Manovra. Dpb inviato all’Ue, più tagli alla spesa.Pensioni, «Quota 104» solo per 8mila
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ricevuto a Palazzo Chigi il re del Bahrein
Un altro passo è compiuto: dopo il Cdm che ha varato lunedì la manovra da 28 miliardi (inclusi i 4 della riforma Irpef), ieri è stato inviato in Parlamento e soprattutto alla Ue il Dpb, il Documento programmatico di bilancio, per così dire la “versione europea” della manovra, meno dettagliata. Già perchè, come ormai tradizione (poco lusinghiera), per il testo vero e proprio della manovra bisognerà attendere a lungo. «Abbiamo chiesto al ministro Ciriani che arrivi il prima possibile - ha intimato Francesco Boccia, capogruppo del Pd al Senato dove l’iter avrà inizio -, già dalla prossima settimana». Dipende se all’inizio o alla fine della settimana. Sempre Boccia ha avanzato dubbi sulle coperture della legge di Bilancio per il 2024: «Apprendiamo che il Dpb sarebbe scadente e lacunoso - ha proseguito -, poco chiaro sul finanziamento delle spese. Siamo molto preoccupati perché abbiamo di fronte un governo al limite dell’irresponsabilità». In effetti nel documento si legge, sul fronte delle coperture, che circa 8,4 miliardi sono appostati alla generica voce “altre entrate/coperture”, senza entrare nel dettaglio. Qualcosa trapela comunque dietro le quinte: l’esecutivo punta ad incassare un miliardo dalla rivalutazione dei terreni e dall’aumento delle accise sui tabacchi, un altro miliardo da Fs.
Qualche altra novità emerge peraltro dal documento trasmesso a Bruxelles: per la revisione della spesa il testo, dopo i quasi 2 miliardi attesi dal 2024, indica circa 1,4 miliardi nel 2025 e ben 6,5 per il 2026 (per un totale di 10 miliardi in 3 anni), anno in cui si prevede di riportare il deficit sotto il 3%. Un’altra novità riguarda il “tax credit” per il cinema: rientra fra i crediti d’imposta per cui il governo prevede interventi di “razionalizzazione”. E, da fonti di governo, spunta pure lo stop agli sconti fiscali per i calciatori in arrivo dall'estero che stanno in Italia per almeno 2 anni (erano previsti dal “decreto Crescita”): per altre categorie le agevolazioni restano, ma da gennaio ‘24 saranno con requisiti più stringenti, ovvero una quota di esenzione dal reddito ridotta e un “tetto” di 600mila euro.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ieri intanto è stato impegnato a Lussemburgo, per l’Ecofin che ha discusso della riforma del Patto Ue di stabilità (dove tutto è rimandato a novembre). Giorgetti ha definito «fondamentale» un’intesa entro fine anno sulla riforma che sia «sostenibile» quanto al calo del debito pubblico: l'importante è che non si ignorino «le spese legate alle priorità europee, inclusa la difesa», e lo stesso vale per gli impegni sui Pnrr perché «gli Stati membri devono essere messi nella posizione di poter realizzare le misure concordate».
Fra le novità maggiori della manovra annunciata spicca la marcia indietro sulle pensioni. Anche se la novità è più “di facciata” che di sostanza: saranno infatti poche migliaia i lavoratori che nel 2024 riusciranno ad andare in pensione anticipata con “Quota 104”. L’aumento di un anno dell’età anagrafica fa sì che le uscite siano limitate a coloro che quest’anno avevano già i 62 anni previsti per “Quota 103”, ma non ancora i 41 anni di contributi. Per quest’ultima sono state accolte nei primi 5 mesi del 2023 poco più di 5mila domande, che a fine anno dovrebbero salire a 12/15mila a fronte di una platea complessiva di 41mila persone con i requisiti. Con la nuova stretta il numero delle domande accolte potrebbe quindi essere inferiore alle 7/8mila a fronte di una platea di circa 20mila, ipotizzando sempre un tasso di adesione del 30%.
Una stretta rilevante alle uscite anticipate arriverà anche con lo stop all’Ape sociale e la confluenza sua e di “Opzione donna” nel nuovo Fondo per la flessibilità in uscita. Per gran parte della platea dell’Ape sociale aumenteranno da 30 a 36 anni gli anni di contributi necessari ad ottenere il sussidio per disoccupati, caregiver e lavoratori con invalidità di almeno il 74%. Resta aperto anche il tema della rivalutazione delle pensioni: se per la fascia fino a 4 volte l’assegno minimo l’importo si rivaluterà del 100% rispetto all’inflazione, è probabile che saranno ritoccate al ribasso rispetto al 2023 le percentuali per le fasce successive.