Nuovo colpo di scena nella vicenda Stamina. Il tribunale
dell’Aquila ha infatti disposto che gli Spedali Civili di Brescia consentano le
infusioni del misterioso metodo, proposto come terapia per malattie sinora
incurabili e ancora in attesa di un giudizio della Commissione ministeriale,
per Noemi, la bambina abruzzese di 2 anni che è stata insieme alla piccola
Sofia, toscana, uno dei primi casi sottoposti al discusso trattamento ideato da
Davide Vannoni e Marino Andolina. Il giudice ha anche nominato la persona che
dovrà curare l’infusione, e anche qui si tratta di una decisione destinata a
far molto discutere: si tratta infatti di Erica Molino, la biologa di fiducia
di Vannoni della quale nel febbraio scorso il commissario straordinario
dell’ospedale bresciano Ezio Belleri scoprì la mancata iscrizione all’albo professionale.
La Molino dovrà di fatto sostituire il personale degli Spedali Civili, che da
tempo si rifiuta di praticare le infusioni sul cui contenuto – incredibilmente
– c’è ancora il mistero più assoluto. Il tribunale aquilano ha sancito che a
partire dal 25 luglio Noemi – affetta da Sma1 e che con i suoi genitori
nell’autunno scorso era stata accolta dal Papa a Casa Santa Marta – torni ad
accedere al protocollo Stamina. La sentenza su Noemi è la terza emessa nelle
ultime settimane su casi analoghi: prima dei giudici abruzzesi si erano
pronunciati il tribunale di Trapani, che aveva nominato il presidente locale
dei medici Giuseppe Morfino come coordinatore per le infusioni su un bimbo
siciliano a Brescia a partire dal 16 luglio, e il tribunale di Pesaro, che invece
ha individuato come figura di riferimento per un piccolo affetto da morbo di
Krabbe lo stesso Andolina, peraltro sotto inchiesta della Procura di Torino.