Migranti. Verso il primo corridoio umanitario dall'Etiopia
Profughi africani in un campo in Etiopia
Un corridoio umanitario per portare i profughi africani in Italia. Dopo il buon esito del progetto avviato in Siria, per portare al sicuro le persone più bisognose di aiuto e di cure, ora si ripete l'esperienza con i profughi dell'Africa più martoriata: eritrei, somali e sud sudanesi bloccati nei campi dell'Etiopia. Come per la Siria, anche questa volta ai corridoi umanitari accederanno le persone i cui casi, valutati singolarmente e come nucleo familiare, saranno considerati più urgenti.
Si sta svolgendo in questi giorni ad Addis Abeba, in Etiopia, una missione operativa congiunta di Caritas italiana e Comunità di Sant’Egidio per aprire il corridoio umanitario, secondo il protocollo siglato a Roma il 12 gennaio 2017. Lo rende noto un comunicato della Conferenza episcopale italiana. Il Protocollo di intesa con lo Stato italiano, promosso dalla Cei – che agisce attraverso Caritas italiana e Fondazione Migrantes - e dalla Comunità di Sant’Egidio, è finanziato con fondi Cei 8x1000 e prevede il trasferimento dai campi etiopici di 500 profughi eritrei, somali e sud sudanesi in due anni.
La vice ministro degli Esteri etiope, Hirut Zemene, incontrando la delegazione italiana, ha sottolineato la generosità di questa operazione umanitaria rivolta alle persone più vulnerabili e la rilevanza dell'impegno dell'Italia e della sua società civile verso i migranti in questo periodo particolarmente complesso. Grande soddisfazione è stata espressa dall’arcivescovo metropolita di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale di Etiopia ed Eritrea cardinale Berhaneyesus Souraphiel e da Caritas Etiopia.
L'ambasciata italiana, che giocherà un ruolo rilevante nello sviluppo operativo del progetto, ha accompagnato tutti i momenti della visita. Le agenzie dell'Onu impegnate nella gestione dei profughi (Alto Commissariato per i Rifugiati e Organizzazione Internazionale per i Migranti), hanno offerto piena collaborazione, come pure ha fatto l'Arra, l'agenzia di Stato che si occupa degli oltre 850.000 profughi presenti in Etiopia.
La missione prosegue in questi giorni con una prima ricognizione nei campi in Tigrai, al confine con l'Eritrea, facilitata dalla Ong Gandhi Charity. "Nei giorni in cui assistiamo a tanti drammi nel Mediterraneo - commentano i rappresentanti di Caritas Italiana e della Comunità di Sant’Egidio - i corridoi umanitari lanciano dall'Africa un grande segno di speranza".