«È un miracolo». La soddisfazione di Giorgio Napolitano affiora senza perifrasi a Zagabria, quando Franco Frattini, che lo accompagna nella visita di Stato in Croazia, in serata può annunciare che la manovra «è già in commissione alla Camera», e «in fotocopia » sarà varata oggi a Montecitorio. A dire il vero un po’ il presidente ci credeva. Ci credeva che già oggi, a iter concluso a tempo di record, sarebbe entrato in gioco il Quirinale per la firma al provvedimento. Altrimenti perché rinunciare, come ha fatto, alla seconda e più significativa giornata del suo viaggio, che prevedeva per oggi una seconda tappa nella ex italiana Pola, con tanto di concerto già allestito in suo onore? Per Napolitano, dunque, una scommessa vinta in una partita che ha giocato praticamente in prima persona. Per far dialogare maggioranza e opposizioni e riportare unità d’intenti nello stesso esecutivo, in una fase di palpabili tensioni fra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia. Con i giornalisti Napolitano, a Zagabria, traccia già un bilancio: «L’accordo sui tempi della manovra è stato molto positivo - dice - nessuno poteva pensare che ci fosse in quattro e quattr’otto un accordo anche sui contenuti». E questa sorta di patto di non belligeranza «si deve alla comune percezione di tutti dei rischi cui è esposta l’Italia e della comune assunzione di responsabilità ». Tuttavia, sulla scia di quanto già più volte ha sostenuto, Napolitano sottolinea come questa collaborazione non potrà essere episodica: «Sono convinto che anche per il prossimo futuro occorreranno altre prove di coesione» e realizzarle «dipenderà da tutti», maggioranza e opposizione. «Dobbiamo sapere combinare interventi urgenti e indispensabili, particolarmente in Italia per ridurre il debito pubblico e favorire la crescita attraverso la competizione», è la sua ricetta. Poi, in serata, quando gli chiedono di tornare sulle altalenanti vicende italiane fa un riferimento insolito anche alle voci su avvicendamenti possibili in ruoli chiave dell’esecutivo: «Non sono seri – dice lasciando il suo albergo a Zagabria – tutti questi accenni al totoministri». E rimarca: «Non ho ricevuto alcuna proposta dal presidente del Consiglio». Poi annota, con al fianco Frattini: «Vedo addirittura tirato in ballo per un altro incarico di governo il ministro degli Esteri che mi accompagna in questa missione: ciò è veramente da irresponsabili, chiunque metta in gira queste voci». Un monito rivolto a tutti, forse anche al capo del governo a non avanzare nominativi per i posti vacanti (o semi-vacanti, se si pensa al nuovo ruolo assunto da Angelino Alfano) o a non lasciarli circolare sulla stampa. «Si tratta di difendere e consolidare l’euro, e di fare la nostra parte nell’intera area mediterranea – spiega Napolitano –. La posta in gioco è il ruolo dell’Europa in un mondo che conosce un cambiamento incessante ». Una visita, quella in Croazia, sia pur caratterizzata, e dimezzata dall’emergenza economica italiana (già stasera il presidente potrebbe apporre la firma al provvedimento) che resta molto importante, in vista dell’imminente ingresso dello Stato ex jugoslavo nell’Unione europea. «Il nuovo Adriatico euro-atlantico torna ad unire regioni e popoli che hanno tanto in comune», dice il presidente della Repubblica a Zagabria salutando «con gioia» la recente decisione di Bruxelles di accogliere la Croazia come 28° Stato membro.