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COSTA CONCORDIA. Il recupero, un'impresa ciclopica

martedì 17 gennaio 2012
Costa Concordia – 115 mila tonnellate di acciaio – riposa appoggiata in parte sul fondale a pochi metri dalla costa dell’Isola del Giglio, in attesa che qualcuno la riporti a galleggiare. Ci dovranno pensare gli esperti della Smit Salvage di Rotterdam e i loro soci della genovese Cambiaso Risso Service che già l’hanno definita un’operazione «ciclopica, mai compiuta prima d’ora su questo genere di navi».«La prima cosa da fare – spiega Max Iguera, che guida la divisione dedicata al settore rimorchio, salvataggio e riparazioni del gruppo genovese – sarà svuotare le 17 cisterne che si trovano a poppa. Ci vorranno settimane. Sono già partiti dall’Olanda sei camion carichi di materiale per eseguire questa parte del lavoro». Il carburante «è Ifo380, un combustibile molto denso – spiega Iguera – che deve quindi essere scaldato per venir pompato fuori». Una volta effettuata l’operazione di svuotamento dei bunker, tappate le falle, inizierà lo studio per effettuare il recupero della nave, le cui dimensioni sono tali da imporre accuratissimi calcoli. «Le tecniche per il recupero – ha detto Iguera – sono diverse a seconda delle condizioni del mare, della stabilità dello scafo, delle condizioni meteorologiche e via dicendo». Quindi, a parte il sollevamento con i palloni ipotizzato dall’Ad di Costa Crociere, Pierluigi Foschi (che potrebbe anche non essere possibile dato il peso e l’instabilità della nave) o il sezionamento in più tronconi dello scafo (operazione che viene generalmente effettuata con telai diamantati collocati su pontoni ma che potrebbe richiedere anche un anno), si possono studiare altri tipi di intervento: «In linea generale – prosegue Iguera sottolineando che nessun piano d’intervento è stato per ora privilegiato per la Concordia – è possibile agganciare lo scafo e tirarlo con alcuni rimorchiatori oppure usare argani particolarmente potenti su chiatte e infine utilizzare pontoni con i verricelli. Una volta ancorati i pontoni e agganciato lo scafo, è possibile azionare i verricelli all’unisono tentando di stabilizzare».Ovviamente sarà anche necessario svuotare la nave dall’acqua penetrata all’interno. «Dobbiamo accertarci che la parte che non poggia sul fondo – spiega l’esperto – non subisca una spinta di sollevamento tale da farla muovere». Perché Costa Concordia potrebbe muoversi e se si muove potrebbe essere pericolosissima: Costa Concordia è un gigante che sembra morto, ma non lo è.