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Sanità. Il piano contro le liste d'attesa: orari prolungati

En.Ne. domenica 26 maggio 2024

Il Cup dell'ospedale Niguarda di Milano

Sono in arrivo con un decreto legge nuove misure per migliorare alcune criticità dell’assistenza sanitaria, in particolare le liste d’attesa di esami e visite specialistiche. Lo ha prefigurato il ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha però precisato che il lavoro sul testo è ancora in corso.

Tra le misure previste, l’istituzione di un Centro unico di prenotazione a livello regionale, con monitoraggio dei tempi, il prolungamento degli orari, e l’ampiamento del ricorso al privato accreditato, oltre a ulteriori misure per contenere il ricorso ai medici “gettonisti”.

Il decreto legge proposto da Schillaci è atteso in Consiglio dei ministri i primi di giugno. Importanti saranno anche le valutazioni delle Regioni, chiamate a mettere in atto le misure previste.

Sulla base della bozza disponibile, un giudizio positivo viene dal Cittadinanzattiva: «Alcuni interventi vanno nella direzione giusta».

La bozza del decreto definisce una Carta dei diritti dei cittadini per le prestazioni comprese nei Lea, tra cui «l’accesso alle liste di attesa, senza incorrere nella sospensione, l’effettiva erogazione delle prestazioni, il rispetto dei tempi massimi e una comunicazione trasparente da parte delle aziende sanitarie».

Verranno ribadite le classi di priorità delle prestazioni: da U, urgente (entro 7 ore) a P, programmabile (entro 10 giorni). In aiuto anche «gli erogatori privati accreditati» per garantire «almeno il 90% delle prestazioni entro i tempi massimi previsti». Oltre al Cup unico regionale sarà attivato un servizio per ricordare al cittadino la visita, ed evitare mancate erogazioni.

Si punta anche, ed è una novità rilevante, a estendere la fascia oraria per effettuare le visite e gli esami, anche sabato e domenica. Definito e ampliato anche il ruolo delle farmacie per erogare test, analisi e vaccinazioni.

L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), oltre a un monitoraggio nazionale sul rispetto dei tempi, dovrà istituita una piattaforma per l’interoperabilità con le piattaforme di ogni regione.

Per contrastare il fenomeno dei “gettonisti” e reinternalizzare i servizi sanitari affidati alle cooperative sarà possibile per Regioni e province autonome reclutare il personale attraverso forme di lavoro autonomo.

Per quanto riguarda il tetto di spesa per il personale, viene incrementato a livello regionale, per il 2024, di un importo complessivo pari al 25% dell’incremento del Fondo sanitario regionale rispetto all’esercizio precedente.

Secondo Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, è da apprezzare «la creazione di un sistema di monitoraggio delle prestazioni. Oggi i dati offerti dalle Asl sono perlopiù insufficienti. Inoltre nel decreto sono ribadite e rafforzate alcune norme già esistenti. A partire dal divieto della chiusura delle liste d'attesa».

A questo tema ( «un problema centrale, con un impatto immediato sulla salute»), Mandorino non biasima il maggior ricorso ai privati, ma osserva che «bisogna garantire un equilibrio tre i due sistemi». L'agenda unica permetterebbe ai Cup di gestire tutte le prestazioni, e organizzare le visite «considerando anche la residenza dei cittadini».

Punto critico del decreto sono le risorse, perché non c'è un quadro preciso dei fondi a disposizione. Anche se, conclude Mandorino, non va dimenticato che «non tutte le Regioni hanno utilizzato il fondo di 500 milioni stanziati nel 2022 per il recupero delle liste d'attesa. È ancora disponibile circa il 33% dello stanziamento, per un totale di 165 milioni»