Naufragio di Cutro. Salme trasferite, rabbia dei parenti: «Il governo gioca coi morti»
Sit-in di protesta a Crotone
È una vigilia abbastanza travagliata, quella che prelude all’arrivo del governo nel Crotonese per il Consiglio dei ministri, previsto a Cutro. Mentre a Roma l’esecutivo fatica a trovare un accordo sul pacchetto immigrazione, a Crotone davanti al PalaMilone, fino a sera, i familiari delle vittime continuano nella loro protesta pacifica.
«Il governo italiano gioca coi morti», ha scritto su un cartello una signora afghana che - nel naufragio del 26 febbraio a Steccato di Cutro, con 72 vittime, 81 sopravvissuti e una trentina di dispersi -, ha perso la figlia e il genero. È arrivata giorni fa dalla Germania e protesta contro la decisione del governo di trasferire nei cimitero musulmano di Bologna tutte le salme delle vittime. Decisione poi parzialmente rivista dopo una lunga trattativa coi familiari - che hanno dato vita a un sit-in per strada davanti all’ingresso del PalaMilone - grazie alla mediazione del sindaco di Crotone Vincenzo Voce, della prefetta Maria Carolina Ippolito e dell'associazione Mobilitazione generale avvocati, rappresentata da Francesca Pesce. Per ora, al cimitero di Bologna andranno solo le salme per le quali i familiari hanno dato il consenso (ossia 14 ieri e altre 11 oggi), precisa lo stesso Voce, spiegando che il trasferimento degli altri feretri è stato bloccato.
Altre 27 bare resteranno nel palazzetto dello sport, fino a che non saranno superati i problemi burocratici per il rimpatrio in Afghanistan. E il governo, assicura Voce, «sosterrà i costi di trasferimento dei feretri per tutte le famiglie delle vittime». Un’agenzia funebre tedesca, contattata dalle istituzioni, lavora per organizzare, aggiunge il sindaco, i trasferimento «da Crotone in Germania e quindi a Istanbul e da lì a Kabul». il Comune di Crotone ha già fatto una delibera di giunta per sbloccare 30mila euro e sta provvedendo per portare 5 salme in Germania e due in Iran.
Annuncio, protesta, retromarcia. I malumori scoppiano al mattino, non appena si diffonde la notizia della decisione del trasferimento delle bare, di cui inizialmente nessuna istituzione pare assumersi la paternità. Molti familiari si siedono a terra: «Hanno cercato di portare via bare senza dire niente prima», lamenta un uomo. Altri inalberano cartelli: «Noi vogliamo i corpi delle vittime nei Paesi di origine in Afghanistan o dove famiglia vuole».
«Soluzione provvisoria». Chi ha preso la decisione del trasferimento, 24 ore prima dell’arrivo della premier Giorgia Meloni a Cutro? E per quali ragioni? Dopo molte verifiche, alcuni cronisti apprendono che si tratta di «soluzioni provvisorie, per dare immediata dignità alle salme», come spiegano fonti del Viminale all’agenzia Askanews. Sia come sia, il timing scelto (alla vigilia dell’arrivo del governo, atteso giovedì pomeriggio a Cutro, ma non è escluso che la premier possa recarsi prima in visita al PalaMilone) e le modalità repentine del trasferimento non paiono fra le più felici. Peraltro, le procedure di identificazione delle salme non sono chiuse e a Crotone potrebbero ancora arrivare altri parenti dall’estero per i riconoscimenti o per gli esami del Dna.
Gli attivisti: una vergogna. «Il presidente Mattarella aveva preso un impegno - considera Abdollhalim Yadgary, giovanotto afgano che vive in Germania e nel naufragio ha perso sei familiari -. Ma ora vogliono che qui, visto che arriva il governo, sia tutto pulito». La pensa così pure Stefano Mancuso, attivista della Rete 26 febbraio: «L’impressione è che il governo voglia nascondere la polvere sotto il tappeto. Questo è un ennesimo oltraggio, perché non viene rispettata la volontà dei familiari a piangere i morti dove preferiscono». Una «vergogna», incalza Mancuso, che «si aggiunge a due settimane di comportamenti disumani sia per i mancati soccorsi che per il trattamento ricevuto da governo le cui mancanze sono state coperte solo grazie a sacrificio dei volontari delle associazioni».
Le due indagini e il quarto scafista. Prosegue intanto il lavoro della Procura sui due filoni d’indagine, che riguardano rispettivamente la macchina dei soccorsi e il naufragio e omicidio colposo. Nel secondo caso, si attende l’incidente probatorio della prossima settimana. Ma nel frattempo, i presunti scafisti in arresto sono diventati 4. Martedì sera, in Austria, è stato rintracciato il 28enne turco Gun Ufuk, fuggito con un barchino e indicato dai superstiti (e da un video sul cellulare di uno degli arrestati) come uno di coloro che erano al timone del caicco naufragato. Presto potrebbe essere estradato verso l’Italia. Mentre un altro presunto scafista figurebbe fra le vittime, in base alle testimonianze dei sopravvissuti.