Turismo. C’era una volta l'estate al mare: oggi costi alti e meno famiglie in spiaggia
Che siano nelle spiagge “low cost” in Albania o in Montenegro o che siano stati costretti a rimanere a casa per colpa del caro prezzi, gli italiani quest’anno per Ferragosto sembrano battere un po’ la ritirata. Molto bene vanno gli stranieri, che però come è ovvio non si trovano in tutte le destinazioni, ma spesso si limitano ad andare nelle classiche Roma, Firenze, Venezia e magari Costiera Amalfitana e Capri.
Il turismo italiano così vive un Ferragosto un po’ sbiadito. Come sintetizza il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, «non sta andando male, per carità, ma nemmeno a gonfie vele come dovrebbe essere in questo periodo».
Non crede ai dati catastrofici ma nemmeno canta vittoria, invece, la ministra del Turismo, Daniela Santanchè che si concentra sulla strategia futura: «Non parlerei di calo, ma nemmeno di successo. Direi che finalmente possiamo ricominciare a discutere di turismo e progettare le prossime mosse. In effetti, questo è il primo anno senza restrizioni da pandemia: non abbiamo dati “drogati” dall’emergenza, e quindi, in un certo senso, possiamo parlare di anno zero».
Secondo Confcommercio circa 14 milioni di italiani sono in vacanza per la settimana di Ferragosto, restando nella maggior parte dei casi in Italia e spendendo, complessivamente, circa 7 miliardi di euro. Secondo un’indagine di Cna Turismo e Commercio nella settimana dall’11 al 20 agosto sono 25 i milioni di presenze per un giro d’affari superiore ai 10 miliardi. Un risultato record che vede i turisti stranieri abbattere il muro dei 15 milioni di presenze e compensare in tal modo, ampiamente, qualche disagio sul fronte dei vacanzieri italiani.
Via dal mare. Da lettino e ombrelloni, ma soprattutto dal caro-prezzi. Contrariamente alle prime avvisaglie di Pasqua, con località come Cinque Terre, Portofino o Capri prese d’assalto, agosto 2023 rischia di toccare il fondo delle camere lasciate vuote, soprattutto nelle località di mare. Perché, al contrario degli stabilimenti balneari, le città d’arte tengono. Non c’è invece il tutto esaurito, anzi, per gli italiani, per la famiglia media, quattro persone, abituata alle tradizionali vacanze del mese vacanziero per eccellenza.
Buoni segnali invece dagli stranieri, che ritornano in Italia e fanno boom di presenze: si tratta soprattutto di cittadini americani e asiatici.
Cos’è successo, invece, alle famiglie italiane storicamente indirizzate verso le spiagge? A far cambiare idea a molti italiani è stato innanzitutto il portafoglio, più vuoto che mai. Fra inflazione, caro mutui, tariffe aeree e di trasporto in generale (compresa la benzina) gli italiani preferiscono stare a guardare e aspettare tempi migliori. Oppure accettano un’offerta super all’ultimo momento (ma non sono in molti a sperarci). Le parole chiave di quest’estate un po’ troppo stretta sono così diventate: meno giorni e last minute estremo.
Il mancato sorpasso
Benzina e inflazione non aiutano. «È un’estate difficile - spiega Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia -. Il potere d’acquisto si è ridotto, il costo della benzina limita i trasferimenti: il nostro è il mercato del Nord Italia, e percorrere 1.700 chilometri per venire in vacanza in Puglia diventa un costo importante, per non parlare poi del prezzo degli aerei. Qui mancano anche le infrastrutture, che sono l’elemento trainante del turismo, come porti, ferrovie e autostrade».
Dal Gargano al Salento, così, a pagare il prezzo più alto è proprio l’ìindustria turistica. «Registriamo un leggero calo negli arrivi, dopo aver fatto il +5% l’anno scorso. Ora bisogna aspettare la fine dell’estate anche se il grande caldo, fino ad ora, ci ha giocato un brutto scherzo, soprattutto sul turismo di prossimità nel Salento. I giorni di cattivo tempo quest’anno ce li siamo già giocati tutti». Con i 45 gradi del mese di luglio, sono stati in molti a rinunciare al week-end in spiaggia. La grande incertezza si estende anche ad altre zone della penisola. In Toscana, ad esempio, lo scenario non cambia. Il sold out che tutti prevedevano non c’è ancora stato.
«Parlo da Forte dei Marmi e ovviamente su questa località non faccio testo - premette Paolo Corchia, vicepresidente nazionale e presidente di Federalberghi Forte - perché comunque le località per clientela con alte disponibilità finanziarie non soffrono della crisi: chi viene qui è disposto a spendere comunque. Però è vero che in Toscana, complessivamente, la grande ripresa che ci aspettavamo non c’è stata. Almeno fino ad ora. I numeri di quest’anno rischiano di essere inferiori a quelli del 2022. Pensavamo al grande sorpasso rispetto al 2019, ma non sarà così. Anche nelle due settimane centrali di Ferragosto non c’è il tutto esaurito e siamo a un meno 15% rispetto a un anno fa. I grandi assenti? I clienti italiani». In Versilia si viaggia a vista, giorno per giorno. E anche la Maremma registra inattesi flop in termini di presenze.
Tra low cost e prezzi top
Se si sale più a Nord, in Veneto, a pagare di più sono le località balneari, mentre la montagna e le città d’arte tengono. Non è la stagione dei record neppure per la Sardegna, con mare cristallino e spiagge bianche da far invidia a mette caraibiche. «Sharm el Sheik costa meno e secondo me alla fine non sono pochi gli italiani che hanno optato per l’estero: per arrivare in Sardegna bisogna prendere l’areo o il traghetto e i prezzi sono folli – spiega Paolo Manca, di Federalberghi Sardegna -. Per la settimana di Ferragosto si guarda al last minute estremo: è la scommessa sulla prenotazione fatta pochi giorni prima. Abbiamo visto ad esempio che per un passaggio in nave con auto e cabina per quattro persone, diversi mesi fa si spendevano anche 1.700 euro, oggi lo stesso biglietto costa la metà perché non si è riempita la nave».
Non sembra essere la stagione dei record neppure a Rimini. «È l’estate peggiore degli ultimi 20 anni» ammette il sindaco Jamil Sadegholvaad, che è anche presidente di “Visit Romagna” e ha il polso della situazione. Ombrelloni vuoti (soprattutto di italiani) anche a Ponza e Ventotene con presenze giù (ad oggi) fino al 40%.
Quanto al tipo di clientela, ovviamente le strutture a cinque stelle e le località top funzionano sempre. Ma anche una regione gettonata come la Sicilia, ad esempio, dà segnali di fatica, sia per i prezzi insostenibili anche nei trasporti, sia per i forti disagi legati al grande caldo e agli incendi.
Nel frattempo però ci sono anche gli italiani che si organizzano e in barba al caro-prezzi hanno deciso di trascorrere la vacanza in tenda, roulotte o camper. È la scelta del turismo low cost, che quest’anno ha trovato diversi, inattesi sostenitori.