Ucraina e non solo. Da Bassano a Roma, il popolo della pace non si ferma
Un momento dell'iniziativa per la pace di Bassano
Un serpentone di duemila persone, diventate tremila per la Messa conclusiva, ha attraversato domenica Bassano in occasione della Marcia della pace promossa dalle diocesi di Treviso, Padova e Vicenza. L’invito dei vescovi Michele Tomasi, Claudio Cipolla e Giuliano Brugnotto a diventare «operatori di pace» è stato raccolto da parrocchie, famiglie, gruppi scout, che hanno impegnato l’intera giornata a riflettere su come fare per «eliminare definitivamente la guerra, strumento iniquo utilizzato fino ai nostri giorni, per risolvere i contrasti tra i popoli», come auspicato dal vescovo Brugnotto nell’omelia.
«Noi vorremmo fare nostra oggi la Beatitudine degli operatori di pace che saranno chiamati figli di Dio – ha sottolineato il vescovo di Vicenza –. Gli operatori di pace vedono nel volto del prossimo sorelle e fratelli con i quali condividere la vita e i beni di questo mondo. Con insistenza vogliamo pregare perché nelle nostre comunità, nelle famiglie, e in tutte le realtà sociali, cessi ogni forma di violenza che sfregia la dignità delle persone. E preghiamo perché sappiamo dedicare ogni energia alla costruzione di alleanze durature».
La giornata è stata contraddistinta da una molteplicità di iniziative, articolate da ciascuna delle tre diocesi, che hanno visto la partecipazione, tra gli altri, dei giovani di “Non dalla guerra”, che hanno raccontato le storie di persone unite dal dramma del conflitto, dei volontari di “Stop the war now”, che hanno vissuto il cammino delle carovane della pace in Ucraina, e poi la voce di una donna iraniana, che ha detto: «Nel mio Paese la pace è finita. C’è una rivoluzione in atto. Siamo portavoce delle richieste delle donne iraniane e di tutte le persone che sono in prima linea, per chiedere diritti e libertà».
Alla Marcia per la pace ha preso parte anche il vescovo di Beria, in Mozambico, Claudio Dalla Zunna.
“Allenati alla pace!” è lo slogan scelto dall’Azione Cattolica di Roma per la Carovana della pace di domenica, conclusasi in piazza San Pietro con l’Angelus di papa Francesco. Protagonisti dell’iniziativa i bambini e i ragazzi dai 3 ai 14 anni, che hanno invitato i coetanei a testimoniare insieme la speranza di Pace per le strade di Roma. «Da oltre 40 anni – spiega la responsabile diocesana dell’Azione Cattolica ragazzi, Marilena Pintagro – nel Mese della Pace i ragazzi si impegnano in prima persona per essere testimoni contro ogni tipo di violenza e sopraffazione, dalle liti fra i singoli ai conflitti fra le nazioni, gridando letteralmente alla città il loro desiderio di Pace: un desiderio che è diventato particolarmente urgente e attuale nell’ultimo anno».
In occasione del primo anno dell’aggressione russa all’Ucraina, è prevista una Marcia Perugia-Assisi «straordinaria», che partirà alla mezzanotte tra il 23 e il 24 febbraio. «Il nostro gesto vuole essere una testimonianza particolare e abbiamo pensato di farla di notte per sottolineare il buio in cui siamo precipitati e quindi la necessità di accendere una luce nella notte», spiega Flavio Lotti, organizzatore “storico” della marcia per la pace.
«Sarà un manifestazione di testimonianza e vicinanza alle vittime ucraine di questa guerra, ma anche a tutte le vittime di tutte le guerre, cosa che purtroppo non si fa», aggiunge Lotti. Ma soprattutto la marcia Perugia-Assisi «sarà anche un grande evento di proposta: dico questo perché è venuto il momento che i governi comincino a lavorare per la pace, facendo e sollecitando tutto ciò che serve per favorirla. Siamo arrivati a un anno di conflitto, le battaglie sono sempre più micidiali e ci sarà molto probabilmente una escalation verso la primavera.
Il nostro appello è rivolto a tutti – precisa Lotti –. Partiremo nella notte tra il 23 e il 24 febbraio e marceremo da Perugia ad Assisi. Sarà una gesto “nonviolento” in cui caricheremo su noi stessi in maniera simbolica il freddo di quella notte di un anno fa in Ucraina». Sicuramente tra i partecipanti ci sarà Articolo 21, spiega Lotti, «ma stiamo raccogliendo tutte le adesioni; abbiamo intavolato un dialogo aperto perché ognuno ha un suo modo di vedere le cose ma l’importante alla fine è che non ci sia rassegnazione per quello che sta accadendo e che rapidamente si avanzino proposte per fermare la guerra».