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Eritrea. Eritrea: «Il regime ruba i ricavi delle miniere»

Paolo Lambruschi lunedì 18 luglio 2016

Uno stato giovane e derubato delle risorse del sottosuolo dal regime. Che con l’incubo del servizio militare ha messo in fuga un’intera generazione. Spiega così il collasso dell’Eritrea, uno dei Paesi più poveri e più chiusi del globo, ai primi posti solo nelle tristi classifiche degli Stati da cui provengono i richiedenti  asilo nonostante abbia solo 5 milioni di abitanti, Aldebran Woldegiorgis, ex ambasciatore dell’Eritrea  all’Ue fino al 2006, quando si è dissociato e ha chiesto asilo  Bruxelles. Di recente ha pubblicato il volume “Eritrea at crossroads” che ripercorre la storia del Paese fino a quello che lui definisce “ tradimento” del tiranno di Isaaias Afewerki

“Mi ha sempre ispirato la visione  di una Eritrea libera, democratica e  prospera – spiega Woldegiorgis - e credevo che fosse possibile dopo l’indipendenza raggiunta ormai un quarto di secolo fa. Poi la situazione è deteriorata. I leader politici più importanti - i ministri della Difesa, degli Esteri, delle Finanze  e dell’industria - quelli militari - comandanti delle forze armate- intellettuali e giornalisti furono  imprigionati senza capi di accusa nel 2001 e nessuno conosce la loro sorte. Quel che vediamo oggi è esattamente l’opposto del progetto che avevamo, il Paese è sotto un controllo ferreo, non c’è democrazia né prosperità, anzi. La povertà cresce e tocca tutti, Perciò nel 2006 ho deciso di oppormi a un governo che ha tradito il popolo”.

Sulla preoccupazione per i flussi migratori, che l’Ue vorrebbe arginare elargendo 200 milioni di euro al regime, l’ex ambasciatore è molto chiaro:

“Prima occorre capire quali sono le cause dell’immigrazione di massa, altrimenti l’Europa rischia, stringendo accordi con Afewerki, di esternalizzare i controlli senza risolvere il problema. A goni livello l’offerta di istruzione è di qualità insufficiente. Inoltre il servizio di leva, che in origine doveva durare un anno e mezzo, è degenerato in un servizio militare a tempo indeterminato malpagato e spesso usato come lavoro forzato". "Tutte le libertà civili fondamentali e le istituzioni democratiche sono sospese, la società sottoposta a un controllo ferreo e centralizzato, il sistema giudiziario è costituito da corti speciali guidate da persone che non hanno studiato legge. Nel paese prevale la concentrazione di tutti i poteri nelle mani del presidente Afewerki, divenuto un tiranno. L’economia e l’informazione sono controllate dal partito unico del Fronte. Questo ha messo in fuga imprenditori, professionisti e i giovani. Che preferiscono rischiare la vita nelle traversate del Sahara o di venire uccisi dai trafficanti in Libia o annegare nel Mediterraneo piuttosto che restare in quello che anche noi chiamiamo inferno