Attualità

La morte del presidente. Ciampi, «sana laicità» e dialogo con i Papi

Gianni Cardinale venerdì 16 settembre 2016
​Carlo Azeglio Ciampi, scomparso oggi all'età di 95 anni, “rimane nella storia della nostra Repubblica come uno dei presidenti più amati e stimati dagli italiani, che è riuscito a mantenere il timone della sua navigazione sempre sulla stessa rotta – la Costituzione – anche nei momenti difficili”. Infatti “un giudizio condiviso dalla stragrande maggioranza degli italiani vede il suo settennato caratterizzato da un’opera continua di garante dell’unità del Paese, cercando anche di recuperare, come ha detto qualcuno, la memoria condivisa: riscoperta del concetto di Patria, difesa puntuale della Costituzione e così via”. E “a ciò corrisponde il grande affetto degli italiani e la nostra stima, che lo accompagnano nel momento in cui lascia il Quirinale”. Con queste parole non di circostanza La Civiltà Cattolica, nel 2006, celebrò la fine del settennato di Ciampi nella massima carica dello Stato. E la “nostra stima" manifestata nell'articolo aveva e conserva un particolare significato, se si ricorda che le bozze degli articoli del quindicinale dei gesuiti italiani vengono puntualmente riviste dalla Segreteria di Stato vaticana. Allievo del liceo dei gesuiti a Livorno, aderente al Partito d’Azione in gioventù e iscritto alla Cgil fino al 1980, Ciampi è stata una figura singolare nel panorama politico-istituzionale nostrano. Non ascrivibile a nessuna delle componenti organizzate del mondo cattolico, ma regolare partecipante alla messa domenicale, ha sempre goduto di una profonda stima da parte delle realtà ecclesiali e dalle istituzioni ecclesiastiche italiane e della Santa Sede.

Quando venne eletto nel 1999 la Radio Vaticana rammentò il fatto che Ciampi era stato educato cattolicamente e il parroco romano di San Saturnino ricordò che frequentava abitualmente, insieme alla moglie Franca, la parrocchia. Il vescovo della sua Livorno, l’indimenticato Alberto Ablondi, ricordò il forte impegno della zia, Milla Ciampi, nelle attività ecumeniche della diocesi. Mentre l’allora arcivescovo Tarcisio Bertone, salesiano, volle sottolineare la particolare devozione del neopresidente per la figura del santo fondatore della sua congregazione: “Mia moglie - gli aveva confidato - è testimone che io sono sempre stato devoto di don Bosco e con mia moglie lo abbiamo invocato soprattutto nelle difficoltà familiari ed educative. E don Bosco non ci ha mai abbandonati”. Già come premier, ma soprattutto come presidente della Repubblica Ciampi ha intrecciato un rapporto di particolare stima reciproca con Giovanni Paolo II. Più volte è stato ospite della messa mattutina o per pranzo nel Palazzo Apostolico. Sempre in compagnia della signora Franca, che nel primo incontro ufficiale del 1999 salutò il pontefice con il celebre: “Santità non si strapazzi troppo. Prego per la sua salute”.

Anche con Benedetto XVI i rapporti sono rimasti molto calorosi. A questo proposito nel citato articolo della Civiltà Cattolica venne citato un brano del discorso con cui Ciampi accolse papa Ratzinger in visita al Quirinale il 24 giugno 2005, sottolineando come le parole usate esprimevano “appieno la correttezza dei rapporti fra Chiesa e Stato” manifestando nello stesso tempo “lo spirito di una sana laicità”. Quella “sana laicità” di cui Ciampi è stato quasi un simbolo nell’Italia repubblicana.