Attualità

Trentino. Tornano gli orsi nei paesi e la gente ha paura di andare nei boschi

Diego Andreatta domenica 30 giugno 2024

«Ma pensate davvero che tappezzando i sentieri di cartelli informativi, gli orsi non si avvicineranno più ai nostri centri abitati?». Nei bar delle valli trentine, dopo le allarmanti incursioni di plantigradi in quest’inizio d’estate, si apostrofa con ironico scetticismo la collocazione da parte della Provincia di quasi 700 cartelli informativi: più visibili dei precedenti, più chiari nelle misure da adottare, compresa la chiamata del fatidico 112, unico numero per l’emergenza orsi. «Per presentare questa campagna informativa abbiamo avviato gli incontri con tutti i Consigli comunali del Trentino occidentale – assicura l’assessore provinciale alle foreste e ai grandi carnivori Roberto Failoni – affiggeremo altri 4 mila cartelli alla segnaletica sentieristica». L’esigenza di una maggiore informazione sulle “buone pratiche” è stata la più reclamata, non solo dalle sigle ambientaliste, anche nel dibattito elettorale dell’autunno scorso segnato dalla “questione-orsi”.

Nei mesi scorsi l’uscita dal letargo qui nelle valli del Noce, al cospetto delle Dolomiti di Brenta, ha riaperto la tensione. «C’è ancora tanta paura, nei boschi si vede tanta gente in meno, il timore è che possa accadere quanto è già accaduto, ci si sente presi in giro da misure non sufficienti a ridare serenità alle nostre comunità», le voci degli amministratori locali convocati in assemblea per tre ore a Dimaro mercoledì sera. La cronaca dice che le presenze di plantigradi in pubblico sono tornate: all’alba del 26 giugno una mamma orsa è stata vista a passeggio nel giardino di una casa privata con i suoi tre cuccioli, ripresa dalla telecamera di servizio a Varignano d’Arco, mentre nella notte successiva un orso si è scontrato con una vettura sulla statale 421 nel Comune di San Lorenzo Dorsino, alle pendici meridionali del Brenta: illeso l’animale che si è dileguato nel bosco, mentre l’automobile è stata danneggiata senza conseguenze però per il guidatore.

L’assessore Failoni e i dirigenti provinciali hanno comunicato la collocazione di tre trappole a tubo – due in Val di Sole, una nella zona di Molveno – per catturare i soggetti ritenuti confidenti e poterli dotare di radiocollare. Nel caso di esemplari problematici, che rientrino nei criteri stabiliti dalla legge provinciale adottato in marzo, potrà esserci la loro rimozione, fino al numero di otto.

«L’orso che si presenta al seggio» – come s’intitolava una beffarda fotonotizia – risale alla notte elettorale tra domenica 9 e lunedì 10 giugno scorso, quando un plantigrado nella notte si è avvicinato alla sezione elettorale di Bozzana, frazione di Caldes, il Comune in cui c’è stata l’aggressione mortale del giovane Andrea Papi il 5 aprile 2023, data-simbolo per queste comunità. Ma cinque giorni dopo ha destato ulteriore sconcerto l’animale che caracollava a tarda notte nel centro storico di Malè, capoluogo solandro di 2 mila anime. È stato immortalato in un video (ora cliccatissimo) da un automobilista che ha inseguito l’orso col telefonino (sta diventando “una moda” da biasimare, avvisano i protezionisti), mentre fuggiva spaventato, dirigendosi a zampe levate lungo un percorso pedonale. Altri otto avvistamenti di orsi scesi dai boschi in aree urbanizzate della val di Sole (sarebbero almeno venti gli orsi in circolazione in zona) sono avvenuti nei giorni scorsi a Roncio, Piano di Commezzadura, Vermiglio, Pracorno di Rabbi, Cavizzana, Folgarida e Comasine in val di Peio.

«La nostra gente ha comprensibilmente molta paura dopo questi nuovi avvistamenti ed il percepito è peggio del reale» riflette Pierantonio Cristoforetti, già sindaco di Malè ed oggi presidente del Comitato “Insieme per Andrea Papi” che nel suo sostegno ai familiari chiede alle autorità provinciali maggiori attenzioni. Proprio tre giorni fa, il Comitato ha contestato alla presidenza del Consiglio provinciale di non aver ancora preso in considerazione la proposta di istituire una Commissione provinciale di indagine sull’introduzione degli orsi in Trentino. Un’iniziativa fatta propria dal consigliere provinciale Roberto Stanchina con una mozione che però non è stata approvata lo scorso giugno in aula.

Nelle priorità della Giunta provinciale ora c’è la richiesta di poter fornire di bombolette spray anti orso non solo il personale forestale, ma tutte le forze dell’ordine e gli uomini della Protezione Civile. Si tratta di uno spray che non va confuso con quelli comuni antiaggressione al peperoncino «perché – spiega Paolo Zanghellini, del Servizio faunistico – questo prodotto ha una distanza di ingaggio molto più elevata, di 7-10 metri». Il presidente della Provincia Maurizio Fugatti ne ha parlato a Roma martedì con il ministro all’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: «La popolazione è esasperata dopo gli ultimi casi di Caldes e di Malè». Questo clima sociale è confermato anche dal folto pubblico che pochi giorni fa anche nella vicina Val di Non ha affollato un’assemblea sui grandi carnivori, promossa dal Comune di Novella. «Vogliamo avere più elementi d’informazione e di conoscenza» ha detto il vicesindaco Rodolfo Segna.

In questi mesi non si è fermata però l’azione legale delle sigle unite «per difendere gli orsi e la legalità in Trentino». Il 12 giugno Lav, Wwf Italia e Lndc Animal Protection hanno depositato al Consiglio di Stato una memoria sulla vicenda dell’orsa F 36, trovata morta in circostanze ritenute «poco chiare» dagli animalisti. «Permane il sospetto – dicono i loro legali – che l’ingiustificata enfatizzazione dell’asserita pericolosità di questo esemplare d’orsa possa avere determinato la sua morte per mano dell’uomo». La contrapposizione con la Provincia rimane anche sulle misure detentive dei due esemplari problematici ancora rinchiusi del Centro Faunistico di Casteller, M49 e JJ4: una recinzione ritenuta da tutti troppo ristretta, ma non si sono ancora trovati accordi per poterli trasferire all’estero in ambienti più adatti.