Il sondaggio. «Aborto spesso indotto da povertà. Giusto aiutare le donne a ripensarci»
La conferenza stampa promossa da Pro Vita & Famiglia
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In altre parole, se l’interruzione di gravidanza è prevista da una legge confermata per referendum della maggioranza degli italiani, è altrettanto vero anche che una quota maggioritaria ritiene che dovrebbe darsi spazio anche alla prevenzione – prevista peraltro dalla stessa legge 194, ma completamente trascurata – di quello che resta comunque un dramma, per la donne, spesso costrette dagli eventi. I dati evidenziano, inoltre, una stretta correlazione a livello locale fra i tassi di natalità più bassi e i più alti dati di abortività. E il 62% degli italiani ritiene che affrontare la crisi demografica dovrebbe essere una priorità. Ed è interessante notare che lo pensano soprattutto i giovani sotto i 34 anni (fascia nella quale la percentuale sale 81%) che appaiono i più preoccupati per il loro futuro, anche per le note implicazione relative alla tenuta del sistema del Welfare e del sistema pensionistico evidenziate dal demografo Gian Carlo Blangiardo, presidente dell’Istat. Per il 58% degli intervistati under 34 si dovrebbero inoltre «sensibilizzare le donne, anche minorenni, per disincentivare l'aborto». In cima ai fattori che, nella considerazione generale, sono ritenuti all’origine della scelta di abortire ci sono le difficoltà economiche (per il 36% degli intervistati), seguite dalla difficoltà di conciliazione con la carriera, o con lo studio (13%), difficoltà familiari (10%) solitudine e abbandono (8%). Cruciale la questione del lavoro: l'80% delle donne intervistate ritiene che non ci sia sufficiente possibilità di conciliare vita e lavoro..
Tutte questioni che rimandano, o almeno dovrebbero rimandare, alla opportunità di un intervento volto a contrastare le condizioni di solitudine o indigenza considerate causa principale di una scelta dolorosa. «Abbiamo aiutato a nascere 940 bambini e nessuna mamma si è mai pentita», racconta Francesca Siena, presidente del Centro di Aiuto alla Vita Ardeatino, a Roma. Una bella esperienza, la sua, che la ha portata alla scelta di abbandonare il lavoro, per dedicarsi a quello di aiutare le madri in difficoltà a condurre in porto la loro gravidanza. Mamme come Mara, «che ora dice sempre: “Quando pensavo fosse finito tutto per me, invece da lì è iniziato”. Il colloquio previsto dalla “194” non si fa. C’è un muro – denuncia – che ci impedisce di portare il nostro aiuto a queste donne che si sentono abbandonate da tutti, e che – se aiutate – poi scelgono di non abortire, e ne sono felici».Le giovani coppie, per due italiani su tre (67%), non hanno sufficiente libertà e possibilità di formarsi una famiglia. E proprio le misure per la stabilità e la flessibilità del lavoro sono considerate le più urgenti (per il 36% degli intervistati) per favorire la maternità. Una donna lavoratrice per il 73% degli italiani teme, infatti, ripercussioni sul lavoro per la scelta di avere dei figli. «I giovani hanno il desiderio di guardare le stelle – conclude Maria Rachele Ruiu, di Pro Vita & famiglia – ma se il politicamente corretto li racconta all’incontrario, il nostro compito invece è accogliere questo loro desiderio, sostenerli, non lasciarli soli»..