Attualità

La storia. Il “miracolo” di un'amicizia vissuta che dura da 45 anni

Angelo Picariello, inviato a Rimini martedì 20 agosto 2024

Nicola Sanese, Antonio Smurro ed Emilia Guarnieri accolgono Giovanni Paolo II nell'edizione del 1982

Erano quattro amici al bar, o a esser precisi in pizzeria. Nessuna delibera, nessun direttivo, nessuna analisi. Solo una felice intuizione nata da un’amicizia, nella “capitale” del turismo estivo romagnolo. Correva l’anno 1979, nel pieno dell’estate riminese. «Quel 5 agosto avevamo organizzato un concerto di chitarra classica in una piazzetta del Borgo San Giuliano a Rimini e dopo aver smontato il palco, raccolto le sedie quindi sistemato il tutto siamo andati in una vicina pizzeria e lì abbiamo messo in discussione criticamente il nostro lavoro culturale, abbiamo tentato un giudizio», ha ricostruito Marco Ferrini, allora presidente del Centro culturale “Il portico del vasaio”, protagonista diretto delle prime edizioni del Meeting, nel libro di Emma Neri Il Meeting. La storia e i testimoni. C’era, con Ferrini Alver Metalli, straordinaria figura di giornalista – amico di vecchia data di papa Bergoglio – con origini romagnole e un solido radicamento in America latina; Paolo Biondi, a lungo stimato giornalista de Il Sabato e poi della Reuters; Geo Lisi creativo poi assessore alla Cultura a Rimini quindi eurodeputato; Antonio Smurro avvocato poi presidente del Meeting fino al 1993 (e marito di Emilia Guarnieri, a lungo presidente a sua volta, in epoca più recente) Paolo Gessaroli e Mimmo Pirozzi.

La comunità di Rimini, guidata da un grande sacerdote, don Giancarlo Ugolini è parte della storia di Cl, sin dalle origini. C’entra anche il fatto che Rimini, con la sua struttura ricettiva, offrisse delle potenzialità che nessuna altra città possiede. Ma alla base del Meeting c’è soprattutto una intuizione semplice. Che, appena arrivata alle orecchie di don Giussani, trova in lui una adesione entusiastica, lo vede come un esempio eclatante della “responsabilità di adulti” che chiede da tempo alla gente del movimento, a condizione però che la modalità operativa sia l’espressione di un’amicizia vissuta insieme e non la condivisione di una pur giusta analisi.

Il Meeting di Rimini è questo, e questa è la chiave della sua straordinaria longevità. Un’apertura di alcuni amici, e di una cerchia che diventa sempre più grande, all’idea di “positività del reale” essenziale, per usare la parola chiave di quest’anno, nella pedagogia del sacerdote di Desio.

C’entra anche un’altra definizione che Giussani ha sempre offerto delle vacanze come il luogo della libertà, il momento in cui, nella creatività individuale o amicale, far venir fuori quello a cui uno tiene davvero, fuori da vincoli di dipendenza di lavoro o altro tipo. Questo ha originato negli anni uno dei fenomeni socialmente più rilevanti dell’impegno cattolico in Italia, la straordinaria e appassionata libertà con cui ragazzi e non più ragazzi, 3mila negli ultimi anni con altri che non trovano spesso posto, che offrono una settimana del loro tempo, non sollecitati da nessuno, per fare i volontari. Anzi. Quando il Meeting ha avuto momenti di crisi, essenzialmente legati alle conseguenze politiche causate da incontri e prese di posizione della politica al suo interno, ci hanno pensato i volontari, dalla “base”, a tenere la barra, attraverso un’esperienza, all’ “essenziale” che regge l’urto del tempo e delle divisioni ideologiche, la condivisione con letizia della “liberazione” che solo Cristo è in grado di offrire all’uomo.

Per questo, quando lo si definisce “il Meeting di Cl” si dice una cosa vera e non vera insieme. Vera perché è un’esperienza nata da un’amicizia in quell’ambito. Non vera perché Giussani che nella sua vita ha sempre sostenuto di non aver mai voluto fondare niente, men che meno ha fondato il Meeting. Che è frutto invece di una libera amicizia, che si è aperta al mondo ed è stata in grado di durare 45 anni.