Se siete tra quelli che scelgono i regali all’ultimo minuto, magari entrando in un qualsiasi negozio sulla strada tra l’ufficio e la casa; se vi affidate alle commesse persino per incartare il solito profumo o la cravatta più scontata; se non ci state a pensare troppo perché – si sa – quello che conta è il pensiero... Questa storia è dedicata a voi. È la storia di Ivana, una bella signora che a certe cose, invece, ci teneva: perché quando si dona qualcosa agli altri – quando ci si dona agli altri – il pensiero conta davvero. Un pensiero forte, sostenuto dall’affetto, dall’attenzione che si presta a chi ci sta vicino: quel pensiero persistente e sempre all’erta che ci fa cogliere un desiderio da accontentare, che ci fa notare una preferenza da assecondare, un’aspirazione da appagare. Con un regalo scelto a puntino ma anche e soprattutto con le azioni quotidiane – doni intangibili e amorevoli – rivolti ai figli, ai parenti, agli amici.Con queste premesse è facile immaginare cosa fosse il Natale a casa di Ivana: «Cominciava a pensarci che era ancora Ferragosto... E quando si entrava nel vivo delle feste era peggio di un lavoro». Luccicano gli occhi di Gabriella mentre parla della sua mamma, perché i ricordi più belli sono quelli che fanno più male. Questo Natale, per la prima volta, Ivana non c’è: non ci saranno i regali che sceglieva con cura meticolosa né i pranzi e le cene che cucinava cercando di accontentare i gusti di tutti. Il pomeriggio non ci saranno ospiti, quei vicini o quei conoscenti che altrimenti avrebbero passato le feste in solitudine.Meno di sei mesi fa, mentre attraversava la strada – «sulle strisce, come faceva sempre, e con il semaforo verde», racconta Gabriella – Ivana è stata travolta da un suv. Lo guidava (e ancora lo guida) un ventenne, un ragazzo al volante di un’auto esagerata, a una velocità esagerata. Non c’è stato scampo per il pedone, ligia – lei sì – alle leggi della strada. «Era reduce da una piccola operazione al piede ed era uscita per comperare un paio di scarpe che le consentissero di camminare senza soffrire. Mio padre – racconta Gabriella – è stato tra i primi ad arrivare sul posto». Il posto è una rotonda alle porte di Milano, a due passi dall’edicola dove Ivana e il marito hanno sempre lavorato: lui è accorso quando ha capito che c’era stato un incidente, mai avrebbe immaginato di vedere stesa sull’asfalto la compagna di una vita. «Anch’io ero nei pressi e sono arrivata subito. Non c’era niente di cruento nella scena che ho visto, non una goccia di sangue. E così mi sono illusa che non fosse poi tanto grave», spiega Gabriella. Invece grave lo era. Senza speranza: la paziente – dichiarano i medici – è clinicamente morta. Ma ancora non si trattiene dal dispensare regali: «Tutti i suoi organi sono stati espiantati come lei voleva – racconta sua figlia – e adesso consentono ad altri una vita migliore». Un poeta avrebbe espresso la sofferenza affidandosi ai versi, un musicista avrebbe usato le note: Gabriella, che lavora in un’agenzia cinematografica, ci ha provato con le immagini. Con il video in cui racconta in una manciata di secondi quel pomeriggio che le ha cambiato la vita ha partecipato a un concorso del Monte dei Paschi di Siena: «Racconta la tua storia italiana, chiedevano, e io l’ho fatto con l’aiuto del mio fidanzato. Il ragazzo che guidava il suv e che mi ha tolto mia madre per sempre – spiega – non ha subito nessuna conseguenza. Non gli hanno neppure ritirato la patente. E finché non ci sarà il processo è ancora libero di ammazzare qualcun altro. Volevo che si sapesse». Il video è un urlo di dolore e di rabbia e ha vinto il secondo premio del concorso indetto dalla banca senese: nei primi giorni su Youtube ha avuto una serie impressionante di contatti.Intanto è arrivato Natale: «È sempre stato un momento importante per noi, era un’occasione in più per la mamma di coccolarci. Sapeva come farci sentire speciali. E poi ci ha insegnato il valore della condivisione aprendo le porte di casa nostra a chi su una famiglia altrettanto chiassosa e festante non poteva contare. Questo Natale – confessa Gabriella – non so come faremo». Qualcosa di sicuro si inventerà: non si può lesinare sui sorrisi neppure per questa volta perché il primo Natale senza Ivana è anche il primo Natale con Giada, «figlia di mia sorella Valentina. Lei ha diritto ha viverne uno con i fiocchi, uno come quelli – dice Gabriella – che la nonna sarebbe stata felice di imbastirle».