Il Comune chiude l’asilo paritario e ne apre due, uno statale e uno tutto suo. È questo, per ora, l’epilogo del caso Bianzè, il paesino del Vercellese il cui sindaco ha sfrattato la scuola materna dai locali in cui, per oltre 150 anni, sono cresciute generazioni di bianzinesi. Se il Tribunale di Vercelli non accoglierà il ricorso dei genitori che amministrano l’asilo e non ne restituirà l’uso, i locali dovranno essere sgombrati per fare spazio a una nuova sezione statale dell’Istituto comprensivo di Tronzano e ad una seconda sezione, creata ad hoc dal Comune. Apparentemente, un passaggio di consegne vantaggioso per le famiglie che non dovranno pagare alcuna retta. In realtà, da quando si è aperto il caso sono cadute una dopo l’altra tutte le motivazioni addotte dall’amministrazione comunale per cancellare un secolo e mezzo di parità scolastica e ora emergono forti dubbi circa l’imparzialità del ministero dell’Istruzione. La decisione del sindaco Maurizio Marangoni di chiudere l’asilo scatta in primavera. Ufficialmente, dovrebbe venire incontro ai cittadini meno abbienti, offrendo un servizio gratuito. In realtà, a Bianzè gli indigenti sono talmente pochi che ogni anno restano inutilizzate tre rette gratuite delle quattro previste dalla vecchia materna. L’Arcivescovo di Vercelli, Enrico Masseroni, cerca una mediazione e propone di affiancare all’asilo paritario una sezione statale; la Regione si allinea e autorizza la statale; Marangoni chiede ugualmente al Tribunale di mettere i sigilli all’asilo paritario; il provvedimento viene adottato venerdì e la rissa si sposta nelle aule di tribunale, con i genitori a resistere, sostenuti dalla Fism, la federazione delle scuole paritarie. Da quella che sembra una bega di paese, emerge intanto il ruolo dell’Istituto comprensivo di Tronzano. La materna di Bianzè è l’unica paritaria della zona: di questi tempi, i suoi 39 alunni fanno gola. Quando si capisce che la nuova sezione statale da 26 bambini non basterà a sostituire il vecchio asilo, il dirigente scolastico che guida l’istituto tronzanese accetta di firmare una convenzione che avalla la creazione di una scuola comunale negli stessi locali della statale, gestita però da personale diverso, preso da una cooperativa. Soluzione dubbia sul piano giuridico e su quello dell’organizzazione del lavoro scolastico. I genitori sono sconcertati: «La retta dell’asilo paritario era di 65 euro al mese – spiega Annalisa Momo – e quella statale zero, ma poiché se si porta il bimbo mezz’ora prima si paga un euro il guadagno è di 43 euro al mese. Bene, io li pagherei pur di avere voce in capitolo su chi educa i miei figli. La scuola statale avrà docenti diplomati, ma quella comunale sarà gestita da “animatori”... «La chiusura della materna di Bianzè implica la scomparsa della sezione Primavera, che accoglieva tutti i bambini dai 24 ai 36 mesi. Il nuovo asilo statale-comunale accetterà solo quelli che non portano più il pannolino: così io dovrò spendere 400 euro per un nido invece dei 130 che chiedeva la scuola paritaria, un bel guadagno!», recrimina il genitore Mario Vigani. Anche sul piano finanziario i conti non tornano: se inizialmente l’operazione doveva essere a costo zero per il Comune, ora si scopre che l’Amministrazione dovrà sborsare 61mila euro all’anno per la sezione comunale, contro i 16mila corrisposti finora alla paritaria. «Togliere la libertà di scelta educativa – commenta la presidente della materna paritaria Anna Bobba – è assurdo: non ci guadagnano le famiglie e ci perde il Comune. Ci guadagna solo l’istituto comprensivo di Tronzano». Oggi al Tribunale di Vercelli seconda udienza sul ricorso presentato dall’asilo paritario. Ieri abbiamo cercato d’intervistare il sindaco Marangoni ma, ci ha detto la sua segretaria, è «molto impegnato ».