Esistono due Def e due leggi di stabilità. La prima incrocia lo scenario migliore, quello per cui l’Europa potrebbe concedere già nel 2015 margini di flessibilità sufficienti per evitare duri interventi sociali. La seconda, invece, è senza sconti: se il governo vuole rifinanziare il bonus e sostenere le altre spese minime (almeno 17-20 miliardi di euro), dovrà trovare coperture certe e precise al centesimo. Tra l’una e l’altra ipotesi, due appuntamenti cruciali: il Consiglio Europeo sulle nomine del 30 agosto, in cui Renzi proverà a subordinare il suo «sì» alla nuova squadra europea a primi impegni chiari sulla politica economica; e l’Ecofin del 13 settembre, durante il quale il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, proverà a mettere nero su bianco uno schema di allentamento, valido per tutti i Paesi, dei piani di rientro da deficit e debito in cambio di tempi certi sulle riforme strutturali.Sino a quando il governo non avrà spuntato margini in Europa, sarà difficile mettere mano ai conti e decidere cosa e dove tagliare nella spesa pubblica. La riprova è nella decisione presa ieri dal Tesoro: l’aggiornamento del Def, il Documento di economia e finanza che mette in ordine i dati macroeconomici del Paese alla luce degli ultimi numeri sulla crescita del Pil, non arriverà in Consiglio dei ministri il 20 settembre, bensì non prima del 1° ottobre. Il ritardo di 10 giorni è addebitato all’Istat: come già noto l’istituto di statistica deve assorbire nei suoi dati sul 2013 il nuovo sistema di calcolo europeo, che tiene conto anche di attività illegali come la prostituzione e il contrabbando, e dunque emetterà il
report solo il 22 settembre. Siccome con le nuove "voci" il Pil potrebbe fare un bel balzo in avanti, in via XX Settembre preferiscono prendere tempo e rifare i conti con calma.La motivazione tecnica legata all’Istat e quella politica legata all’Europa si fondono. Con un Pil più alto, scenderebbero deficit e debito pubblico e magicamente emergerebbero nuovi - seppur lievi - margini economici. Allo stesso tempo, i dieci giorni di ritardo consentono a Padoan di lavorare al vero obiettivo: definire nel dettaglio con i colleghi europei i margini di flessibilità per l’anno successivo.Il Tesoro si riserva inoltre di provvedere a un’ulteriore relazione
ad hoc di aggiornamento del Def nel caso in cui dai dati Istat sul terzo trimestre 2014 dovessero poi emergere «modifiche di rilievo nei tassi di crescita». È un ulteriore spiraglio per guadagnare spazi in vista della stesura della legge di stabilità: se nel periodo luglio - settembre il Pil risultasse in ripresa, la manovra autunnale avrebbe a disposizione un’altra piccola bombola d’ossigeno.