Il provvedimento. "Buona scuola", a rischio le assunzioni dei precari
Oggi la buona scuola di Renzi vedrà finalmente la luce. Ma sarà soltanto il testo del disegno di legge e non anche quello del decreto legge. La novità giunge in serata. «Un’apertura alle opposizioni così come chiesto dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella» fanno sapere fonti vicine al premier. Ma al contempo il governo chiederà al Parlamento l’approvazione in tempi certi. Un nuovo colpo di scena, come era stato quello del rinvio a oggi dal 27 febbraio, data indicata dallo stesso premier in precedenza. L’attesa più grande per il mondo della scuola è relativo al capitolo assunzione dei precari, che a dire il vero era previsto all’interno del decreto legge ora saltato. In primo luogo ci si attende di capire quanti saranno gli assunti effettivi: 148mila come si parlava nel testo sottoposto alla consultazione o 120mila come si è ipotizzato nella fase di elaborazione del documento da sottoporre al governo oggi. Oppure si raggiungerà la cifra di 180mila, come ha ipotizzato pochi giorni fa lo stesso ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Attinti dalle graduatorie ad esaurimento (Gae), tra i neo assunti non dovrebbero esserci coloro che, pur presenti in lista, non sono però più entrati da anni nella scuola. Per loro (la cifra viene indicata in 30mila unità) si starebbe pensando alla possibilità di accedere a un nuovo corso per l’immissione in ruolo di altri 60mila docenti, ma nel triennio 2016/2018.
La questione non è solo quanti saranno gli assunti, ma anche i criteri con cui saranno assegnati alle scuole. Il testo infatti dovrà dare risposte alla creazione dell’organico funzionale, cioè quello necessario alle scuole per realizzare la propria offerta formativa. In concreto significa che non vi saranno soltanto i docenti titolari di una cattedra, ma anche altri colleghi – anch’essi di ruolo – a cui verrà chiesto di impegnarsi per le attività di integrazione o quelle previste dalle singole scuole. Maggior collegamento con il mondo del lavoro e introduzione (o potenziamento) di materie che valorizzino il nostro patrimonio culturale e musicale, sono altri aspetti su cui si attende di vedere il testo definitivo. Se il potenziamento dell’alternanza scuola-lavoro sembra essere assodato per il variegato cartello degli istituti tecnici e professionali, resta da vedere se anche i licei saranno coinvolti nelle 400 ore di tirocinio previsti dal progetto. Capitolo spinoso, anche quello della valutazione soprattutto quando viene legata alla possibilità di carriera dei docenti. I sindacati hanno già fatto sapere che si tratta di materia contrattuale e che non può essere affrontata per decreto legge. Ma sarebbe strano se il testo governativo, dopo averlo sottoposto a consultazione, non avesse alcun riferimento sulla questione. Altro aspetto su cui il dibattito, anche in consiglio dei ministri, si preannuncia acceso è quello relativo alla possibile detrazione fiscale per le rette pagate dalle famiglie che iscrivono i propri figli alla scuola paritaria. La vigilia della riunione del governo di oggi ha visto fronteggiarsi i due schieramenti: favorevoli e contrari. Dopo la lettera aperta al premier Matteo Renzi firmata da 44 parlamentari della maggioranza (e pubblicata da Avvenire nel numero di domenica scorsa, ndr), ieri si sono aggiunte numerose altre voci favorevoli a un intervento in favore delle scuole paritarie e della liberà di scelta delle famiglie. «Ci piace la proposta e ci piace soprattutto lo strumento ipotizzato perché restituisce alle famiglie – dice il Forum delle associazioni familiari – una vera libertà di scelta». Non mancano voci contrarie (dai socialisti a Sel, dalla Rete degli studenti a parte dei sindacati) che parlano di «favore» alle paritarie, invocando il «senza oneri per lo Stato », comma dell’articolo 33 della Costituzione, che già più volte è stato dimostrato non significare un divieto di assegnare fondi alle paritarie. Sul fronte politico fa sentire la propria voce favorevole alle paritarie il leader del Nuovo centro destra e ministro dell’Interno, Angelino Alfano che sottolinea come «non intendiamo fare nessuna guerra ideologica, ma non è pubblico solo ciò che è statale. E le paritarie svolgono un servizio pubblico». Sulla stessa lunghezza d’onda, tra gli altri, il vicesegretario vicario dell’Udc Antonio De Poli («sarebbe una grande vittoria») e la responsabile scuola di Fi Elena Centemero («garantire la libertà di scelta è un dovere dello Stato»).