Sanità. Vaiolo delle scimmie, «in Italia situazione sotto controllo». Cosa si rischia
Il primo caso di vaiolo delle scimmie risale al 1958
L’Italia tiene alta la guardia verso il vaiolo delle scimmie (Mpox) dopo che mercoledì l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato l’emergenza sanitaria pubblica di rilievo internazionale nei confronti di questo virus. In particolare preoccupa il ceppo (clade 1), che non solo si è diffuso velocemente in alcuni Paesi dell’Africa (nella sola Repubblica democratica del Congo dall’inizio dell’anno oltre 14mila casi e 524 morti), ma ha già raggiunto l’Europa e l’Asia: giovedì 15 è stato segnalato il primo paziente in Svezia e ieri in Pakistan.
La clade I del Mpox è clinicamente più severa, più trasmissibile e più letale. E tale quindi da aver preoccupato maggiormente anche i Centri per il controllo delle malattie (Cdc) dell’Africa, il cui direttore generale, Jean Kaseya, già martedì 13 dichiarava lo stato di emergenza per il continente africano, ricordando che «da maggio 2022 a luglio 2023, Mpox è stato dichiarato emergenza sanitaria pubblica di rilievo internazionale, ma l’Africa non ha ricevuto un sostegno adeguato e quando i casi si sono fermati in altre parti del mondo, è calato il silenzio sull’aumento dei casi in Africa». Oltre alla Repubblica democratica del Congo, il contagio era stato segnalato in almeno 12 altri Paesi, tra cui alcuni (Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda), mai colpiti prima. Il giorno successivo è stato il direttore generale dell’Oms, Tedros Ghebreyesus, ha dichiarare nuovamente l’emergenza internazionale.
Il vaiolo delle scimmie, segnala il sito dell’Istituto superiore di sanità (Iss), è stato identificato per la prima volta negli uomini nel 1970 in Africa centrale. Si manifesta, chiarisce il ministero della Salute, con eruzioni con vescicole, febbre, linfonodi ingrossati, infiammazione e dolore a livello rettale: il tutto può essere accompagnato da mal di testa, debolezza e dolori muscolari. La diagnosi è prevalentemente clinica, poi confermata da esami di laboratorio. La malattia in genere dura da due a quattro settimane, salvo complicazioni. La trasmissione del virus avviene per stretto contatto con una persona infetta, in particolare per contatto diretto con le lesioni delle pelle e delle mucose o con i fluidi corporei; durante l’attività sessuale, nei faccia a faccia prolungati attraverso goccioline di saliva, e per contatto con oggetti contaminati (indumenti, asciugamani, stoviglie). A differenza della diffusione nel 2022-23, virus della clade II, che riguardava perlopiù uomini che fanno sesso con altri uomini, quest’anno il contagio si è diffuso molto tra i giovani, anche bambini piccoli, e le donne.
Anche se continua a prevedere che l’impatto della malattia sarà basso in Europa, il Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (Ecdc) ha messo in guardia coloro che si mettono in viaggio verso i Paesi africani più colpiti dalla malattia, e ha previsto che «dobbiamo essere preparati a un maggior numero di casi di clade I importati», ha detto la direttrice dell’Ecdc, Pamela Rendi-Wagner. Tra le azioni consigliate: «Garantire un’efficace sorveglianza, test di laboratorio, indagini epidemiologiche e capacità di tracciamento dei contatti sarà fondamentale per individuare i casi di Mpox clade I nel continente e attivare qualsiasi risposta».
Ieri una nota del capo dipartimento della Prevenzione del ministero della Salute, Mara Campitiello, segnalava che «la situazione epidemiologica in Italia al momento è sotto controllo poiché non sono stati accertati casi del nuovo ceppo (clade I) di Mpox. I nostri uffici sono in costante contatto con gli organismi internazionali, per elaborare misure condivise». Sono stati attivati i canali operativi con l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e con l’Iss per la pianificazione di strategie di contenimento del rischio nell’eventualità di variazione dello scenario attuale e si sta procedendo con il rafforzamento della rete di sorveglianza diagnostica su tutto il territorio nazionale. Le indicazioni diramate nel 2022 dal ministero della Salute prevedevano che chi avesse sintomi riferibili alla malattia dovesse rivolgersi al proprio medico e, se il contagio fosse stato confermato, mettersi in isolamento.
Contro la malattia esiste un vaccino, Mva-Bn (virus vaccinico vivo Ankara modificato), autorizzato dall’Agenzia europea dei medicinali per gli over18, che nella precedente emergenza del 2022-23 veniva consigliato alle persone con comportamenti a rischio. Si segnalava anche che le persone che erano già state vaccinate contro il vaiolo umano, in Italia i nati fino al 1981, potevano mantenere un certo grado di protezione anche contro il Mpox.
Di fronte all’attuale emergenza, l’alleanza internazionale per i vaccini Gavi, ha previsto di costituire – nella prossima strategia quinquennale a partire dal 2026 – una scorta di vaccini Mpox simile a quelle esistenti contro colera, Ebola, meningite e febbre gialla.
La fornitura di vaccini è particolarmente richiesta nella Repubblica democratica del Congo, dove il contagio del virus (clade I) colpisce molti bambini e adolescenti, segnala Justin B. Eyong, epidemiologo di Medici senza frontiere (Msf): «Le persone sotto i 15 anni rappresentano il 56% dei casi e il 79% dei decessi per Mpox nel 2024 in Repubblica Democratica del Congo». E l’azienda danese (con sedi anche in Germania, Svizzera e Stati Uniti) produttrice del vaccino ha già chiesto all’Ema l’autorizzazione per l’uso nei giovani da 12 a 17 anni, dichiarando di essere in grado di fornire 10 milioni di dosi nei Paesi africani entro la fine del 2025. Le quotazioni della società biotech hanno guadagnato il 18%, da inizio anno il 261%.