Il tema. Il Forum: risorse all'assegno unico per «aggiustare» anche il Reddito
Gigi De Palo, presidente Forum famiglie
La materia è scivolosa, perché sull’abbattimento del Reddito di cittadinanza Lega e Fratelli d’Italia ci hanno impostato la campagna elettorale delle amministrative. Però dopo il voto, quando si inizierà a lavorare sulla legge di bilancio, è plausibile che la polvere cada a terra e si ricominci a ragionare sul merito delle misure. Ed è in vista di quel momento che il Forum delle famiglie sta preparando una proposta forte, in grado, è l’auspicio, di unire ancora una volta il Parlamento: utilizzare proprio il passaggio dall’assegno-ponte all’assegno unico universale per "aggiustare" alcune delle distorsioni contenute nel Reddito di cittadinanza. Una proposta cui ha accennato il presidente del Forum, Gigi De Palo, durante un convegno svoltosi lunedì a Palazzo Giustiniani e organizzato dalla senatrice Paola Binetti: «Quando si arriva a parlare di misure fiscali si è soliti creare contrapposizioni – ha detto De Palo –. La misura per la famiglia contro quella per le imprese, quella sul cuneo fiscale contro il Reddito di cittadinanza... Noi crediamo che proprio un ulteriore e definitivo investimento sull’assegno unico e universale possa risolvere alcuni dei problemi che ci portiamo dietro».
In realtà mezza strada è già tracciata proprio nell’assegno-ponte entrato in vigore a luglio e che termina il proprio compito a dicembre. Lo spiega il parlamentare dem Stefano Lepri: «Nessuno se ne è accorto, a quanto pare, ma già con l’assegno-ponte noi andiamo a sostituire la "componente-figli" del Reddito di cittadinanza proprio con il nuovo assegno, con un miglioramento economico per le famiglie con minori e una riduzione di spesa per il Reddito di cittadinanza».
Si tratta di una correzione, quindi già in vigore, di una delle debolezze del Reddito di cittadinanza: cospicuo per un singolo, debole per una famiglia numerosa a causa di "scale di equivalenze" per figli molto basse. L’assegno-ponte ha in parte riparato all’errore.
Contemporaneamente, l’assegno-ponte ha già contribuito a ridurre l’esborso per il Reddito di cittadinanza, in una misura che i tecnici stimano in circa 700 milioni (i conti andranno fatti a consuntivo). Da qui la possibilità di proseguire in un percorso lineare: se, come chiede il Forum, venissero aumentate le risorse a disposizione del nuovo assegno unico e universale previsto dal primo gennaio, si andrebbe ulteriormente a potenziare il reddito disponibile per le famiglie numerose più deboli recuperando risorse ora drenate quasi integralmente dal Reddito di cittadinanza. Se, ad esempio, l’assegno unico per i ceti economicamente più svantaggiati arrivasse a 250 euro a figlio al mese, in una famiglia con tre bambini entrerebbero 750 euro e una parte del Reddito di cittadinanza potrebbe essere conservato come "quota integrativa".
La richiesta del Forum è di «fare le cose per bene e non lasciarle a metà». Ovvero: mettere quei 6 miliardi che consentirebbero all’assegno unico di migliorare la condizione di tutte le famiglie o comunque della stragrande maggioranza, dando significato a quell’aggettivo, «universale», che ancora non si riscontra nell’attuale assegno-ponte. L’assegno unico e universale, infatti, ha il compito di sostituire integralmente detrazioni e i vecchi "assegni" e di coprire anche autonomi e partite Iva. È chiaro che se non fossero disponibili queste risorse aggiuntive sarebbe forte il rischio per diversi nuclei di non vedere migliorato il "saldo" tra il nuovo regime e il vecchio. Anzi, qualcuno potrebbe perderci. A quel punto, tanto varrebbe prorogare l’assegno-ponte che ha portato più ossigeno tra i ceti deboli, ha finalmente introdotto le partite Iva nel welfare familiare e ha anche migliorato la situazione per i lavoratori dipendenti.
Insomma un investimento sull’assegno potrebbe portare un risparmio sul Reddito ma senza "togliere soldi" a chi ne ha bisogno. Una scommessa quantomeno da indagare. Senza dimenticare che per il governo e il Parlamento si avvicina l’ora della riforma fiscale: una riforma su cui sono stati postati appena 2 miliardi. I partiti si stanno già sfidando sull’uso di questi 2 miliardi, che però non cambiano strutturalmente i carichi fiscali su imprese o lavoratori. Investirli sull’assegno potrebbe essere un’altra delle ipotesi da considerare per completare una riforma che il premier Mario Draghi ha definito «epocale», ma che rischia di restare una incompiuta all’italiana se non verrà fatto l’"ultimo miglio".