Coronavirus. Il doppio allarme del Terzo settore
È un duplice allarme quello che suona il mondo del non profit. Il primo per le tante attività bloccate, il secondo finanziario per i mancati introiti e l’inaridirsi improvviso di alcune fonti di finanziamento. Questioni fondamentali, di vera e propria sopravvivenza per tante imprese sociali, enti e associazioni di volontariato, che sono state oggetto ieri di un primo (video) confronto tra la ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, e il Forum del Terzo settore.
«La priorità assoluta, per noi, è anzitutto quella di dare continuità ai nostri servizi verso la popolazione, che in molti casi sono essenziali: pensiamo solo agli operatori e ai volontari che assistono malati, che si occupano del trasporto di chi è in dialisi o che assistono disabili », spiega Claudia Fiaschi, portavoce nazionale del Forum. Per tutti questi lavoratori e volontari vanno previsti permessi per gli spostamenti e occorre aiutare le diverse imprese e associazioni a dotarli dei necessari dispositivi di protezione. Al Forum, infatti, sono arrivate diverse segnalazioni sia di operatori ai quali non veniva permesso di recarsi dalle persone assistite, sia soprattutto della mancanza di mascherine, guanti e disinfettanti per effettuare gli interventi con la necessaria prudenza.
Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore - archivio
Anche perché altrimenti le assicurazioni non coprono i rischi connessi. Questioni su cui insiste anche il Comitato Padova capitale europea del volontariato, che martedì sera ha inviato una lettera al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per chiedere chiarimenti e integrazioni all’ultimo decreto sull’emergenza coronavirus affinché, ad esempio, «possano essere assicurate le attività di consegna di generi alimentari e altri beni essenziali ai senza dimora e alle famiglie in condizioni di disagio, il trasporto sociali per motivi di cura, i servizi di 'compagnia' ed emergenza'. «Tutto il sistema di welfare nazionale si base su due pilastri: il settore pubblico e l’energia sussidiaria del Terzo settore – dice ancora Claudia Fiaschi –. È indispensabile e urgente mettere in sicurezza e dare continuità all’opera di milioni di volontari, operatori e organizzazioni del Terzo settore». Un’altra urgenza è infatti quella di fornire un aiuto finanziario immediato per il pagamento dei lavoratori che devono restare a casa e per coprire le varie scadenze di cassa e previdenziali.
«Il Terzo settore ha bisogno di risposte veloci, anzi immediate, perché altrimenti rischiamo la scomparsa di molte realtà», avverte con forza Claudia Fiaschi. Il confronto con il governo è aperto e la ministra Catalfo ha iniziato a dare alcune assicurazioni, anzitutto prevedendo una cassa integrazione 'speciale' per tutti i lavoratori, dipendenti e collaboratori del Terzo settore compresi. Ma non si è spinta oltre impegni generici. E per il mondo del non profit questo potrà essere solo un primo passo. Perché oggi imprese ed enti non profit non soffrono solo del blocco di alcune attività e delle conseguenti mancate fatturazioni, ma anche dell’impossibilità di raccogliere fondi attraverso eventi, manifestazioni, fundraising face to face. Bastano due esempi per comprendere. Ad eventi sportivi come le gare di corsa sono legate importanti operazioni di raccolta fondi che sono già saltate o rischiano di farlo.
La Maratona di Milano, ad esempio, lo scorso anno aveva permesso a oltre cento organizzazioni di raccogliere oltre 1 milione di euro. Doveva tenersi nel capoluogo lombardo il 5 aprile ma è stata rinviata a data da destinarsi, mentre è già stata del tutto annullata l’analoga corsa di Roma. Cancellazioni di eventi e iniziative varie in due mesi hanno riguardato e riguarderanno sempre più tutte le associazioni non profit: dalle Giornate di primavera del Fai alla vendita di piante per finanziarsi dell’Aism ( vedi articolo sotto), ad Emergency che ha bloccato tutte le attività di raccolta attraverso i suoi volontari in strada. Particolarmente colpito è stato anche il settore della cultura, le cui imprese, in parte cooperative e piccole realtà non profit, hanno chiesto al governo la concessione dello stato di crisi e una serie di misure urgenti per sostenere e poi rilanciare questo segmento di mercato.
La crisi del coronavirus inciderà molto profondamente oltre che nel tessuto economico del Paese anche in quello sociale e per il mondo del non profit sarà fondamentale oggi non solo sopravvivere ma ribadire il proprio ruolo essenziale nella società e assieme ripensare le fonti di raccolta delle risorse. «A breve termine la strategia migliore è puntare il più possibile sugli strumenti digitali, a cominciare dalle donazioni online – dice Francesco Quistelli, ceo della società di consulenza Atlantis e fondatore di 'Reinventing' – e avviare una riflessione su progetti che possano offrire un supporto per il superamento di questa crisi, in particolare per chi già opera nel settore sanitario e assistenziale, a fianco dei più deboli».
In presenza di emergenze così totalizzanti, infatti, l’attenzione, le risorse e la stessa generosità delle persone rischiano di concentrarsi tutte su un unico obiettivo, marginalizzando gli altri bisogni sociali, che pure continuano a esserci. Sarebbe esiziale se – quando finalmente avremo sconfitto il coronavirus – a uscire particolarmente indebolito dalla crisi fosse proprio chi, come il Terzo settore, è ogni giorno in prima linea per difendere i più fragili e far avanzare il progresso sociale nel nostro Paese. «Aiutateci ad aiutare», è il grido che si alza oggi dal Terzo settore.