Corridoi umanitari . A Fiumicino 97 profughi salvati dai centri di detenzione libici
L'arrivo al Terminal 5: tra loro 55 donne e 27 bambini
Sono sopravvissuti alla traversata nel deserto, a privazioni, a violenze nei centri di detenzione. Un viaggio terribile per fuggire da dittature o guerre: da Eritrea, Etiopia, Repubblica Centrafricana, Somalia, Sudan e Sud Sudan, dalla Palestina e dalla Siria. Sono i 97 profughi atterrati ieri pomeriggio all’aeroporto di Fiumicino con un Airbus A320 della Buraq Air decollato da Tripoli. Tirati fuori dalle carceri libiche dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, saranno accolti in Italia da Arci, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) e Inmp.
Sono i 97 “miracolati” - tra cui ben 55 donne e 27 bambini - del corridoio umanitario frutto del protocollo firmato a dicembre dai ministeri dell’Interno, degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e da Acnur-Unhcr. Un accordo che permetterà nell’arco di tre anni a 1500 rifugiati e persone, bisognose di protezione internazionale, di essere evacuati dalla Libia (altri corridoi umanitari sono curati dalla Cei).
Nel gruppo sono atterrate anche alcune persone particolarmente fragili dal punto di vista sanitario. Secondo il modello consolidato dei corridoi umanitari, saranno tutti avviati a percorsi di integrazione: per i minori grazie all’iscrizione a scuola, per gli adulti, grazie all’apprendimento della lingua italiana e all’inserimento nel mondo lavorativo. Dei 1500 profughi in arrivo, 600 saranno trasferiti in strutture del Sistema accoglienza integrazione (Sai) a carico del ministero dell'Interno, mentre 900 saranno accolti dalle associazioni: 400 da Sant'Egidio, 300 dall'Arci e 200 dalla Fcei.
Una volta conclusi i controlli di Polizia di frontiera, a dare il benvenuto nella sala arrivi del Terminal 5 dell’Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci c’erano i volontari delle organizzazioni che li aiuteranno nell’inserimento. All’incontro sono intervenuti Chiara Cardoletti, rappresentante dell’Acnur; il presidente di Sant’Egidio Marco Impagliazzo; Filippo Miraglia, responsabile Immigrazione di Arci; Laura Lega, capo del Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, Valentina Setta del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Quello di ieri è il primo volo in attuazione del protocollo che segue l’accordo, firmato nel 2021, che rinnova l’impegno già avviato dall’Italia nel 2017 e che ha permesso l’arrivo dalla Libia di circa 1400 persone nel nostro paese. Dal 2017, l’Acnur ha evacuato o reinsediato 1.368 rifugiati e richiedenti asilo dalla Libia all’Italia. Nel 2023 l’Agenzia Onu per i rifugiati stimava che globalmente più di 2.4 milioni di rifugiati avranno bisogno di reinsediamento: più 36% rispetto al 2022, quando erano 1,47 milioni.
Il presidente di Sant'Egidio Marco Impagliazzo accoglie i profughi - Comunità di Sant'Egidio
«Con questo nuovo protocollo si apre una via per le persone veramente più in difficoltà», ha detto Marco Impagliazzo della Comunità di Sant'Egidio: «In questi anni abbiamo sentito racconti molto duri sulla situazione dei migranti in Libia e siamo particolarmente soddisfatti di poter accogliere persone che hanno sofferto tanto e davvero avevano bisogno di trovare una nuova vita in Italia».
Chiara Cardoletti dell’Acnur spiega che «i canali regolari e sicuri, tra cui le evacuazioni di emergenza, i corridoi umanitari, il reinsediamento ed il ricongiungimento familiare, permettono ai rifugiati di ricostruirsi un futuro in dignità senza essere costretti a intraprendere viaggi pericolosi nelle mani dei trafficanti. Allo stesso tempo sono un segnale di solidarietà verso i paesi a basso e medio reddito che ospitano il 75% dei rifugiati nel mondo».
Filippo Miraglia dell’Arci sottolinea come l’impegno della società civile non può certo risolvere una situazione drammatica: «La Libia non è un porto sicuro. Dal 2017 al 2023 l’Ue ha speso 71 milioni di euro di finanziamento - sottolinea - per equipaggiare la cosiddetta Guardia costiera libica, anche tramite il supporto italiano». Dal 2017 ad oggi, dice Miraglia «sono state riportate in Libia circa 130 mila persone, solo nel 2023 sono state intercettate oltre 17mila persone. Con i corridoi umanitari mettiamo in salvo poche centinaia di persone - è la constatazione - tante e tanti altri perdono la vita in mare. Solo nel 2023 sono state accertate 2.250 morti nel Mediterraneo. Oppure restano in quell’inferno e non hanno la possibilità di arrivare in Europa attraverso canali legali e sicuri come questi».