Attualità

L'ISOLA PIEGATA. Gabrielli (Protezione civile)

Lucia Bellaspiga mercoledì 20 novembre 2013
Il servizio meteo della Protezione civile aveva previsto il maltempo e diramato l’allarme. Perché in Italia non si procede a evacuare la zona prima dell’evento rovinoso, come in molti altri Paesi flagellati?
Un parallelo ad esempio con i tifoni o i cicloni che devastano Filippine e Stati Uniti non è pertinente, lì si tratta di eventi assolutamente ca­tastrofici e nei quali la prevedibilità del danno ha raggiunto livelli molto alti. Nelle nostre condizioni meteo, invece, l’evento di ieri è stato segnalato come 'criticità elevata' ma non era immaginabile nelle dimensioni. Una 'criticità elevata' implica anche la possibilità di perdite umane, ma sono e­venti che si contrastano per, non certo con l’eva­cuazione. Non a caso le vittime in Sardegna sono quasi tutte persone in movimento in automobile o addirittura rifugiate in seminterrati, proprio le azioni che anche il sito della Protezione Civile sconsiglia assolutamente in questi casi. Qui non c’era un ciclone che a 350 chilometri l’ora portava via tutte le case, immaginare che ogni volta che allertiamo per 'criticità elevata' si evacui la popo­lazione è follia pura. Sensato e concreto invece è educare la popolazione, anche se in Italia una cul­tura di protezione civile fatica ad attecchire.
E in Italia funzionerebbe?
Dobbiamo fare i conti con una popolazione che non ama gli inviti a tenere certi compor­tamenti. Un esempio: a Torpé (Nuoro) c’era il pe­ricolo che la diga collassasse e il sindaco intelli­gentemente ha fatto un’ordinanza di evacuazione delle case a valle della struttura. Molti hanno de­ciso di non ascoltarlo e all’arrivo della piena ab­biamo dovuto mettere a rischio la vita dei soccor­ritori che li hanno recuperati di notte sui tetti con gli elicotteri.