Coronavirus. Il ministro Bonetti: «Il governo c'è, in gioco il diritto all'educazione»
Elena Bonetti
«Condivido le preoccupazioni per le scuole paritarie, una realtà che dà un contributo fondamentale nel garantire il diritto all’educazione e le pari opportunità di accesso alle strutture educative. Per questo mi sto impegnando perché nel prossimo decreto sia istituito un fondo dedicato a supportare queste scuole anche in vista di quella riorganizzazione degli spazi e dei tempi che tutto il sistema scolastico dovrà affrontare alla riapertura». Il ministro Elena Bonetti (Iv), titolare delle Pari opportunità e della Famiglia, risponde cosí al grido d’allarme sullo stato di salute delle paritarie italiane, un servizio educativo al quale il lockdown rischia di dare un colpo di grazia. E promette per le prossime settimane l’esordio di un contributo per tutte le famiglie che hanno figli almeno entro i 14 anni, una misura di emergenza in attesa dell’assegno strutturale previsto dal Family act, e il raddoppio del congedo parentale straordinario.
Sulla scuola la sua posizione è quella di tutto il governo?
Fin dall’inizio abbiamo posto come priorità il rafforzamento del sistema scolastico ed educativo. E già il bonus nido è stato dato direttamente alle famiglie perché potessero accedere alle strutture educative con pari sostegno della collettività.
Ma da quando è scoppiata la crisi si è visto poco.
Nel decreto Cura Italia abbiamo dato la possibilità alle scuole paritarie di ricorrere alla cassa integrazione per tutelare i lavoratori. Ma questo non basta perché c’è un tema di prospettiva per i costi aggiuntivi che le scuole si trovano a dover sopportare. Il prossimo decreto dovrà prevedere un fondo dedicato a queste realtà. In diverse zone del Paese è impensabile garantire il diritto all’educazione dei bambini più piccoli senza la presenza delle scuole paritarie. La tutela dei diritti educativi è uno degli elementi fondamentali da cui far ripartire il Paese, anche consolidando i livelli di sussidiarietà.
Per le famiglie che cosa ci sarà nel prossimo decreto?
Punto chiave che ho posto è un sostegno economico per tutti i figli almeno fino ai 14 anni. Una misura straordinaria per il 2020 da rendere poi strutturale dal 2021 con il Family act, che prevede anche un generale riassetto dei fondi per le famiglie. Un modo per dire che non si viene lasciati soli e una prospettiva di speranza che può contribuire a incentivare la natalità.
Quali sono le risorse in gioco?
Servono diversi miliardi per assicurare un assegno da 160 euro mensili a figlio per i nuclei con reddito Isee entro i 7mila euro, 120 euro tra i 7 e i 40 mila e 80 euro per chi sta sopra.
L’aiuto economico è fondamentale. Ma è sufficiente?
Una politica seria di investimento nelle famiglie deve riconoscere la complessità dei fenomeni. Non basta la risposta economica, serve anche quella educativa, servizi di sostegno e una armonizzazione dei tempi della vita personale e del lavoro. Nel decreto sarà rafforzato il congedo parentale straordinario. Punto almeno al raddoppio dei 15 giorni previsti nel Cura–Italia, con l’obiettivo di una corresponsabilità sia dei padri che delle madri nella cura dei figli. Un’altra priorità è il sostegno al lavoro femminile, che può generare valore e ricchezza per tutta la comunità. Ma le famiglie devono essere supportate. Dobbiamo rafforzare le reti dei servizi e sarà ancora più fondamentale mettere al centro l’aiuto prezioso del terzo settore, di tutte le realtà associative e di volontariato. Servono progetti subito per affiancare le famiglie nella custodia dei figli. Non possiamo lasciare che i nostri bambini e ragazzi restino per altri mesi senza attività all’aperto e senza occasioni di relazione così importanti per la loro salute psicofisica.
Lei ha parlato di parchi a rotazione.
Sì, l’obiettivo è tutelare la salute integrale dei ragazzi, che comprende il diritto al giocoe alla relazione con la natura. E siccome ora non si può fare in maniera tradizionale, riorganizziamoci per non privarli di questa opportunità.
Italia viva spinge per la riapertura delle attività. Ma si può far ripartire il lavoro senza riaprire le scuole? Non tutti vanno in smart working.
Poniamo l’esigenza di avere una direzione e di non subire gli eventi. Non c’è vento favorevole, scriveva Seneca, per chi non sa in quale porto approdare. La riorganizzazione dei tempi di lavoro non può esser scissa da una riorganizzazione sociale più ampia, dalla scuola ai trasporti, agli spazi pubblici, ai servizi. Il tempo della cura va affiancato a quello del lavoro e non messo in secondo linea. Nel breve termine la riapertura delle scuole è legata al livello di diffusione dell’epidemia. Oggi non abbiamo ancora uno scenario definito ma le famiglie devono sapere che se le scuole continueranno a restare chiuse il governo rafforzerà il congedo parentale, ci saranno contributi economici per chi vuole avvalersi di figure di sostegno e struttureremo reti per la custodia dei figli.