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Presidente emerito Consulta. Mirabelli: «Il Colle dirà la sua su ministri e leggi»

Angelo Picariello venerdì 11 maggio 2018

Cesare Mirabelli ex presidente della Corte costituzionale (Siciliani)

«Il presidente della Repubblica non sarà inerte», avverte Cesare Mirabelli. Non è pessimista il presidente emerito della Consulta sull’esito di questa trattativa, ma il Quirinale ha e avrà molti modi per far valere le sue prerogative, anche su leggi che, se fossero prive di copertura, «potrebbero essere rinviate alle Camere».

Chi sceglierà il premier in questa difficile trattativa?

Preferisco parlare di presidente del Consiglio dei ministri. Le due forze politiche possono fare le loro valutazioni, e se sono d’accordo il presidente della Repubblica dovrà tenerne conto. Ma l’indicazione non tocca a loro quanto piuttosto a lui.

E sui ministri?

Su questo la Costituzione dice che il capo dello Stato li nomina «su proposta del presidente del Consiglio », ma non significa che Mattarella dovrà limitarsi a firmare le nomine che gli vendono proposte. Può incidere, e non poco. Soprattutto in relazione ad alcuni ministeri di garanzia: Economia, Esteri, Difesa, Giustizia.

Per l’economia che nodi vede?

Il presidente dovrà vigilare, sin dal nome che verrà individuato, il rispetto degli impegni internazionali e dell’equilibrio di Bilancio. Sono vincoli previsti nella Costituzione che vanno programmaticamente rispettati.

E per Esteri e Difesa?

L’articolo 117 della Costituzione richiama al rispetto dei «vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali ». Libero il governo di impegnarsi a una modifica delle politiche comuni e degli impegni internazionali, ma nel frattempo non si può immaginare il mancato rispetto di accordi o impegni presi con l’Europa, con la Nato o con le Nazioni unite, in relazione ad esempio alle missioni internazionali.

Per l’Interno, al quale punta la Lega, c’è da temere una svolta radicale anti-migranti?

Al Viminale c’è già stato un leghista, come Maroni e viene ricordato in modo positivo. Possiamo ancora sperare nella grazia di Stato?

La 'quadra' verrà trovata, insomma...

È nell’interesse dei due partiti arrivare a un’intesa con Mattarella. Non sarebbe la prima volta che l’incaricato entra con una lista ed esce con un’altra.

Sull’abolizione della Fornero ci sono stati vari allarmi.

Rientra nelle questioni soggette a controllo di compatibilità finanziaria per l’equilibrio di bilancio. Se non ci fosse la copertura un disegno di legge non potrebbe essere presentato, ma, una volta approvato, il presidente avrebbe sempre il potere di rinviarlo alle Camere. Non escludo, anzi, che nell’affidare l’incarico possa richiamare l’esigenza di rispettare questi criteri e il 117 sugli impegni internazionali.

Se si aprisse un conflitto con il Colle questa maggioranza, fra meno di 4 anni, potrebbe indicare anche il nuovo presidente?

Non credo che le forze politiche possano avere interesse ad aprire un conflitto lacerante con il capo dello Stato. Cambiamenti sono sempre possibili, ma non credo rivoluzionari.

Prevede un forte spoil system?

È nelle prerogative di un nuovo governo, anche Renzi le esercitò. Ci sono poi alcune istituzioni come gli Esteri, la Difesa, gli Interni, la Giustizia che hanno una loro forza interna e richiedono una collaborazione che prevarrà su ogni idea di svolta radicale.

Sulle carceri, si parla di costruirne di nuove.

Mantenendo la finalità rieducativa della pena, se si tratta di agire per ridurre il sovraffolllamento, questo farebbe parte delle libere decisioni di un governo.

Infine sui tempi, in caso di prosieguo eccessivo della trattativa, come potrebbe sollecitare una soluzione, dentro o fuori?

A un certo punto Mattarella, se non vorrà forzare con una sua soluzione che potrebbe aprire un conflitto con i partiti, potrebbe chiedere che gli venga indicato un nome che lui potrebbe incaricare con riserva perché prosegua lui la trattativa finale entro una data 'x' sul programma e sui ministri.

È ottimista, sull’esito finale?

Direi dì sì. Un fallimento della trattativa sarebbe un fallimento delle forze politiche che vorranno evitarlo in ogni modo.