Attualità

Coronavirus. Caritas: «Il servizio ai poveri non chiude»

Paolo Lambruschi venerdì 13 marzo 2020

La Caritas e la solidarietà non sono in quarantena. Ieri il Papa ha donato 100mila euro alla Caritas italiana come segno di vicinanza attraverso il dicastero per lo sviluppo umano. «In un tempo non facile per tutti noi, insieme a tutte le Caritas diocesane d’Italia, ci sentiamo abbracciati da papa Francesco » commenta monsignor Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana.

Con il presidente dell’organismo pastorale della Cei, l’arcivescovo di Gorizia Carlo Roberto Maria Redaelli, ha appena scritto una lettera di vicinanza alle Caritas diocesane con una sola raccomandazione: continuare ad esserci. «Pur con tutte le cautele del caso e con la prudenza necessaria, senza esporsi ed esporre altri a inutili rischi, è chiaro che non possono venir meno i servizi essenziali a favore dei poveri, quali le mense, gli empori, i dormitori, i centri di ascolto che le Caritas a livello diocesano e parrocchiale assicurano quotidianamente ». Tutto questo nel rispetto delle indicazioni e delle misure del Governo di contrasto alla diffusione del virus che la Conferenza episcopale italiana ha fatto proprie, rilanciandole.

Una sfida affrontata con tanta «fantasia della carità». Un esempio lo danno i sacerdoti romani i quali, con le attività parrocchiali sospese, rispondendo a un appello, si sono organizzati con una chat e da qualche giorno stanno sostituendo i volontari anziani alla mensa dei poveri di Colle Oppio preparando e distribuendo sacchetti col cibo si poveri. A Cagliari invece i medici volontari del polim- bulatorio diocesano sono attivi per consulenze telefoniche e prescrizioni, visite urgenti e gestione di casi specifici in accordo con le strutture sanitarie.

Don Francesco Soddu - Ansa

Come si è organizzata la Caritas in tempo di coronavirus?
Siamo costantemente in contatto con i delegati regionali e i direttori diocesani per sostenere il loro impegno quotidiano che, in questo momento così particolare, non fa venire meno la testimonianza della carità nelle nostre comunità a sostegno degli ultimi e dei più indifesi. Proprio quando potrebbero prevalere la paura e la diffidenza verso il prossimo, la fede e la speranza in Dio – che anche con i suoi gesti papa Francesco conferma continuamente – ci chiamano a mettere in pratica una nuova 'fantasia della carità', che ci faccia uscire tutti insieme da questa crisi.

Quindi le Caritas nelle diocesi e nelle parrocchie non hanno chiuso?
Assolutamente no. E neppure la Caritas italiana. In questo momento dobbiamo fare da tramite tra le diocesi. Educhiamoci alla responsabi-lità, abbiamo detto, e i servizi nelle Caritas diocesane e parrocchiali si sono rimodulati in base alle direttive del governo.

5 milioni
Gli italiani che risultano in povertà assoluta (l’8,4% della popolazione, 1 milione e 800mila famiglie), secondo il Report 2019 della Caritas

55mila
I senza dimora censiti in Italia nel 2019, tra quelli che hano richiesto assistenza base (docce, cibo, un letto). Un aumento del 6% tra il 2011 e il 2014

350mila
Il totale delle associazioni, degli enti, delle cooperative e delle imprese sociali in Italia secondo il rapporto Istat relativo al 2017

5,5 milioni
Il numero dei volontari attivi nel nostro Paese in organizzazioni del Terzo settore secondo l’ultima rilevazione Istat relativa al 2011

181milioni
L’ammontare nel 2018 delle erogazioni liberali effettuate dalle imprese private a favore di enti e associazioni del Terzo settore

5,32
L’ammontare, in miliardi, delle donazioni individuali che gli italiani hanno destinato alle associazioni del Terzo settore nel 2018

Come? Le realtà che hanno volontari attempati stanno facendo ad esempio più fatica. Ci sono realtà in cui ragazze e ragazzi del servizio civile si sono offerti di sostituirli. Stiamo raccogliendo tutte le criticità e le richieste di aiuto cui possiamo venire incontro. Ma le esperienze di 'fantasia della carità' sono molte. Sono stati istituiti numeri verdi diocesani e predisposti appuntamenti singoli nei centri di ascolto. Si è passati agli ascolti telefonici e alle videochiamate usando i social per monitorare la situazione delle persone sole, dei malati e degli anziani e delle persone in quarantena. A tutti vengono consegnati a domicilio i viveri e i medicinali. Dobbiamo poi attivare o potenziare, dove già esistono, i servizi di infermeria parrocchiali.

E sono aperte le mense per i poveri e le accoglienze?
Le mense continuano a funzionare ma devono garantire un metro di distanza ed evitare assembramenti. Si può aiutare comunque. La Caritas di Bari-Bitonto, ad esempio, si è ben organizzata distribuendo il cibo solo attraverso sacchetti, evitando di consumare il pasto nelle strutture ed evitando code. Lo fanno tante. Credo sia importante pensare in particolare a chi non ha una casa dove restar chiuso, ai senza dimora. Le accoglienze funzionano.

Avete già immaginato quale scia di nuovi bisogni lascerà il Covid 19?
Le persone in difficoltà sono in aumento. Rilanciamo perciò l’appello alla solidarietà invitando a sostenere le iniziative e gli interventi mirati delle diocesi e delle Caritas locali. È preoccupante la situazione anche dei lavoratori lasciati a casa, senza dimenticare gli imprenditori, i commercianti, le innumerevole aziende in sofferenza. Occorre dare a tutti sostegno concreto, 'integrale', secondo le indicazioni di papa Francesco, attento alle dimensioni psicologiche e a quelle spirituali. L’auspicio è che con l’impegno e la testimonianza di tutti, all’interno delle comunità parrocchiali e diocesane si riesca vivere una reale attenzione a chi è nel bisogno per essere semi e linfa di carità evangelica. Dobbiamo saper cogliere le opportunità dalle criticità. Si può avere l’impressione che le candele delle chiese siano spente, ma la luce della fede splende forte.