Attualità

Il caso. Multe e proibizioni, il sovranismo linguistico di Fdi

Francesco Riccardi venerdì 31 marzo 2023

L’Eni si prepari: non potrà più avere un Chief Financial Officer, ma solo un italianissimo Responsabile Finanza. E basta cercare un Tax planning and Monitoring specialist, come sta facendo ora l’Enel: dovrà accontentarsi di un più verace Esperto di pianificazione e monitoraggio fiscale. Al bando i corsi di laurea solo in inglese del Politecnico di Milano e proibite le conferenze scientifiche in lingua straniera se prive di traduzione simultanea nell’idioma patrio. Sanzioni previste: multe da 5mila a 100mila euro.
È lo scenario prospettato da una proposta di legge (AC 734) con primo firmatario il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia: «Disposizioni per la tutela e la promozione della lingua italiana e istituzione del Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana». Un testo, composto da 8 articoli presentato lo scorso dicembre ma ”notato” adesso, che si caratterizza per l’ottica «di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria». Solo una proposta, al momento, che potrebbe non essere mai approvata ma che è comunque significativa.

Il punto principale, infatti, è la difesa della nostra lingua, in particolare in tutta la comunicazione pubblica. «Sono ormai anni che studiosi, esperti e istituzioni come l’Accademia della Crusca denunciano il progressivo scadimento del valore attribuito alla nostra lingua e segnalano l’importanza di una maggiore tutela dell’italiano e del suo utilizzo anche nella terminologia amministrativa da parte dello Stato, delle sue articolazioni territoriali e degli strumenti di diffusione culturale pubblici – si legge nella presentazione della proposta di legge –. L’uso sempre più frequente di termini in inglese o derivanti dal linguaggio digitale, infatti, è diventato una prassi comunicativa (...) che immiserisce e mortifica il nostro patrimonio linguistico».

Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli - ANSA

E su questo come dar torto all’onorevole Rampelli. La pubblica amministrazione deve parlare ai cittadini nel modo più chiaro e comprensibile possibile e qui occorrerebbe aprire anche l’annosa questione del burocratese, anch’esso lingua straniera ai più. Ma la politica dovrebbe essere la prima a rispettare il principio soprattutto quando la traduzione in italiano è a portata di mano. Bando dunque alla Flat tax di cui Rampelli & alleati parlano a ogni piè sospinto in favore di una Tassa piatta, basta l’orrenda Spending review e avanti con la Revisione della spesa e fine di tutti i Jobs Act e Family Act, quando si possono chiamare semplicemente Testo unico sui lavori o sulla famiglia senza darsi arie da legislatori d’Oltreoceano. Niente più (ed è certo un bene) operazioni di Cashback da parte del governo.


Così pure è importante valorizzare la nostra lingua e ben vengano i previsti comitati di tutela e promozione. Senza però scadere nel nazionalismo e nel sovranismo linguistico. Nell’illusione che tutto sia traducibile in italiano, compresi i termini informatici e delle telecomunicazioni, ad esempio. Come se la globalizzazione non esistesse. Come se la lingua della scienza e dell’economia internazionali non fosse cambiata. Il greco, il latino e anche l’italiano sono state e sono ancora le lingue alla base della medicina. Ma come tutte le lingue anche questa evolve e può sfiorare il ridicolo pretendere che tutte le conferenze scientifiche si tengano in italiano o con traduzione simultanea.

Proibire i corsi solo in inglese nelle università, limitare l’insegnamento delle lingue nei licei, rischia di avere come unico effetto quello di isolare il nostro sistema d’istruzione superiore e danneggiare i nostri studenti. Illudersi che basti una legge per fermare la globalizzazione o per affermare l’italiano come lingua unica della comunicazione nazionale e internazionale potrebbe costarci caro. Molto più delle multe previste, per quanto salate.