«Nessun indagato per la morte di Daniza», strillavano ieri le locandine all’edicola di Pinzolo, sette giorni dopo la morte dell’orsa “problematica” uccisa dall’anestesia per la cattura. Ma i titoli dei giornali locali suonano beffardi per colui che si sente di fatto incriminato come «assassino», chiamato «bugiardo», come fosse il mandante della fatale caccia all’orsa... «È una situazione assurda, creata dal nulla», confida ad
Avvenire Daniele Maturi detto “Carnera”, 38 anni, l’addetto delle Funivie di Pinzolo, che il giorno di Ferragosto si era difeso a calci e pugni dal plantigrado durante un’uscita a funghi, ma che poi è finito travolto da minacce anche molto violente. «Non è ancora finita, purtroppo», sussurra rassegnato. Più ancora dei 40 punti di sutura alle braccia e alla gambe lo hanno segnato le accuse «di essersi inventato tutto». Assicura di aver provato a starsene zitto, a non alimentare le polemiche con il gruppo #iostocondaniza, ma si trova ancora nel mirino del «fronte animalista». A distanza di tempo, è ancora bersaglio degli esaltati, ricoperto di insulti, oggetto di minacce a ogni pie’ sospinto. «Purtroppo è proprio così. Anche stamattina, di continuo – risponde a bassa voce Maturi – c’è chi mi telefona per riempirmi di improperi. Devo riattaccare subito». Il linciaggio di Daniele si è scatenato sul web. Qualcuno chiedeva di «metterlo in carcere», altri hanno pensato di diffondere in rete il suo numero telefonico, esponendolo alla gogna, senza risparmiare neppure i suoi familiari. «Ho dovuto stravolgere le abitudini dei miei figli, impedire loro di rispondere al telefono, vietare l’utilizzo del computer, non porto più a casa i giornali». I primi giorni, la moglie Laura ha provato a replicare alle offese, ma per non essere sopraffatta dagli epiteti, l’unico modo per far desistere i molestatori – ha confidato – è stato «mettermi a recitare un Padre nostro». Che amarezza, per Daniele. Non vede l’ora di poter tornare a lavorare sulle nevi silenziose di Pinzolo, lontano dai media: «Quante falsità hanno scritto su di me i giornali nazionali. E sui social, poi! Tanta gente anche famosa che parla a vanvera. Ma sa cosa mi dà una rabbia bestiale? Che io non c’entro niente».Sul quel che è successo la mattina di Ferragosto, nei boschi sopra Pinzolo, la versione di Maturi è un po’ diversa da quella che va per la maggiore su siti, blog, giornali e tivù. E a chi lo accusa di aver fatto il “guardone”, soffermandosi improvvidamente a spiare i cuccioli, replica con stizza: «Ma va là, ma che guardone... Ho solo avuto questo incontro ravvicinato, ma senza assolutamente volerlo. E poi, sfido chiunque veda un orso a 40 metri a starsene lì tranquillo a curiosare... Figuratevi». La sua, insomma, è stata solo sfortuna. «È proprio questo che nessuno ha mai capito. Non ho visto prima i cuccioli e poi mi sono accorto della madre, come si racconta. Me li sono trovati davanti tutti e tre che dormivano. Nel tempo che ho impiegato a realizzare che erano orsi e a girarmi su me stesso, Daniza si è accorta di me ed è successo quel che è successo...».Le cicatrici lasciate dai morsi e dalle unghiate di Daniza sono ancora evidenti, anche se qualcuno si è spinto a scrivere che il fungaiolo «se li è procurati da solo». Quest’omone forte, che gli animali li ama e li rispetta, questo valligiano verace che ha sgobbato per anni come allevatore in una stalla di famiglia in località Runcadin, ha ereditato il soprannome del boxer Carnera dal nonno Ettore, un marcantonio noto ai “pinzoleri” per la sua prestanza. Probabile che se non avesse ereditato anche il fisico del nonno, la vicenda con l’orsa non sarebbe qui a raccontarla: «Durante l’incontro ravvicinato con Daniza ho pensato seriamente che ci avrei rimesso la pelle. Poi se a qualcuno dispiace perché alla fine me la sono cavata con poco... Non so cosa dirgli». Daniele non ha niente da dire neppure a chi domenica scorsa si aggirava per Pinzolo gridando «assassini, assassini», una comunità a cui la famiglia Maturi, anche il padre Giovanni, ha dato molto. Sui giornali, intanto, si continua a leggere di boicottaggi annunciati contro le vacanze in Trentino e delle contro campagne degli enti del turismo locali per arginare i danni e far capire ai più scalmanati che il progetto “Life Ursus”, unico in Italia, è stato voluto principalmente a tutela degli orsi.«Anch’io fino dal primo momento non ho mai parlato di uccisione, semmai di cattura dell’orsa. Non mi sono mai schierato, per evitare strumentalizzazioni. Qualsiasi cosa dica, la girano come vogliono e mi danno ancora addosso. Ma di sicuro, il procuratore non verrà a cercare me – ride amaramente Maturi – per la morte di Daniza. Ci mancherebbe anche questo…».