi risultati ad esempio sullo stupro alla Caffarella. Ma non solo. I romeni condannati in Italia, aggiunge, dovrebbero scontare la loro pena nelle patrie galere. E le autorità romene dovrebbero segnalare all’IL talia i soggetti poco raccomandabili che si affacciano alle nostre frontiere. Due punti, questi ultimi, sui quali Bucarest non sembra disponibile. Diaconescu prima di tutto esprime preoccupazione per la xenofobia strisciante nell’opinione pubblica. La percezione che ha l’Italia dei romeni, dice, è distorta: i crimini di poche migliaia rovinano la reputazione di un milione di lavoratori onesti. Poi entra nel merito: «Il principio fondamentale della non colpevolezza fino alla condanna – sottolinea – deve valere per tutti i cittadini Ue, siano essi romeni o italiani. E la libera circolazione è uno dei principi fondamentali dell’Unione. Tutti i cittadini Ue sono europei allo stesso modo. Non apprezzo una certa retorica che non fa parte dei valori europei ». «L’Italia – ribadisce Frattini – chiarisce una volta per tutte che noi accogliamo e continueremo ad accogliere i romeni che lavorano rispettando la legge, ma al tempo stesso che saremo fermissimi con chi non la rispetta ». Non siamo certo noi, sostiene, i più duri: «La Francia ha espulso solo nel 2008 oltre 7.000 cittadini romeni, l’Italia circa 40, quindi le rassicurazioni le debbono dare i romeni a noi, che non ci siano più criminali romeni nelle nostre strade». E l’Italia, aggiunge, rispetta «per prima» il principio della presunzione di innocenza. Ma chiede alla Romania di fare scontare nelle proprie carceri la pena inflitta ai cittadini romeni: «Si tratta – dice Frattini – di 900-1.000 rumeni condannati in modo definitivo. È giusto che scontino il carcere in Romania. Sarebbe un gesto di buona volontà». Se l’Italia dunque «accoglie bene i 990 mila rumeni perbene che lavorano e rispettano le leggi, alla Romania chiediamo di temperare gli effetti di quei 10mila che creano problemi ». Nei rapporti tra Roma e Bucarest d’altronde non può non pesare l’aspetto economico: in Romania, ricorda Frattini, ci sono 27 mila società italiane e quasi altrettante sono ormai quelle romene in Italia. «Consideriamo la Romania un partner assolutamente strategico: io sono stato uno dei principali avvocati della Romania nell’Unione europea». Ruolo che Diaconescu non ha difficoltà a riconoscere publicamente. Ma sul fronte della sicurezza la collaborazione piena tra i due Paesi sembra di là da venire. Il cardinale Bagnasco L’arcivescovo Robu